
Buongiorno e buon inizio settimana. All’Elba i castagni sono guariti e quest’anno ci sarà una bella raccolta di questo frutto sistemico. È il periodo migliore per visitare i paeselli collinari della testa dell’Isola e passeggiare per i sentieri di mezza montagna bordeggiati dai castagni. Partenza obbligata da Marciana.
Il ritorno dei collaterali
Avete visto quanti annunci di libri collaterali, da prendere in edicola con il quotidiano, sono passati in TV nel mese di settembre? Pazzesco! Con la pandemia i “vecchi” collaterali sono tornati come le volpi a Londra.
L’AIE li ha proprio voluti contare: ha creato un campione che va dall’1 gennaio 2020 al 31 marzo 2021. In questo periodo sono usciti 2020 nuovi titoli, più di 4 al giorno. Degli oltre 1100 di non-fiction più di un terzo sono di storia e di filosofia. Altro che discipline “perdute”! La gente vuol sapere e capire nell’età dell’incertezza.
Chi può rispondere a questo anelito se non un bel libro di storia o di filosofia? O anche una sintesi tra le due cose, come possono essere i lavori di Yuval Noah Harari o di Michael Sandel. Ed è proprio di filosofia che oggi vi voglio parlare. Quanto possiamo contare sulla filosofia per migliorare la società?
La miseria della filosofia
Lasciano da parte la filosofia politica.
Consideriamo la politica come l’atto del governare, come prassi. Quanto vi influisce la filosofia?
Consideriamo innanzitutto la frase di Marx, che ha acceso molti fuochi:
I filosofi hanno finora soltanto interpretato il mondo in diversi modi; ora si tratta di trasformarlo.
Due anni dopo la sua enunciazione, nell’Undicesima tesi su Feuerbach (1845), questa rivendicazione fu rafforzata in La Miseria della filosofia, un’invettiva contro il placido Proudhon, che aveva scritto La filosofia della miseria (momento ben rappresentato nel film Il giovane Karl Marx del 2017, su Chili, 3,99€).
La filosofia di Marx, un hegeliano di sinistra che ha rovesciato il sistema hegeliano e l’economia politica classica, è caduta sulla terra come un gigantesco magnete. Ha prodotto un cratere che si è subito affollato per poi progressivamente svuotarsi a causa di una sindrome progeroide.
Al di là di come sia andata, il pensiero di Marx è lo zenith del lavoro interpretativo del mondo da parte di un filosofo… Quanto al cambiarlo si avvicina però più al nadir. Ma non è colpa sua.
Contenuto espanso #1: Marx sulla filosofia.
Platone e lo statista/filosofo
Ci sarà pure qualche esempio virtuoso nella storia? A parte il non esaltante esempio di filosofi premier o ministri, è diffusa la convinzione che la filosofia potesse nutrire moltissimo il fare politica.
La responsabilità è soprattutto di Platone quando dice, all’inizio di tutto, che il governo della Repubblica è dei filosofi. Qualche sospetto però dovrebbe venire anche a proposito del pensiero di Platone. Pericle non era un filosofo, ma un imperialista, e Crizia, che di filosofia ne masticava un bel po’, era uno dei 30 tiranni e fece buttar giù la cicuta al maestro Socrate.
Quanto alla Repubblica platonica, questo stato ideale somiglia più all’illiberale Russia di Putin che alla Danimarca. È l’idealizzazione filosofica di Sparta. Chi ama il modello spartano ci si ritrova.
Luci e ombre nella storia
Comunque ci sono degli esempi migliori nella storia. Adriano e Marco Aurelio, entrambi di indole filosofica, furono dei buoni “policy makers”. Tra il stoico Epitteto e l’imperatore Marc’Aurelio c’era totale identità di vedute filosofiche. Marc’Aurelio si studia nei manuali di filosofia.
Anche nei peplum-movies c’è sovente la figura del filosofo che cerca di raffreddare con il ragionamento e la logica qualche testa calda di regnante. Finisce quasi sempre male per entrambi.
Com’è finita male per certi philosophes che si sono spinti troppo nella prassi come il giovane Saint-Just finito, insieme a Lavoisier, nel Cimetière des Errancis.
Oltre questi modelli un po’ ambigui, c’è il caso del precettore Aristotele e del principe Alessandro, creatore del più grande impero della storia, dopo quello di Genghis Khan.
Il ricordo di Alessandro Magno è vibrante anche tra i contemporanei: nel 2011 a Skopje è stata eretta una statua di 25 metri al grande conquistatore e ne è nata quasi una guerra tra Macedonia (oggi Macedonia del Nord) e Grecia.
L’influenza del pensiero di Aristotele è durata un millennio e mezzo e ha attraversato tutte le culture occidentali impregnate di ellenismo. La summa del mondo antico era ad Alessandria, la città di Alessandro, allievo di Aristotele. Più virtuosi di così!
Un modello, sì ma quale?
Ed ecco che il solito Bertrand Russell ci racconta che la storia di nutrimento tra Aristotele e Alessandro non è proprio da prototipazione.
