
Buongiorno e buon inizio settimana. Purtroppo non sono stato io ad aver fatto quel viaggio. Ma avrei voluto. Non mi resta quindi che farvelo raccontare da Henry Mance. Lui, da Londra a Budapest in treno c’è andato davvero. Ed ha pure girato mezza Europa … sempre su via ferrata.
Ora si dà anche il caso che Henry Mance sia uno peso massimo: chief features writer del “Financial Times”, filosofo, attivista e autore di un bel libro, Amare gli animali, tradotto di recente in italiano dall’editore Blackie. Scrive spesso, vanamente, sulla stampa italiana.
Per me è importante soprattutto per una cosa.
Dice: gente!, in Europa non abbiamo bisogno dell’aereo. C’è il treno! Grazie Mance anche per avercene dato l’esempio. Certo, in Europa è dura, abbiamo quell’orrendo O’Leary di Ryanair.
Il treno
Per più di 35 anni ho vissuto in una casa a 100 metri dalla ferrovia, a metà di una via che a un capo si scioglieva nei campi e dall’altro urtava la recinzione della linea ferroviaria. Ero arrivato a conoscere il tipo, la destinazione e l’orario di ogni treno che pigramente scorreva, come i titoli di coda di un film, nello schermo ritagliato dalle case addossate alla ferrovia.
Tutt’oggi il suono del treno mi risuona in testa come il rumore del mare in quella del barcaiolo. Lo sentirei arrivare da lontano come gli indiani nei film di John Ford.
Il suono dell’attrito delle ruote sul ferro levigato delle rotaie è anche il grido di riscatto del protagonista di uno dei film più belli e incompresi di Kurosawa, Dodes'ka-den (1970, su Vimeo, con sottotitoli in spagnolo, se no DVD).
In wagon-lit sono stato a Londra, Parigi, Vienna, Berlino, ecc. e due volte ad Amsterdam, il tragitto più bello. L’orripilante Ryanair ti porta invece a Beauvais, dove c’è una magnifica cattedrale, ma Porte Maillot dista 100 km e vi si arriva stremati alle ore più impensabili. Lo fanno apposta gli st****i.
Il treno, invece, arriva alla Gare de Lyon nell’aria di vetro mattutina, 18 minuti di cammino da Notre Dame. Ma vuoi mettere l’approccio!
Ma torniamo al nostro viaggio su rotaia Londra-Budapest e andiamo subito al punto.
Subito al punto
La sola tratta di andata da Londra-St. Pancras a Budapest-Keleti fa risparmiare 243,3 kg di anidride carbonica. Ciò equivale a quasi tre settimane di emissione media pro capite in Italia e due in Germania. Se poi si calcola anche il ritorno totalizziamo quasi mezza tonnellata. Mica male, no?
Sono stati anche questi fatti che a novembre 2019 hanno spinto il gran viaggiatore Henry Mance a mollare l’aereo. Poco dopo, volenti o nolenti, l’hanno fatto tutti. Ma quando si è tornati a volare, Mance ha mantenuto il suo proposito di muoversi per l’Europa in treno. Ma era davvero ragionevole farlo, soprattutto per lavoro?
La chiave di volta di tutto sta nell’adeguata disponibilità di treni notturni con vetture letto.
Fortunatamente dal 2017 c’è un servizio delle Ferrovie Federali Austriache (Österreichische Bundesbahnen, ÖBB) dalla centratissima denominazione: ÖBB Nightjet.
Come?! Gli austriaci? Beh, non dimentichiamo che in Austria ci sono stati gli Asburgo-Lorena, gente che sentiva per le vie ferrate. Furono loro, nel 1828, a costruire la Budweis-Linz-Gmunden, la prima linea ferroviaria a traino animale per trasporto passeggeri nell’Europa continentale.
Così il momento di Nightjet è arrivato quando il giornale ha chiesto a Mance un reportage da Budapest.
