COPERTINA
Dall’alto in senso orario
Ritratto di Pier Paolo Pasolini (1980) dell’artista belga Stéphane Mandelbaum.
Il regista Steve McQueen con la consorte, la storica olandese Bianca Stigter. Stigter è autrice del libro Atlas of an Occupied City: Amsterdam 1940-1945 che è la fonte del documentario di McQueen presentato a Cannes e molto apprezzato dalla critica.
Curt Bloch il poeta e cabarettista ebreo autore di un samizdat satirico durante l’occupazione tedesca dell’Olanda A breve si aprirà una mostra al Museo ebraico di Berlino su questa esperienza.
Al Pacino in un fotogramma di Quel pomeriggio di un giorno da cani (1975, Apple TV a noleggio) di Sidney Lumet, 6 candidature all’Oscar con un premio. Il giorno da cani classico è il lunedì.
Brenda Fricker come la signora dei piccioni del Central Park in Mamma ho perso l’aereo: mi sono smarrito a New York (1992, Disney+) di Chris Columbus.
Jane Darwell come la vecchietta dei piccioni di St Paul Cathedral nel film Disney Mary Poppins (1964, Disney+), 13 candidature all’Oscar con 5 premi.
Buongiorno e buon inizio settimana.
Un paio di mesi fa vi ho parlato di due film, allora non raggiungibili. Oggi lo sono. Maestro è su Netflix da una ventina di giorni, Il ragazzo e l’airone al cinema. Meritano entrambi. Ci saranno sicuramente degli Oscar per loro.
Gli sfregi di Mandelbaum
Anche New York non è facilmente raggiungibile. Piacerebbe però dare uno sguardo alla retrospettiva di 57 inquietanti schizzi e sfigurati autoritratti dell’artista estremo Stéphane Mandelbaum (1961-1986) che lavorava con una penna stilografica.
Era convinto di morire giovane, ed è accaduto. L’artista è scomparso ad appena 25 anni in una rapina nella quale lui era il ladro. Ladro maldestro, peraltro. Il Modigliani che aveva sottratto era falso e i committenti gli spararono in faccia realizzando così un ultimo sfregiato autoritratto che solo lui avrebbe potuto fare con la penna stilografica.
Ci sono anche degli improbabili ritratti del nostro Pasolini con il naso a patata e il volto a panetto di burro (Pl. 24-28).
Fortunatamente c’è lo sfogliabile della mostra, qui. Merita veramente qualche minuto.
Oggi, lunedì
Oggi andremo nella Amsterdam vista, con la macchina del tempo, dal regista Steve McQueen. Non lo Steve della motocicletta de La grande fuga (Apple TV), ma quello del triplice Oscar 12 anno schiavo (Prime Video).
Poi ci trasferiremo a Tokyo, una città che ama l’educazione. Parleremo infine della malaise del giorno nel quale arriva la nostra NL, il lunedì. Per allietarlo il prossimo lunedì vi parleremo di 4 grandi mostre del 2024.
In chiusura il grafico della settimana mostrerà il flagello ambientale delle bottiglie di plastica.
Onderwater / Inabissati
Per realizzare il documentario Occupied City il regista Steve McQueen ha girato 360 km di pellicola equivalente. Al povero Tarkosvki i sovietici davano pellicola per un solo ciak. E con un solo ciak ha fatto cinque capolavori. Poi venne a Firenze e lì la pellicola per Nostalghia (RaiPlay) c’era.
Per quasi 5 ore seguiamo la troupe di McQueen nelle strade, a tratti semideserte (per via della pandemia), di Amsterdam. Il regista ci mostra, strada per strada, i luoghi della persecuzione degli ebrei nella Amsterdam sotto i tedeschi.
L’Olanda durante l’occupazione nazista è come un quadro della controriforma, bisogna illuminarlo bene per far uscire il colore. Dall’Olanda partirono per i campi 104 mila ebrei, 10mila si salvarono fingendo di non esistere. Ci fu troppo collaborazionismo, ma anche cocciuta resistenza.
C’è molto colore di quest’ultima in Mein Dichten ist wie Dynamit (I mie versi sono dinamite), la mostra che si aprirà a febbraio 2024 al Museo ebraico di Berlino.
Dall’agosto 1943 all’aprile 1945, il poeta e cabarettista ebreo Curt Bloch si era rifugiato presso una famiglia olandese in una angusta e tetra soffitta ad Enschede, una cittadina al confine con la Germania.
Qui Bloch produsse 95 numeri di una rivista clandestina, una sorta di samizdat satirico-letterario: Het Onderwater Cabaret (HET HWC, Il cabaret degli inabissati).
Ogni altra settimana preparava a mano, con inchiostro, matita, colla e ritagli di giornale, un esemplare unico in tedesco e olandese per sbeffeggiare i capi nazisti e i collaborazionisti. Il manufatto circolava di mano in mano anche tra olandesi.
Bloch portò tutti i numeri di ET HWC a New York dove poi svolse la professione di avvocato.
