Copertina
Da sinistra a destra in senso orario. John Belushi come John "Bluto" Blutarsky in Animal House, 1978, di John Landis (NowTV). Nella scena della mensa, improvvisata da Belushi, Bluto si rimpinza di cibo e lo spara, come un lanciafiamme, in faccia agli snob commensali della rivale Confraternita Omega Theta Phi.
Al centro Charlie Chaplin si concede un sonnellino nella fredda capanna de La febbre dell’oro del 1925 (RaiPlay).
A destra due momenti del piccolo capolavoro di gusto e finezza di Sofia Coppola, lo strapremiato Lost in Translation del 2003 (Apple Tv, a noleggio). In alto una giovane Scarlett Johansson, afflitta dal jet lag, dalla sua camera allo Hyatt di Tokyo si perde nello sterminato panorama della città. In basso un insonne Bill Murray, che soggiorna in una camera attigua, sta, forse, pensando al colore della moquette che la moglie, ignara del fuso orario, gli chiede per il loro salotto di New York.
Buongiorno e buon inizio settimana
Per il periodo canicolare che ci attende, al lunedì vorremmo offrirvi qualcosa di più fresco ed estivo del solito, come potrebbe essere una meze (mâza) di ortaggi della cucina libanese. Non vi serviremo i 22 o 23 assaggi di questa straordinaria portata, ma soltanto 4 o 5 bocconcini. Dipende da che cosa c’è in frigo quella settimana.
Pertanto la NL del lunedì fino a metà settembre lascerà il taglio monografico per diventare una sorta di elenco puntato degli avvenimenti, delle notizie e delle curiosità che più hanno stimolato il nostro cervello a secernere dopamina.
Buona lettura!
A Tokyo niente bagaglio, ci pensa JAL
Lo scorso mercoledì Japan Airlines (JAL) ha avviato un’esperimento futuristico. Chi abbia intenzione di visitare il Giappone per affari o per piacere potrà chiedere alla compagnia aerea di predisporre un intero guardaroba personalizzato da recapitare all’albergo o all’alloggio al momento dell’arrivo in aeroporto. Una società collegata a JAL si occuperà di recapitarli e ritirarli alla fine del soggiorno..
Su questa pagina del sito di JAL, un mese prima del viaggio, la clientela potrà effettuare una prenotazione dei capi di abbigliamento che si desiderano. La fornitura estiva comprende fino a 5 tops e 3 bottons al costo totale di 35 dollari (5mila Yen), quella invernale fino a 6 tops e 3 bottons al costo di 7mila Yen. Quanto allo stile la scelta è tra smart casual e casual.
Il programma, che ha il nome di “Any Wear, Anywhere”, ha lo scopo di promuovere il turismo sostenibile, in un momento nel quale il Giappone registra un afflusso record di visite.
JAL ha dichiarato che il trasporto in volo di un bagaglio di 10kg implica l’emissione di 7,5kg di anidride carbonica. La riduzione a passeggero ottenibile con questa iniziativa, a detta della compagnia stessa, equivale al mancato uso di un asciugacapelli per 78 giorni (sulla base di un utilizzo medio di 10 minuti).
Australia, la “Voce” delle popolazioni indigene
A Canberra su iniziativa del governo di Anthony Albanese, il Senato australiano ha approvato una riforma costituzionale che sarà sottoposta a referendum nell’ottobre del 2023. La legge riconosce i diritti costituzionali dei popoli indigeni dell’Australia.
A questo scopo sarà istituito un organismo consultivo, “The Voice”, sulle questioni dei due popoli originari dell’Australia (first people): il popolo aborigeno e le popolazione isolane dello stretto di Torres tra la Penisola di York nel nord e la Nuova Guinea. Le due popolazioni si insediarono in Australia 65mila anni fa.
Con l’arrivo degli inglesi nel 1788, una cospicua quota della popolazione indigena scomparve e la restante fu marginalizzata durante un secolo di brutale colonizzazione. Gli indigeni sono adesso il 3% degli australiani, ma il 32% della popolazione carceraria.
Solo nel 1967 hanno ottenuto il diritto di voto. La Costituzione del 1901 autorizzava il parlamento a legiferare per il popolo di qualsiasi razza eccetto quella aborigena per la quale erano necessarie leggi speciali.
Chi abbia visitato alla Triennale di Milano la personale (chiusa il 14 maggio) dell’artista indigena Sally Gabori potrà stupirsi della modernità della visione del mondo di questi popoli nativi dell’Australia, in particolare della loro unità spirituale e materiale con gli elementi naturali e il paesaggio.
L’indispensabile pennichella
Il “Financial Times”, che di queste cose se ne intende, scrive, per penna di Emma Jacobs che copre il mondo del lavoro e non disdegna la satira, che le imprese stanno prendendo sempre più coscienza dell’importanza del sonnellino dei loro dipendenti. Sembra dimostrato che migliori la produttività, l’umore e le relazioni in azienda.
