COPERTINA
Dall’11 al 9 settembre 2024, la Cinémathèque Française dedica una retrospettiva di 25 film a Marcello Mastroianni in occasione del centenario della sua nascita, avvenuta il 28 settembre 1924. Questo trailer è montato con alcune scene significative tratte dai film che lo hanno visto tra gli interpreti e i protagonisti. Molti dei film sono presentati al pubblico delle sale Henri Langlois e Georges Franju della sede del Parc de Bercy in versioni restaurate in 4K. Si tratta di un evento di grande importanza, che non ha avuto pari in Italia, se si esclude una mostra fotografica omaggio organizzata dal Centro Sperimentale di Cinematografia. “Marcello, come here…”, curata da Laura Delli Colli, è esposta a Venezia presso l’Isola di San Servolo fino al 9 gennaio 2025. Dovremmo andare a Tropea per assistere a una rassegna dei film di Mastroianni. Perché i francesi ci battono sempre dalla Disfida di Barletta in poi? A proposito della famosa disfida, esiste un bel libro dello storico Giuliano Procacci che speriamo di vedere presto ripubblicato.
Buon giorno e buon inizio settimana.
Ho inserito nel sottotitolo il dialogo che chiude “La dolce vita” sulla spiaggia di Passoscuro, sul litorale romano. È una delle scene più dense di significato delle moltissime girate da Marcello Mastroianni nel suo mezzo secolo di carriera.
L’omaggio massimo
E “Le siècle Mastroianni”, che dice tutto, è la retrospettiva di 25 film che una istituzione dell’exception française, la Cinémathèque, dedica (fino a 25 settembre) a Marcello nel centenario della nascita.
I francesi considerano Mastroianni uno di loro, lo venerano fino al punto dal sentirlo proprio come Jean Gabin, Gérard Philipe, Alain Delon, Jean-Paul Belmondo. La differenza è che Marcello è ciociaro.
L’attore parlava il francese, è stato legato a una figura totemica della scena transalpina: Catherine Deneuve. Tuttavia non ha mai divorziato dalla moglie italiana Flora Carabella, anche quando glielo ha chiesto Faye Dunaway.
Se c’è una figura trait d’union tra due panorami artistici così prossimi, quasi gemellari, come l’italiano e il francese, questa è Marcello Mastroianni. Forse è il portabandiera dell’unità interiore tra queste due comunità.
Le siècle Mastroianni
Così l’équipe della Cinémathèque introduce la retrospettiva:
Incarnazione del cinema italiano del dopoguerra, Marcello Mastroianni ha interpretato oltre 150 film [il primo film è del 1939 e l’ultimo del 1997]. Tra questi ci sono capolavori assoluti
Ci riferiamo a “Le notti bianche”, “Il bell’Antonio”, “I soliti ignoti”, “La dolce vita”, “8½”, “Oci ciornie” che ne hanno fatto un punto di riferimento ineludibile per l’arte cinematografica.
Una selezione di 25 titoli, alcuni presentati in versioni restaurate digitalmente nel 2024 [da Cinecittà], ci offre l’opportunità di rivivere l’opera di un maestro e di coglierne l’impatto duraturo sul cinema mondiale.
E ancora:
Mastroianni trascende il ruolo di semplice divo per rivelarsi un interprete di straordinaria complessità. Dietro lo sguardo magnetico e il sorriso ammaliante, si cela un uomo e un interprete dalle mille sfaccettature.
A suo agio in ruoli leggeri e drammatici, il suo repertorio compone il ritratto di un artista audace, antifascista, decisamente moderno, i cui personaggi hanno attraversato tutte le crisi esistenziali della sua generazione.
La mia scelta
Tra i 25 film della retrospettiva, ne ho selezionati cinque che considero indispensabili, solo dopo aver visto quelli di Fellini e Ferreri interpretati da Mastroianni.
Ho aggiunto un sesto titolo che non fa parte della retrospettiva della Cinémathèque. Si tratta di un film poetico, malinconico e stoico proprio come era la natura profonda di Marcello Mastroianni.
È “Il volo” del regista greco Theo Angelopoulos, un titolo che potrebbe benissimo essere quello di una poesia dedicata all’attore che vediamo in questo film nella sua piena maturità artistica.
Il mio amico Jordi Bosch di Barcellona ha sviluppato una passione insaziabile per i registi, gli attori e i film italiani. Ora che comprende i dialoghi anche senza sottotitoli, è diventato sempre più affamato di visione.
Alle volte non mi viene su niente tanto è immenso il bacino del cinema italiano che sul momento lascia spiazzati. Beh, Jordi, intanto guarda questi sei film e il tuo appetito crescerà. Un film tira l’altro.
