Buongiorno e buon inizio settimana. Omicron? Mah! Sono d’accordo con Vittorio Sgarbi che, accalorandosi un po’, dice che sarebbe ora di iniziare a parlare d’altro: per esempio di Leonardo, di Raffaello, dei film di Kubrik o del perché non c’è ancora in italiano L’Enfant céleste di Maud Simonnot. E invece ovunque troneggia Omicron, anche nei nostri pensieri.
Ve lo propongo pure io, ma solo perché ho letto una riflessione molto puntuale e vera. Credo che rispecchi lo stato d’animo e l’esperienza di noi tutti. È il racconto di Michelle Goldberg, un’opinionista di punta del “New York Times”, sul proprio rapporto con la “cosa” Omicron.
Secondo me, vale la pena di spendere cinque minuti per seguire un bel ragionamento sviluppato con raziocino e intelligenza, quest’ultima una terra rara come un lantanoide.
A proposito, quando Trump volle visitare la redazione del “New York Times”, all’inizio del suo mandato, chiese di escludere due persone, Michelle Goldberg, appunto, e Maureen Dowd. Ancora si fanno un vanto, di essere state escluse, dal Presidente degli Stati Uniti in persona! Veramente “terrific” queste due.
Prima però di consegnarvi alla riflessione della Goldberg due parole, su un precedente in cui il senso di sospensione dell’attesa, mood prevalente di questo momento, scese su un intero continente come una nebbiolina primaverile.
La drôle de guerre
Parlo della cosiddetta drôle de guerre, della quale mi sono brevemente occupato in passato. La drôle de guerre è il periodo che intercorre tra il 3 settembre 1939, (dichiarazione di guerra della Francia e della Gran Bretagna alla Germania) e il 10 maggio 1940 (inizio dell’invasione tedesca del Belgio e dei Paesi Bassi e, quindi, della Francia).
In quei nove strani mesi la gente visse in un stato di sospensione, la vita continuava con le sue routine ma né l’una né le altre erano le stesse. In Europa si diffuse una profonda inquietudine, una indistinta ansietà, una strana euforia che parevano preludere a una crisi di nervi collettiva. Era il senso dell’attesa e anche il terrore del divenire.
Le nazioni si acquattarono in una trincea in attesa che accadesse qualcosa che non accadeva, ma che era certo che dovesse accadere. In Francia, in particolare, vi fu un picco di suicidi. A provocarli era proprio quell’insopportabile senso di attesa, quel limbo, quell’essere nella terra di nessuno.
Un sentire collettivo che la Correspondance de guerre di uno spirito fino come Paul Nizan, caduto a Dunkerque proprio nel maggio 1940, coglie molto bene. I francesi volevano davvero farla finita, in un senso o nell’altro, con quel dannato limbo.
È proprio questo ésprit che ora la Goldberg ritrova vagamente nella sua esperienza con Omicron.
Adesso, però, vi lascio alla sua riflessione. Qui l’originale.
Buona lettura e condividete!

Prendere il Covid per farla finita
È plausibile che nessuno desideri prendere Omicron solo per farla finita. Gli esperti ci esortano in continuazione a NON cercare di prendere il virus nella speranza di lasciarselo alle spalle.
Potrebbe finire anche mica tanto bene. Potrebbe per esempio contribuire ad aumentare l’insostenibile carico sul sistema sanitario oppure a portare il Covid a qualcuno più vulnerabile di noi.
La speranza generale è che in pochi mesi arrivino dei trattamenti efficaci. Così, anche se il mio impulso di fronte a qualcosa di brutto e apparentemente inevitabile, è di superarlo il più velocemente possibile, ho responsabilmente preso tutte le precauzioni che mi sono state detto di prendere, più alcune altre.
Fino a questa settimana, quando mi sono ritrovata a sbirciare i test del coronavirus a domicilio e a desiderare che si apparisse una seconda linea rossa, come succedeva anni fa quando stavo cercando di rimanere incinta.
