Copertina
Dall’alto a sinistra in senso orario.
Un fotomontaggio tra i due protagonisti del film di Spielberg Prova a prendermi e, al centro, Jan Marsalek la primula rossa dello scandalo Wirecard.
Il treno di Trotsky nella locandina dell’omonima serie di produzione russa.
Jonah Lomu, di origini maori, è stato la tre quarti ala degli All Blacks negli anni ‘90. 1,96 di altezza per oltre 100 kg di peso, era in grado di correre i 100 metri in 10 secondi e 7 decimi. Forse è stato il più grande giocatore di rugby di tutti i tempi.
Kim Kardashian nel negozio di Skims a Los Angeles.
A torto o a ragione l’incisione di Francisco Goya esposta al Castello di Rivoli a Torino per la mostra Artisti in guerra.
Nella lunetta in basso una illustrazione di María Jesús Contreras per il fenomeno Barbenheimer.
Buongiorno, buon inizio settimana e buone vacanze
Evitando quello del quale è meglio tacere (es. clima), come consiglia il tormentato Wittgenstein, l’evento più sorprendente e anche bello della settimana del quale parlare è Barbenheimer. Cioè la comparsa di un nuovo super potere, quasi socialisteggiante, nell’America ipercapitalistica. Ma ci sono anche altri fatti carini avvenuti nella settimana più torrida della storia.
Lunga vita ai cinema!
Nella settimana trascorsa abbiamo visto una fusione fredda. Due blockbuster contemporanei, invece di competere fino all’ultimo spettatore, hanno combinato le loro forze per potenziare i loro poteri e salvare il cinema dall’annichilimento.
Più che il cinema in sé, quei luoghi un po’ speciali che raggiungiamo da casa per guardare una proiezione su un grande schermo seduti per un paio d’ore su comode poltroncine senza nient’altro che il secchiello dei popocorn in mano. Questi luoghi stavano per diventare dei McDonald’s o dei Nutella Shop. Barbenheimer gli ha allungato la vita. Già qualcosa.
La Nuova Zelanda è vicina
Andremo poi agli antipodi dell’Italia. Qui, ad Auckland, la nostra nazionale di calcio femminile sta affrontando alcune sfide per essere la improbabile migliore del mondo. Proprio in Nuova Zelanda vedremo quanto antica è una grande idea rivoluzionaria.
La nuova primula rossa è un ex-miliardario tedesco. La sua Wirecard ha fatto un patatrac tale che tutti lo vorrebbero alla sbarra. Ma lui non si fa trovare, si fa anche vedere, ma quando arrivano non c’è più. Ricorda qualcuno?
Il treno di Trotsky
Non è certo una notizia che l’iridescente Kim Kardashian sia una unicorna grazie alla sua abilità di audace imprenditrice. Le imitazioni nazionali, come quelle di una nostra ministra, impallidiscono davanti alla marziana Kim.
Consiglierei anche una visita al bellissimo Castello di Rivoli nei dintorni di Torino dove si espone la contemporaneità. Ci sono opere e installazioni su una triste realtà del momento che pensavamo di averci messo alle spalle dopo Dresda e Hiroshima. Vero Oppenheimer?
Infine nel grafico della settimana vedremo come tutti coloro che non amano perdere soldi sono avvinghiati al treno di Trotsky dell’intelligenza artificiale generativa.
Buona lettura!.
Barbenheimer, pazzesco!
Barbenheimer è una campagna, meglio sarebbe dire un meme, per mandare le persone a vedere nel medesimo giorno i due film del momento usciti in contemporanea negli Stati Uniti.
Si tratta di Barbie (1h e 40min, di Greta Gerwig) e di Oppenheimer (3h e 1min) di Christopher Nolan. I due film non potrebbero essere più diversi per contenuto, pubblico e mood.
Eppure 200 mila di americani, i “Barbenheimist”, hanno risposto alla chiamata. Gli esercenti si sono prontamente organizzati. Hanno offerto biglietti cumulativi, cestini pranzo e sfalsato gli orari di inizio e fine tra i due film per far respirare gli spettatori e dargli il tempo di raffreddare il cervello.
Cinque ore di proiezione quasi di seguito sono una maratona che si può fare solo per Breaking Bad (Netflix), Mad Man (NowTV) o L’amica geniale (RaiPlay).
Melissa Kirsch, deputy editor delle pagine culturali del “New York Times”, consigliava di vedere Oppenheimer al mattino (intorno alle 10), rifocillarsi con una scatola di Milk Dud (specie di smarties) e alle 16 infilarsi in Barbie.