Questa è la certezza granitica della consulente d’affari Cara Moore, fondatrice di ProNappers, che spiega così la sua convinzione circa la validità del sonnellino al lavoro: “Se si va a fare un pisolino con un problema irrisolto, un'e-mail che non è riuscita bene o un appuntamento che ci inquieta, spesso ci si sveglia e si sa cosa fare o dire”.
Clinicamente si è visto che una pennichella di mezzora distende le cellule cerebrali, le rilassa e le protegge dallo stress e dal decadimento cognitivo.
In alcune professioni il sonnellino appare veramente imprenscindibile. Secondo il Dr Guy Meadows, direttore di The Sleep School, i datori di lavoro nei settori legali, della consulenza, delle banche e del servizio sanitario nazionale stanno pensando di introdurre un sonnellino strategico (strategic nap) perché, specialmente in caso di orari prolungati, sono preoccupati per la diminuzione della concentrazione e per l'aumento dell'assunzione di rischio.
Il diritto al sonnellino dovrebbe entrare nello statuto dei lavoratori.
Intanto guardatevi il pisolino di Chaplin in apertura di Luci della città del 1931 (RaiPlay).
Intelligenza artificiale à gogo
La natura plug-and-play dell’intelligenza artificiale generativa può far sì che l’edicolante sotto casa, se ce ne sono ancora, possa attingere alle risorse dei modelli linguistici di grandi dimensioni, come quelli di OpenAI, per rendere più competitiva la propria attività.
Con un investimento modesto potrà produrre una applicazione cloud personalizzata da interrogare in pochi secondi. A che scopo? Per sapere, per esempio, come reperire i vecchi numeri della “Domenica del Corriere” o gli arretrati di una pubblicazione periodica in qualsiasi lingua del mondo. Può pure istruire la sua applicazione con dati e contenuti di sua elaborazione così da personalizzarla e regalarsi un vantaggio competitivo.
E se non fosse soddisfatto delle risposte potrà intavolare con l’app una conversazione in linguaggio naturale per arrivare a quello di cui necessita. L’applicazione lo seguirà, ma potrebbe anche perdersi e inventare.
Si sta lavorando alacremente per eliminare questa deplorevole tendenza dei motori di AI, detta allucinazione. Lo si può fare soprattutto addestrandoli con contenuti verificati come quelli dei libri o delle base di dati controllate.
C’è ancora un problema. Le app di AI sono voraci di potenza di calcolo. Vi sono coinvolti tanti server specializzati. Questi li hanno solo i mammut di Internet ed eccoci di nuovo al punto di partenza. C’è ancora molto da lavorare, ma l’AI è una opportunità immensa anche per rimescolare il mazzo.
L’AI alla pechinese
L’autorità cinese di controllo di Internet, la Cyberspace Administration of China (CAC), il 13 luglio ha rilasciato un documento che delinea i requisiti per ottenere la necessaria licenza per utilizzare e distribuire applicazioni di AI generativa.
In un passo riportato dal “Financial Times” si legge che i contenuti di AI devono “incarnare i valori socialisti fondamentali e non contenere nulla che sovverta il potere dello Stato, promuova il rovesciamento del sistema socialista, inciti alla divisione del Paese o minacci l’unità nazionale”.
Gnam gnam baby boomers
I baby boomers (i nati dal 1946 al 1964) si sono mangiati un bel trancio della torta dei 140 trilioni di dollari (migliaia di miliardi) della ricchezza delle famiglie americane. Nell’ultimo mezzo secolo è avvenuto, come scrive il “New York Times", il più grande trasferimento di ricchezza della storia verso una generazione, i boomers. Loro malgrado, direi. L’ascensore sociale, arrivato al loro piano, ha staccato la spina.
I boomers sono circa 73 milioni negli Stati Uniti, il 22,12% su una popolazione di 330 milioni di persone.
Guardate ora questo grafico sulla distribuzione della ricchezza tra le varie generazioni negli Stati Uniti d’America. Bene, i boomers se ne sono aggiudicata più della metà.

Non ho trovato dati analoghi sull’Italia, ma credo non si sia molto distanti da quanto qui rappresentato.
Il dato che mi ha più colpito, tra i molti dell’articolo del NYT, è quello relativo al prezzo delle case. Il prezzo medio di una casa negli USA è aumentato del 500% dal 1983, quando i baby boomer erano tra i 20 e 30 anni, ideali per formare una famiglia. Dal 1983 al 2022, il potere d’acquisto degli americani è aumentato di appena il 2,06% mentre i prezzi del 206,33%, secondo il Bureau of Labor Statistics. La principale possibilità di possedere una casa da parte dell’98,5% dei millennial è di ereditarla o averla dalla famiglia.
Molto triste tutto questo.
Meno male che c’è Belushi.