Quando arriva senza volerlo
Mio figlio di 9 anni è risultato positivo al Covid, dopo che si era svegliato con un leggero mal di gola. Spesso mi assale il panico quando i miei figli sono malati, ma questa volta ho provato una sorta di strana e rassegnata calma.
Lo sforzo di evitare il Covid ha, in varia misura, dominato le nostre vite per quasi due anni. Ora, ho pensato: finalmente posso lasciar perdere. Le autorità sanitarie ci consigliano di far indossare le mascherine ai figli contagiati mentre si è a casa, ma non mi è mai passato per la mente di farlo. Ho pensato che, data l’estrema trasmissività di Omicron, l’avremmo preso tutti abbastanza alla svelta. Mia figlia è risultata negativa, ma mi è parso responsabile tenerla a casa, lontana dalla scuola.
Speravo che, dopo un paio di settimane terribili, tutto questo sarebbe finito. E così ho immaginato un inverno con intime cene domestiche, film e incontri con famiglie che non avrebbero dovuto preoccuparsi che li avremmo fatti ammalare di Covid.
L’attesa
Così abbiamo aspettato. E non è successo niente.
Ecco il momento in cui riconosco il mio stato privilegiato. La mia famiglia è sana, vaccinata e assicurata. I sintomi di mio figlio sono durati meno di un giorno. Non avere assistenza per l’infanzia fa schifo, ma per noi non è una calamità; sia io che mio marito abbiamo lavori flessibili, capi comprensivi e ottime retribuzioni.
Ero preoccupata che mio figlio potesse aver infettato la nostra babysitter, ma finora anche lei è risultata negativa. Mio marito ha ricevuto un sacco di test rapidi al lavoro ed io ho trovato una farmacia che ce ne avrebbe fatti altri ancora. Stiamo bene ora e probabilmente continueremo a star bene se e quando Covid ci colpirà.
Un limbo terribile
Ma questo limbo – che tutte le famiglie stanno ora attraversando – è terribile. È difficile star bene quando ci si attende di ammalarsi a breve. Dicono che le persone siano contagiose già da uno a due giorni prima di avere i primi sintomi e da due a tre giorni dopo, e che il virus impieghi circa tre giorni di incubazione.
Quindi, mentre sono sorpresa che il resto della mia famiglia non l’abbia contratto ancora, potrebbe contrarlo presto. Aborrendo la quarantena, non avevo considerato la possibilità peggiore, cioè quella di quarantene a rotazione, se ognuno di noi si ammala a distanza di giorni dall’altro.
Voglio solo farla finita.
Se le quarantene scaglionate possono essere estremamente sgradevoli per me, sono probabilmente disastrose per coloro che non possono lavorare a distanza. Anche se il C.D.C. (Center for Disease Control and Prevention) ha detto che le persone possono isolarsi solo per cinque giorni se non hanno sintomi, a New York bambini non devono tornare a scuola prima di 10 giorni. Le persone con più di un bambino potrebbero essere bloccate a casa per settimane e settimane.
Il “cavallo pazzo” di Omicron
Oppure non è così, perché Omicron è folle. Da quando Omicron si è presentato a casa mia, ho imparato qualcosa di strano a proposito di esso. È, come tutti sappiamo, catastroficamente trasmissibile. Eppure, quando ho iniziato a chiedere in giro, sono rimasta scioccata da quello che è successo in tante famiglie che conosco, tutte vaccinate: alcune persone l’hanno preso e altre no.
I due figli di un’amica l’hanno preso, ma lei e suo marito no, anche se nessuno di loro indossava le mascherine a casa.
La moglie e i tre figli di un altro amico l’hanno preso durante le vacanze di Natale, mentre lui l’ha scampato… fino a questa settimana, quando è risultato positivo.
La figlia di un’amica l’ha preso e, come me, lei ha tenuto l’altro figlio a casa, pensando che l’avrebbe presa anche lui, ma non è mai successo, e pure lei ne è rimasta fuori. Qualcuno che conosco si è preso cura della moglie, ammalata seriamente, senza mai infettarsi.