Della mostra vi parlerò il prossimo lunedì nella NL su 4 mostre del 2024.
La signora dei piccioni sbarca a Tokyo
Certamente ricorderete in Mary Poppins (Disney+) la signora dei piccioni in un abbaino della Cattedrale di St Paul a Londra.
“C'è una buona vecchietta/che chiede al tuo cuor/due penny per gli uccellin” canta Julie Andrews ai due bambini, senza prima, però, averli ammoniti che ci sono persone (come il loro padre banchiere) che “non vedono più in là del loro naso”.
Come dimenticare anche la signora dei piccioni del Central Park di New York in Mamma ho perso l’aereo (Disney+).
Un tribunale di Tokyo deve essersi ricordato di queste indimenticabili scene di empatia processando penalmente un tassista di 50 anni che forse non aveva compreso questi film.
L’uomo aveva deliberatamente investito un piccione rovinandogli addosso con l’auto in una strada della capitale giapponese. Un’azione, che a differenza di molte altre nei confronti di questi volatili che come noi amano le città, non si è voluta lasciare impunita.
Nel quartiere Shinjuku di Tokyo, la polizia, indagando prontamente sul misfatto segnalato da un passante, ha appurato che Atsushi Ozawa, identificato con le telecamere di sorveglianza, si è scagliato come un kamikaze con il taxi contro uno stormo di piccioni che dondolavano sull’asfalto con l’evidente e precisa intenzione di diminuirne il numero.
Il killer del piccione è stato quindi denunciato alla magistratura e adesso rischia un anno di carcere. La vicenda ha suscitato un bailamme nell’opinione pubblica in un momento non facile per i giapponesi.
C’è chi plaude all’iniziativa giudiziaria e chi vi vede invece un inutile spreco di denaro pubblico considerato anche che il Comune ha affisso in città numerosi avvisi di non cibare i piccioni.
C’è però un principio giuridico basilare che è a fondamento di uno stato di diritto come quello giapponese. Lo stato di diritto può dirsi tale se riconosce, come riconosce sin dal lontano 1669, l’habeas corpus.
Forse i piccioni o le balene non hanno un corpo come noi? Eccome se ce l’hanno e fanno anche delle cose che noi, cosiddetti primati, non possiamo fare come volare o inabissarsi.
La lunedite, il malessere del lunedì
Adam Newmann, il funambolico co-fondatore di WeWork, ogni inizio settimana chiedeva ai convenuti nel co-working di SoHo a Manhattan quale fosse il più bel giorno della settimana. E loro in coro “Monday!”.
Non è proprio così. C’è una sindrome del lunedì rilevata anche da studi scientifici molto seri. A sentire le loro conclusioni il lunedì converrebbe fare quello che fa Siddhartha: sta seduto tra gli alberi della riva del fiume a vederlo scorrere.
Leggo che lunedì 29 settembre 1979 la sedicenne Brenda Ann Spencer aprì il fuoco in una scuola elementare di San Diego uccidendo due persone (il preside e un bidello) e ferendo otto bambini e un agente. Quando le fu chiesto il motivo del gesto dichiarò: “l’ho fatto perché odio il lunedì”.
Due studiosi australiani si sono spinti a diagnosticare una sorta di malattia sistemica del lunedì, il “Mondayitis” che si esprime “in un insieme non specifico di sintomi tra i quali affaticamento, letargia, astenia, disforia, irritabilità, capogiri, fotofobia, bocca secca, mialgia e mal di testa”.
Sembra che ci siano anche dei malesseri alla domenica, i “Sunday scaries”, una sorta di ansia da lunedì che viene quando il weekend volge al termine .
Sembra che metà dei lavoratori americani, secondo una indagine di UKG un’azienda specializzata in risorse umane, soffrono, già dalla domenica, del male del lunedì. Non ho trovato dati sull’Europa, ma penso che siamo li per lì.
Leggo che un noto avvocato di Londra lavora nel weekend e il lunedì si concede una ricca colazione al The Delaunay, un locale stella Michelin al Covent Garden, e un abbondante pranzo all’Inner Temple Hall, fondato dai templari.
Forse la giornata di lavoro di quattro giorni con il weekend fino al lunedì guarirebbe la lunedite. No, dicono gli esperti perché allora si avrebbe una sintomatologia ancora più grave, la martedite.
Il grafico della settimana.
Il flagello delle bottiglie di plastica
Si calcola che nel mondo si consumino 500 miliardi di bottiglie di plastica all’anno, l’equivalente del 10 per cento della produzione mondiale di plastica. Le bottiglie finiscono rapidamente nei rifiuti o, peggio ancora, vengono abbandonate nell’ambiente.
In Danimarca, che è sempre uno dei paesi primi della classe, il 96% delle bottiglie vengono restituite per pochi centesimi e quindi correttamente riciclate. In Italia neanche la metà.
In realtà come mostra il grafico qui sotto, il contenuto di PET riciclabile in una bottiglia di plastica è più esiguo di quanto si pensi.