Il servizio Nightjet
Da Londra-St. Pancras a Budapest-Keleti sono 20 ore. Poco meno di Londra-Auckland con Air New Zealand. Stesso tempo ma 1/10 dello stress. 20 ore tutte per voi senza star rinserrati in un tubo. Una vittoria nella battaglia della civil-vivere contro il tempo. Quasi l’equivalente del giorno perduto volando attraverso il Pacifico da Londra a Auckland, un giorno nel quale avreste potuto vincere alla lotteria.
L’hub di Nightjet è Vienna, città austera e solenne, ma con dei musei da sogno con dentro i capolavori di Bruegel e Klimt.
Nightjet serve 20 tratte di cui 5 anche in Italia:
Vienna — Villach — Bologna — Firenze — Roma
Vienna — Villach — Verona — Milano
Vienna — Linz — Salzburg — Villach — Udine — Venezia
Vienna — Villach — Bologna — Firenze — Pisa — Livorno
Possibilità di partire e arrivare anche a Monaco di Baviera, senza cambi.
Lo stoicismo dell’aereo-scettico
Ci sono sempre più aereo-scettici in giro. Tanti giovani aficionados di Greta, ma anche persone per le quali il tempo è una risorsa davvero decisiva. Per loro il viaggiare per ore in treno richiede una motivazione e di conseguenza un certo stile.
Sui treni a lunga percorrenza c’è un’implicita etichetta. Non si può passare il tempo a telefono, come Tony Roberts in Io & Annie (su Apple Tv+), né con la testa conficcata nei fogli di Excel o del nefasto Power Point. Si può leggere, conversare, pensare, scrivere su un taccuino, guardare fuori dal finestrino, stare, (con decenza) con gli iPod, condividere gusti musicali con il vicino e anche stare un po’ sul portatile. Questo di giorno, e di notte?
Se avete visto l’ottimo Assassinio sull’Orient Express di un artista di vaglio come Kennet Branagh, seguito dallo shakespeariano e ancor migliore Assassinio sul Nilo (entrambi su Disney +), sapete quale delizia possa diventare il pernottare in una carrozza letto.
Se non ci sono regolamenti di conti, le seccature principali sono in ordine di contenuto molesto: a) lo sferragliare del convoglio, b) la rumorosità e l’igiene del/i co-pernottante/i) le esigenze dell’apparato urinario, d) il cattivo tempo fuori, e, la più fastidiosa, l’eventuale presenza a bordo di Hercule Poirot.
La cosa più avvincente è invece l’incontro, la conoscenza. Nel compartimento del treno tende a crearsi spontaneamente una certa intimità che può arrivare a generare lo stesso duraturo effetto cameratesco della classe o della caserma. Può diventare anche un Tinder analogico.
Com’è andata?
Mance ha viaggiato da Londra a Bruxelles con un Eurostar (2 ore e mezzo) e, giunto nella capitale belga, è salito su una corsa notturna di Nightjet diretta a Vienna Hauptbahnhof (14 ore). Da qui dopo 2 ore e mezzo è arrivato a destinazione finale, Budapest. Per gli anti-CO2 Budapest è okay: ci si può spostare in bicicletta anche per riunioni di lavoro.
Il punto più alto della città, il Monte Gellért, è appena 200 metri. Il resto è sul livello del mare. E si pedala in una bellissima città, con 200km di piste ciclabili, anche lungo il Danubio. A quel punto ci vuole Strauss negli iPod. Se invece si pedala in città, meglio i ritmi di Béla Bartók.
Stando a Mance, l’esperienza in carrozza letto è migliore del dormire in un camping ma peggiore di un hotel a 3 stelle. Bisogna però vedere che hotel a 3 stelle!
In ogni caso, come riconosce egli stesso, seppur più rilassante, è molto faticoso viaggiare in treno per lunghe distanze e anche più costoso dell’aereo, anche facendo finta che non esista la spaventosa Ryanair. Spaventosa Ryanair, sì, ma poi si casca lì.
Allora, se è treno, ci vuole una diversa filosofia, alla quale piano piano dovremmo trovare un posticino nella nostra visione del mondo.
Perché il treno
Lasciano da parte ogni considerazione ambientale, che sovrasta. Ecco tre ragioni per scegliere il treno:
Primo, viaggiando in treno si impara la geografia e si inizia a capire anche la geopolitica e la storia. Robe che oggi servono molto anche per andare al supermercato.