I risultati al botteghino sono stati clamorosi. Nel primo weekend Barbie ha incassato 155 milioni di dollari in America (il quarto incasso di tutti i tempi) e 182 nel resto del mondo. Il più paludato Oppenheimer 80,5 milioni in America e 93,7 fuori. Pazzesco!
Ossigeno vitale per gli esercenti delle sale che nel prossimo anno potrebbero avere zero film da proiettare per via del durissimo e partecipato sciopero degli sceneggiatori e degli attori a Hollywood.
I maori e l’acqua
Chi segue il calcio avrà visto alcuni scorci della Nuova Zelanda dove si svolge il Campionato mondiale di calcio femminile. La Nuova Zelanda è un paese bellissimo, una sorta d’Italia australe.
Avremo senz’altro sentito parlare del delizioso uccellino Kiwi e anche della squadra più iconica dello sport mondiale, gli All Blacks, nella quale giocano dei campioni della popolazione indigena dell’isola. Oggi i maori sono quasi un quinto della popolazione. Gli altri quattro sono Pakeha.
Nella cultura maori le acque sono sacre, intoccabili. Non si può gettarvi niente, non si può prelevare niente e soprattutto non si possono insozzare.
Teoricamente le acque della Nuova Zelanda sarebbero una proprietà del popolo maori. Il trattato di Waitangi del 1840, stipulato tra la Regina Vittoria e i capi maori, stabiliva che la proprietà del suolo e delle acque era del popolo Maori e che gli inglesi affittavano le risorse. Purtroppo tale interpretazione si smarrì in due cruente guerre che videro soccombere i maori ai colonizzatori.
Siccome la Nuova Zelanda è un paese civilissimo, oggi si sta cercando di rimediare a questo stato di cose.
La Corte suprema nel 2017 ha riconosciuto lo status di “entità vivente” e quindi l’habeas corpus al fiume Whanganui, sacro ai maori.
Nel mese di luglio il governo laburista, che si avvia a una probabile sconfitta elettorale nelle elezioni di ottobre, ha definitivamente approvato la riforma delle tre acque (potabili, reflue, meteoriche) che tende ad abbracciare la visione maori. Che Cameron si sia ispirato ad essa per Avatar la via dell’acqua?
L’unicorna Kim Kardashian
Skims, una start-up avviata quattro anni fa dall’iridescente e travolgente Kim Kardashian ha raggiunto una valutazione di 4 miliardi di dollari nell’ultimo round di finanziamento.
In Italia, dove la moda è il business trainante, sarebbe il quarto gruppo per capitalizzazione dopo Prada (15,9 miliardi), Moncler (15,7) e Brunello Cucinelli (5,5).
Nel 2022 il magazine “Time” ha incluso Skims, il cui sfizioso logo è stato disegnato dal consorte della Kardashian il rapper Kayne West, tra le 100 più influenti società commerciali del mondo.
Skims ha iniziato con l’intimo modellante e contenitivo per poi allargarsi a tutto il comparto dell’intimo, costumi da bagno, abbigliamento per il tempo libero.
Adesso si sta espandendo nel comparto dell’abbigliamento maschile anche attraverso una rete di negozi monomarca. I primi hanno aperto a Los Angeles e New York.
Fino ad adesso Skims, per il quale Kim voleva la denominazione Kimono poi abbondonata per ovvie ragioni, ha venduto direttamente ai consumatori tramite Skims.com, e-commerce selezionati e la catena Nordstrom.
Una valutazione così generosa per un business che fattura poco più di 500 milioni di dollari è dovuta al fatto rilevantissimo che il 70% della clientela di Skims sono millennials o Gen Z-ers.
La società ha dichiarato che nell’ultimo anno 11 milioni di persone si sono messe in lista d'attesa per acquistare gli articoli più popolari del marchio, che vanno a ruba.
Presto vedremo la fascinosa Kim suonare la campana a Wall Street.
Prova a prendermi
Dal 2020 il 43enne Jan Marsalek è una delle persone più ricercate del pianeta come lo è nel film di Steven Spielberg (Netflix) Frank Abagnale Jr. interpretato da uno scatenato Leonardo DiCaprio con l’agente dell’FBI Carl Hanratty (Tom Hanks) al suo metodico inseguimento.
Marsalek è al centro di una delle più colossali frodi finanziarie della storia tedesca, quella di Wirecard la grande promessa dell’high tech europeo.