Buona visione!
ALLONSANFÀN
Italia / 1974 / 111 min
regia di Paolo Taviani, Vittorio Taviani
sceneggiatura di Paolo Taviani, Vittorio Taviani
con Marcello Mastroianni, Lea Massari, Mimsy Farmer
Dailymotion, Chili, CG
Nell’Italia post-napoleonica, un crogiolo di utopie e fervore rivoluzionario, un patriota lombardo, ormai anziano, cerca di sfuggire alla morsa del passato. Interpretato da un disarmante Marcello Mastroianni, il protagonista Fulvio Imbriani, un giacobino disilluso, si trasforma in un antieroe tormentato, alla ricerca di una redenzione impossibile. I fratelli Taviani ci regalano uno dei loro capolavori, immergendoci in un’atmosfera cupa e suggestiva, accentuata dalla magnifica colonna sonora di Ennio Morricone, che esalta la tensione e l’ambiguità dei personaggi. Pochi brani per il cinema raggiungono l’effetto sdrammatizzante e intimo di “Dirindindin”. Grandi interpretazioni femminili affiancano quella di Mastroianni: Lea Massari, Mismy Farmer e Laura Betti. Un film inspirato a un momento del Risorgimento italiano (la spedizione di Sapri di Pisacane), che segnò l’autunno delle idee giacobine e mazziniane, che i fratelli Taviani hanno intessuto con molte allusioni al clima contemporaneo del film, quello di metà anni Settanta.
IL BELL'ANTONIO
Italia-Francia / 1960 / 102 min / Versione restaurata
regia di Mauro Bolognini
sceneggiatura di Pier Paolo Pasolini e Gino Visentini
tratto al romanzo Il bell’Antonio di Vitaliano Brancati
con Marcello Mastroianni, Claudia Cardinale, Pierre Brasseur
Pardo d'Oro 1960 al Festival del cinema di Locarno
YouTube, RaiPlay
Ispirata trasposizione cinematografica di Bolognini (su sceneggiatura di Pasolini) del romanzo di Brancati, che affronta con coraggio e delicatezza il tema tabù dell’impotenza maschile. Il film divise il pubblico dell’epoca, ma conquistò la critica per la sua profonda analisi psicologica e la sua rappresentazione nuda e cruda di un dolore intimo. Mastroianni e Cardinale, al culmine della loro bellezza, danno vita a un’interpretazione intensa e struggente, che tocca le corde più profonde dello spettatore. L’opera anche di grande bellezza formale con una fotografia raffinata e una regia attenta ai dettagli lascia una leggera ma duratura sensazione di malinconia e di amarezza che neppure le pagine del libro riescono a tramettere.
OCI CIORNIE
Italia / 1987 / 144 min / Versione inedita restaurata
regia Nikita Mikhalkov
sceneggiatura di Aleksandr Adabaš’jan, Nikita Sergeevič Michalkov, con la collaborazione di Suso Cecchi D’Amico
tratto dai racconti La signora con il cagnolino, Mia moglie e Anna al collo di Anton Čechov
con con Marcello Mastroianni, Marthe Keller, Elena Safonova
Miglior interpretazione maschile a Marcello Mastroianni al Festival di Cannes, 1 candidatura all’Oscar e 1 al Golden Globe, David di Donatello a Marcello Mastroianni e Elena Safonova
Prime Video, Dailymotion
Un Mastroianni al vertice del suo talento offre una prestazione memorabile nel ruolo di Romano Patroni, il marito spiantato, indolente, sognatore e burlone di un’aristocratica romana sull’orlo della bancarotta, interpretata da Silvana Mangano, scomparsa due anni dopo. Architetto senza arte né parte e ormai nella sua cinica maturità, Romano rimane abbagliato dalla bellezza e dall’eleganza di Anna, un’arciduchessa russa dagli occhi neri incontrata alle terme di Montecatini, tanto da innamorarsene. Nikita Mikhalkov, ispirandosi ai racconti di Čechov, dipinge un affresco dell’alta società russa di inizio secolo, tra lussi decadenti e amori impossibili. Quest’opera cinematografica, con la sua eleganza formale e la sua profondità psicologica, richiama alla mente i capolavori felliniani. La corsa con il calesse nella steppa russa è pura poesia, così come la scena finale sul traghetto, con Romano che piange sui ricordi della sua vita. Una vena poetica attraversa tutto il film, seguendo la migliore tradizione del cinema russo. Come scrive Pasternak ne Il Dottor Zivago, in ogni russo c’è un poeta. Ma non in tutti, purtroppo.