Parliamo così tanto di Omicron che sfugge ai vaccini, che è facile dimenticare che alle volte non gli sfugge.
Basta, mi arrendo
Quindi il problema di sbarazzarsi Omicron è che potrebbe non dipendere da noi. Se si vive con altre persone, non possiamo pensare di stringere i denti e lasciarselo finalmente alle spalle.
Dio sa se ho il desiderio di farlo. Dopo 22 mesi di questa pandemia sono psicologicamente a pezzi. A questo punto, qualche settimana di influenza anche brutta mi sembra preferibile all’ansia perpetua e alla stanchezza di questo pessimo momento, al pensare, di riflesso, alle altre persone come possibili vettori virali.
Forse è facile per me dirlo, ma un periodo di malattia mi sembra più facile da sopportare che una prolungata e probabilmente inutile lotta per evitare la malattia. In parole povere: non ce la faccio più. Sono pronta ad arrendermi.
Ma al virus non interessa niente di tutto questo. Il desiderio di farla finita con Omicron è un desiderio da esercitare con misura e attenzione, consapevoli che può produrre una situazione incontrollabile.
Questo interregno di attesa della malattia o della non malattia è un promemoria di quanto poco controllo abbiamo sulla realtà. In questo momento mi sento bene. Ed è terribile. Mi sento a pezzi.
Prima di andare
Auf Wiedersehen Torquemada. Il banchiere di origine portoghese António Horta-Osório, soprannominato Torquemada per il modo i cui tratta i suoi collaboratori, è stato cacciato da presidente di Credit Suisse. Ha infranto più volte le restrizioni sul Covid per recarsi tra l’altro, senza autorizzazione e con alcuni membri della famiglia, alla finale di Wimbledon e a quella dei campionati di calcio europei (dove si sono contagiate 3.404 persone, fonte FT). Ha anche usato il jet aziendale per una vacanza alle Maldive. Gli svizzeri lo hanno mandato via senza tanti complimenti così come è successo al suo predecessore Tidjane Thiam. Hanno però dovuto sborsare a Torquemada per intero il bonus di fine rapporto e l’intero stipendio del 2022 (in tutto oltre 6 milioni di dollari, secondo il FT). Una banca che non ne azzecca davvero una.
AirPods. Se disponiamo uno dopo l’altro gli airpods venduti nel 2021 riusciamo a inanellare l’intera circonferenza della terra (40mila km). Non si sa proprio che pensare.
Calvino down under. Con la sua sensibilità unica, Italo Calvino aveva già delineato lo schema del tempo attuale. Leggete questi brevi brani da Le città invisibili. A breve uscirà un saggio, pubblicato da goWare, su questi piccolo grande capolavoro. È stato scritto dall’altra parte del mondo, in Nuova Zelanda. Ne è brillante e sottile autore David Groves, già Senior Lecturer in Italian Language and Literature alla Victoria University di Wellington. Uscirà prima in inglese e poi in italiano. Universalità di Calvino.
Madri parallele. Pedro Almodóvar: più invecchia e più migliora. Adesso ha raggiunto la misura di Bergman e di Bresson. Fenomenali i suoi personaggi femminili. Amalgamato bene anche l’inserto storico-politico. Cosa si può chiedere di più a un film? Su tutte le piattaforme a noleggio a 4,99 euro.
Prenderselo per farla finita: proprio quello che Melandri, due ruote/mezzo cervello, diceva di aver fatto (contagiarsi per immunizzarsi – poi smentito…) Millantare credito per grìnpass. Meglio infettarsi che vaccinarsi: l’Agenzia ANSA di Bolzano riferisce di questo assurdo stratagemma no vax in Alto Adige (ma documentato anche altrove in Italia e in Europa)… Ah, e poi per garantire risultati migliori, qualcuno condisce con il vermicida per cavalli “Ivermectin”, probabilmente perché così si è dalla parte della scienza – quella vera…
Alla fine: qualche morto e diversi trentenni con long-Covid.
Voglio tornare a fare il sidolizzatore e non il correttore di rotta di cervelli sbandati.