Secondo, viaggiare in treno è piacevole e rilassante, non assolutamente pressurizzante come per il viaggio in aereo. Si può arrivare in stazione cinque minuti prima che il treno parta, ma meglio se i minuti sono venti. Non c’è da togliersi le scarpe, da farsi irradiare il corpo e farsi sequestrare la Nivea o lo Chanel 5.
Terzo, ogni viaggio può essere una vacanza, un viaggio di piacere, quasi di natura termale. Hai il tempo di respirare, meditare, sorseggiare un caffè come da Starbucks a Milano, ma senza quell’affollamento che ti costringe a lasciare il posto.
Per quest’estate ho deciso. In treno: Milano-Zurigo-Basilea-Grenoble-Lione-Parigi-Nantes- Bordeaux-Tolosa-Perpignano-Nizza-Pisa-Piombino.
Ad occhio e croce, senza privarmi di niente, posso fa risparmiare al pianeta una tonnellata di CO2.
Prima di andare
2 euro. La Renault ha venduto la sua partecipazione del 67,69% in AvtoVAZ, costruttore della Lada, per due euro. Meno male, pensavo che io e il mio amico Stefano fossimo gli unici bischeri ad averlo fatto.
NFT a Firenze. A Palazzo Strozzi fino al 31 luglio, negli spazi del cortile e alla Strozzina, si sviluppa un evento speciale, a suo modo, inconsueto. Si sta svolgendo Let’s go digital, una esibizione, curata da Arturo Galansino e Serena Tabacchi, degli oggetti che non ci sono, gli NFT. Ci sono però le installazioni puntellate, si fa per dire, dagli NFT. Opere di artisti come Refik Anadol, Anyma, Daniel Arsham, Krista Kim, Andrés Reisinger. C’è anche Beeple che detiene il record dell’NFT con maggiore valore, 65 milioni di dollari. Let’s go, allora. Sugli NFT si è però abbattuto un meteorite. Prima di andare leggete questo libro.
Sex Pistols. In occasione del 25 anniversario del singolo Anarchy in the U.K., Danny Boyle, il regista di Trainspotting (su Infinity e a noleggio su Chili), ha girato una serie biografica in 8 episodi sul gruppo punk inglese. Sarà su Disney + a partire dal 31 maggio. Imperdibile per chi sa che cosa sono stati i Sex Pistols.
L’ultima parola al sidolizzatore. Figlio di ferroviere, gran viaggiatore (carrozze-cuccette) fino al 1984 (poi, solo auto+hotel, sissignori!). Troppi ricordi, troppe vicende, troppe avventure/disavventure, troppi ritardi. Ma ottima l’iniziativa ÖBB-Nightjet. Da quanto leggo sopra, sembra essere rinata l’idea di viaggio-in-treno-come-meditazione-e-incontro. Auguro a tutti che non diventi una “Sonata a Kreutzer” alla Tolstoj…
Secondo Wikipedia, alla Renault sarebbe andata peggio: solo 1 rublo per AvtoVAZ.
Mi stavo chiedendo quando il Nostro Autore ci avrebbe introdotti a Palazzo Strozzi. Che sia l’occasione per capirci qualcosa?
Autore. Auguriamoci anche che un chiacchierare liberamente in treno non diventi un “Corto viaggio sentimentale”.
Ma a proposito della “Sonata a Kreutzer” a cui accenna, puntualmente come sempre, il sidolizzatore. Vorrei consigliare la visione del preconizzante La sonate à Kreutzer di Éric Rohmer del 1956 (su Prime video, Mubi e YouTube). 43 minuti girati in 16 mm dove con lo stesso regista, nella parte di Pozdnyšev, recita tutta il cast della Nouvelle vague: Jean-Claude Brialy, Jean-Luc Godard, Claude Chabrol, Francois Truffaut, André Bazin. Fotografia di Jacques Rivette. Alcune scene sono girate negli uffici di Cahiers du cinema.
Grande Mario! Ma lo sai che è l'unica newsletter che leggo sempre dal principio alla fine?!