LA NOTTE
Italia-Francia / 1960 / 122 min
regia di Michelangelo Antonioni
sceneggiatura Michelangelo Antonioni, Ennio Flaiano, Tonino Guerra
con Marcello Mastroianni, Jeanne Moreau, Monica Vitti
Orso d’oro ad Antonioni al Festival di Berlino, David di Donatello per la Miglior regia
RaiPlay, YouTube, Dailymotion
Attraverso l’obiettivo di Antonioni, la disgregazione di una coppia si trasforma in un’allegoria urbana. In un paesaggio metropolitano, quello di Milano e delle sue periferie, che si fa sempre più ostile e indifferente, l’amore di una coppia si consuma lentamente. I rumori della città che si sciolgono nel jazz colto di Giorgio Gaslini, rendono ancor più desolato e incombente l’ambiente nel quale si muove la coppia ormai priva di motivazioni condivise. Mastroianni, nel ruolo di Giovanni Pontano uno scrittore milanese di successo ma uomo incapace di amare, e Jeanne Moreau, nella parte della moglie rassegnata ed evanescente nella sua discesa nella depressione, offrono delle interpretazioni memorabili. L’Orso d’oro a Berlino sancisce il trionfo di un cinema che, con la sua estetica innovativa e la sua capacità di rappresentare il vuoto esistenziale, segna una rottura radicale con il neorealismo. Nel film fanno una comparsata anche Valentino Bompiani, Salvatore Quasimodo e Ottiero Ottieri nella parte di loro stessi. Michelangelo Antonioni nell’approcciare la realtà urbana di Milano prende senz’altro ispirazione dai romanzi dell’Ottieri. Finale del film da incorniciare.
LE NOTTI BIANCHE
Italia-Francia / 1957 / 101 min / Versione restaurata
regia di Luchino Visconti
sceneggiatura di Suso Cecchi D’Amico, Luchino Visconti
tratto dall’omonimo racconto de Fiodor Dostoevskij
con Marcello Mastroianni, Maria Schell, Jean Marais
Leone d’argento al Festival di Venezia 1957
RaiPlay, YouTube, Dailymotion
Luchino Visconti, con “Le notti bianche”, ci immerge in un’atmosfera sospesa tra sogno e realtà, dove il bianco e nero diventa uno strumento essenziale per sottolineare il contrasto tra luce e ombra, l’attesa e l’azione. L’adattamento del romanzo di Dostoevskij rappresenta per il regista un’occasione per sperimentare nuove forme narrative, distanziandosi dal neorealismo dei suoi primi film. Marcello Mastroianni, con la sua interpretazione malinconica e introspettiva di Mario, un uomo smarrito che vive una vita ordinaria, incarna alla perfezione il giovane sognatore incerto sul senso della vita. Maria Schell, con la sua bellezza enigmatica e intensa, interpreta Natalia, una donna che lo affascina e lo respinge al tempo stesso. La scena del ballo nel quale Mario si lancia in una danza sgraziata, sprigionando una vitalità e un vigore che non ti aspetti dal suo personaggio, è una pagina di grande cinema. Con la sua leggendaria accuratezza, Visconti ha fatto ricostruire a Cinecittà il quartiere Venezia di Livorno e le strade limitrofe aggiungendo scenografie di fantasia che ci consegnano una Livorno patinata e corrusca e non la città verace e popolare qual è. Splendido e simbolico il finale nella strada innevata, dove si trovano a vagare due anime solitarie, entrambe senza più una meta, se mai l’hanno avuta.
IL VOLO
Grecia-Italia-Francia / 1986 / 122 min
regia di Theo Angelopoulos
sceneggiatura di Theo Angelopoulos, Tonino Guerra, Dimitris Nollas
con Marcello Mastroianni, Marcello Mastroianni, Nadia Mourouzi, Serge
Spiros (Mastroianni), ex combattente e militante di sinistra, ha dedicato la sua vita all’insegnamento e alla famiglia. Ora, invecchiato e solo, decide di abbandonare tutto per riconnettersi con le sue radici, viaggiando senza meta per il paese con le sue arnie. La sua esistenza, un tempo animata da ideali e passioni, si è ridotta a una lenta deriva verso il nulla e l’apatia. L’incontro con Maria (Nadia Mourouzi) una giovane autostoppista, che rappresenta l’energia e la vitalità della gioventù, gli fa rivivere emozioni dimenticate, ma lo costringe anche a confrontarsi definitivamente con l’ineluttabilità del tempo che passa e travolge. Con il il suo stile visivo caratterizzato da lunghe inquadrature, movimenti lenti della macchina da presa e paesaggi evocativi che risuonano di un senso di sospensione temporale e spaziale, il regista greco ci consegna un’opera dalla profondità poetica e malinconica sigillata dalla interpretazione di Mastroianni nella sua piena maturità artistica.