Bisogna premettere che le simpatie del pensatore inglese non vanno né ad Aristotele né al giovane condottiero macedone. Non a Platone. Semmai a Parmenide. Il Socrate “platonico” era, per lui, “disonesto e sofistico nei ragionamenti”, opportunista, untuoso e ricercato come un “cattivo prete”. Un anglicano non può lanciare un epiteto peggiore.
Ora, pur essendo Bertrand Russell la personificazione dell’eccentricità, dell’arguzia e del contrarismo inglese, c’è del fondamento in quello che scrive.
Bertrand Russell
Bertrand Russell ha svolto un ruolo molto importante nella mia formazione di teen-ager.
La sua Storia della filosofia occidentale è il secondo libro che ho comprato in vita mia dopo La storia di Firenze di Piero Bargellini.
Da Russell ho appreso l’apertura mentale verso tutto ciò che si manifesta intorno a noi. Anche l’amore per l’eclettismo, antidoto contro ogni sistema concluso di idee.
Non c’è territorio della conoscenza che Bertrand non abbia esplorato con la sua profonda leggerezza e il suo innato disincanto. Pensate al sostegno che dette a Cambridge a uno smarrito e tendenzialmente suicida Wittgenstein, che l’avrebbe messo in ombra come pensatore. Pensate al pacifismo e agli scritti civili che gli valsero il Premio Nobel per la Letteratura e l’ostracismo dei maccartisti.
Voltaire avrebbe potuto dedicargli un intero capitolo delle sue Lettere inglesi.
Alessandro vs Aristotele e viceversa
Scrive Russell: “Quanto all’influenza che Aristotele ebbe su Alessandro, per parte mia supporrei che è nulla”. Alessandro era un giovane ambizioso e indisciplinato e probabilmente considerava Aristotele uno sclero, cioè un vecchio pedante e verboso, impostogli dal tirannico padre.
Da parte sua Aristotele sembrava ripagarlo della stessa moneta: “Ho il sospetto – scrive Russell – che Aristotele, in fondo, pensasse a lui come a un ragazzo pigro e ostinato, che non avrebbe mai capito nulla di filosofia”. Nel complesso i due uomini stavano su differenti pianeti.
Anche politicamente erano su poli opposti: il macedone progettava l’impero universale, il filosofo vedeva nelle città stato la forma di governo ideale. Di più, questi stati dovevano avere meno di 100mila abitanti e il loro perimetro doveva entrare nello sguardo gettato da un’altura.
Contenuto espanso #2: Aristotele e la politica.
La prova indiziaria
Non sappiamo quale, in realtà, fosse il rapporto tra i due. C’è, però, una prova indiziaria a sostegno della supposizione di Russell. Quando gli fu presentata la sfida del nodo gordiano il macedone non lo sciolse con il ragionamento e la dimostrazione, come gi aveva insegnato Aristotele.
Semplicemente lo recise con un colpo di spada. Non aveva tempo da perdere con il logos. Un gesto simbolico ma densissimo di implicazioni. Sul gesto di Alessandro hanno scritto filosofi come Ernst Junger, Carl Schmitt e Martin Heidegger.
Se allora non è la filosofia il primo nutrimento di chi fa politca e forse neppure la morale, che cos’è?
Forse, come aveva capito bene Simone Weil, nella sua lettura dell’Iliade, è proprio la forza sia nel mondo antico che in quello moderno.
Contenuto espanso #3: L’Iliade di Simone Weil.
Prima di andare
Emmy awards. Il momento culminate della premiazione (che ha visto il trionfo di The Crown, Ted Lasso e La regina degli scacchi) è stato quando uno dei vincitori, nel discorso di accettazione, ha voluto ringraziare un amico in sala che purtroppo aveva scelto quel momento “per andare a cagare”. Un altro vincitore ha invece usato ripetutamente la parola che inizia con “F”. Fine dell’etichetta, solo vestiti firmati. Leggo questa amenità in un articolo di Pilita Clark sul “Financial Times” di lunedì 27 settembre.
Streaming. La nostra Scarlett ha avuto la meglio. Disney e Warner hanno reintrodotto la finestra di 30 giorni per le prime visioni nelle sale. Lo streaming dovrà attendere per proiettarle. È successo che la pirateria, grazie allo streaming, riusciva ad offrire subito una versione 4k ad alta definizione del film mandando in fumo un sacco di ricavi. Con la prima visione solamente nelle sale cinematografiche non riescono più a farlo come spiega bene al “Financial Times” il capo di Torrent Eugenio Van de San (pseudonimo, naturalmente). I gestori delle sale ringraziano la ciurma di Capitan Uncino.
Il sidolizzante Tanzini è stato entusiastico lettore di Bertrand Russell. La zia bibliotecaria avendogli messo sotto il naso la Storia della Filosofia occidentale, con Russell a mo’ di Bignami, ha brillato (non molto, e abusivamente) in campi per lui da sempre off limits. Sedotto, poi, dalle proposizioni di G. Frege, e credendo di essere lui stesso un loïco, si è beccato anche lui la solenne mazzata del paradosso del barbiere. Morale. A che serve la filosofia? A nulla, se non si sa pensare… e, talvolta, a cambiar strada.