Nel 2020 dopo un’inchiesta del “Financial Times” era emerso che non esistevano i 2 miliardi di dollari di depositi bancari che Wirecard dichiarava nei bilanci. Si erano volatilizzati.
Nei confronti di Marsalek, resosi irreperibile, l’Interpol ha emesso un red notice, un mandato internazionale di arresto in attesa di estradizione. L’ex #2 di Wirecard, però, si sposta in continuazione, cambia aspetto, gode della protezione del GRU, l’intelligence russa, e ogni tanto si fa vivo.
La scorsa settimana ha presentato alla Corte di Monaco una lettera non richiesta nella quale sostiene che le attività esternate dal Wirecard in Asia sono reali e non una messinscena come detto dall’accusa. Tesi confermata anche dall’ex CEO, Markus Braun, ora sotto processo a Monaco.
Marsalek però non può essere processato secondo la legge tedesca in quanto in absentia.
Gli investigatori tedeschi nel 2021 avevano declinato l’invito a incontrarlo a Mosca temendo un’imboscata dei servizi russi. Infatti nello stesso periodo era stato intercettato un bonifico alla fidanzata di Marsalech effettuato da Dubai con la specifica “für Jan” (per conto di Jan).
Artisti in guerra
Al Castello di Rivoli, che ospita uno dei più importanti musei d’arte contemporanea del nostro paese, è in corso, fino al 26 novembre 2023, una mostra che ha ricevuto grande attenzione anche dalla stampa internazionale, Artisti in guerra.
Jackie Wullschläger, critica d’arte del “Financial Times” che ha dedicato un’intera pagina all’evento, ha scritto che la mostra è “impressionante e drammatica” nel documentare “scenari allucinanti di orrore” illuminati dalla “fiamma rischiarante dell’arte”.
In mostra ci sono più di 140 opere di 39 artisti che hanno vissuto il trauma di trovarsi in uno scenario di guerra. Tra gli altri (leggo sul sito del museo): Francisco Goya, Salvador Dalí, Pablo Picasso, Lee Miller, Zoran Mušič, Alberto Burri, Fabio Mauri, Bracha L. Ettinger, Anri Sala, Michael Rakowitz, Dinh Q. Lê, Vu Giang Huong, Rahraw Omarzad e Nikita Kadan.
C’è anche un drammatico reperto da Bucha in Ucraina. Il percorso espositivo prende avvio dalle incisioni di Francisco Goya Desastres de la Guerra (1810-1815), che raffigurano le atrocità avvenute in Spagna durante la campagna di Napoleone.
La mostra si sviluppa in sei sale dell’atrio sottotetto del museo.
Il Castello di Rivoli, dichiarato dall’Unesco patrimonio mondiale dell’umanità, si trova a 15 km dal centro di Torino e tra un paio d’anni si potrà raggiungere con la metropolitana. Attualmente si può arrivare al Castello in una mezzoretta con l’autobus 36 dalla fermata Paradiso della metropolitana di Torino, direzione Fermi.
A questo punto ci sta bene questo pezzo scritto da Mark Knopfler in occasione della Guerra delle Falklands nel 1982.
Il treno di Trotsky dell’intelligenza artificiale generativa
L’AI generativa corre come il treno di Trotsky. Chi abbia visto il film del 1965 di David Lean, Il Dottor Zivago (su Apple TV, a noleggio) o letto il romanzo di Pasternak sa quello di cui parlo.
In un lungo post Marc Andreessen, una delle voci più autorevoli del mondo del capitale di ventura, spiega il motivo. Scrive: “Sono qui per darvi la lieta novella. L’AI non distruggerà il mondo, ma lo salverà”.
Andreessen non è un giornalista di una fanzine, ma uno che mette i soldi nelle imprese e chi glieli dà aborre perderli e vuole vedere multipli a tre cifre.
Nel grafico della settimana vediamo come il capitale in sovrabbondanza sia salito sul treno in corsa dell’AI. Chi sa se non sia indirizzato verso un Cassandra Crossing (Chili, a noleggio)? Speriamo di no.
Ricevo questo commento da Malcolm McKinnon via mail a proposito del paragrafo sulla Nuova Zelanda. McKinnon è il theme editor for Te Ara, the online encyclopedia of New Zealand.
"You got the essence of the history, and it was good to mention the Whanganui River.
Just a couple of things
Jonah Lomu was not Maori; born in Auckland, his family were from Tonga.
Population - ok if you include Asian as Pakeha: Maori are currently about 16% of the NZ population, Pakeha (white) 70%, Asian including Indian,15% and Pacific Island 8% (sums to more than 100 because of intermarriage)".