di Mario Matteini
❇ 3° episodio della serie “I numeri nella storia”.
Articoli pubblicati
1. Armonie&Numeri
2. Nati nello stivale
3. Le magnifiche 21

Copertina
La prima elezione a suffragio veramente universale della storia d’Italia mandò 21 donne all’Assemblea costituente del 1946. Erano appena il 3,78% della rappresentanza popolare, ma lasciarono un segno significativo, non solo simbolico. Nel Parlamento italiano, uscito dalle ultime elezioni politiche del 2022, le donne elette sono il 31% dell’intero corpo rappresentativo costituito da 600 parlamentari.
«Il cammino percorso in meno di un anno è stato molto e difficile: ma le nostre donne hanno bruciato le tappe. Esse continuano la loro opera, ad esse va l’elogio e la fiducia delle donne italiane e di tutti gli elettori». Leonilde Iotti (1947), eletta nelle liste del PCI.
«Abbiamo sancito nella Carta Costituzionale che a due lavoratori di sesso diverso, ma che compiono lo stesso lavoro, spetta un uguale retribuzione. Perché meravigliarci di una norma tanto naturale ed umana?» Maria Federici Agamben (1947), eletta nelle liste della DC.
E quest’ultima non è ancora cosa fatta a distanza di 75 anni dalle parole della Federici. È quanto emerge da una ricerca, pubblicata ieri, di ODM Consulting, società di consulenza di Gi Group Holding. Da tremila a oltre 13.000 euro in meno a seconda del tipo di lavoro: ecco a quanto ammonta il minore guadagno delle donne rispetto ai colleghi uomini in Italia. C’è ancora un differenziale del 10% medio. Sempre secondo questa indagine, il divario, che si era ridotto fra il 2017 e il 2019, ha ripreso a crescere con la pandemia. Il “gender pay gap” riguarda tutti i settori. Per le dirigenti è del 10,8%, ma sale al 12,7% per le operaie.
Buongiorno e buon fine settimana,
È successa una cosa bella e buona nella nostra politica avara di soddisfazioni. L’Italia è, infatti, oggi una delle poche democrazie al mondo nelle quali premier e leader dell’opposizione sono entrambe donne. Tutto questo è avvenuto in appena sei mesi. Abbiamo messo la freccia per superare i frugali paesi nordici.
Non c’è stato bisogno delle arti marziali per raggiungere questo importante risultato nella direzione della parità di genere. Ci sono invece donne che hanno deciso di ricorrere al Kung-fu per raggiungerla. Leggo che a Katmandu (Nepal) 350 donne si sono ritirate in un monastero buddista per praticare il Kung-fu che le renderà forti e temerarie nello spazzare via le barriere di genere. Durante la giornata, pregano, lavorano, si allenano, combattono e ispezionano il territorio.
Se non sapete ancora che cosa può il Kung-fu, guardate Shaolin Soccer (a noleggio sulle maggiori piattaforme). Anche se l’avversario è forte, cattivo e scorretto, l’energia che viene dal del Kung-fu lo annichilisce.
Una delle ragazze del Kung-fu ha dichiarato a Sameer Yasir, il reporter del “New York Times”:
Sono orgogliosa. Ho la libertà di fare tutto quello che mi piace. E sono così forte dentro da poter fare qualsiasi cosa.
Coraggiose come le 21 donne della nostra Costituente. Il nostro Matteini ci dà l’occasione di ricordare questa bellissima pagina di storia nazionale con questa breve nota che rievoca le condizioni nelle quali nacque e si trovò a operare l’Assemblea costituente, la prima assemblea rappresentativa italiana eletta con il voto delle donne.
Beh! Non sembrerà ancora tanta, però da allora ne abbiamo fatta molta di strada anche grazie a quelle giovani donne della Costituente, le prime a sedere e votare nel Parlamento italiano.
Buona lettura!
La “ragazza di Montecitorio”
«Provammo ad aprire le porte della magistratura alle donne. In aula fui io a leggere la relazione. Mentre parlavo, i deputati più anziani si misero a gridare: “Le donne? E, durante quei giorni, sì durante il ciclo mensile, come potrebbero giudicare con serenità?” Quando si votò per il ripudio della guerra, noi, tutte e 21, ci tenemmo la mano. Eravamo tutte per la pace, anche la collega qualunquista, che poi era monarchica».
Così Teresa Mattei parla di alcuni momenti della sua attività di deputata all’Assemblea Costituente, dove, poiché era la più giovane di tutti, era chiamata “la ragazza di Montecitorio”.
2 giugno 1946: vittoria della repubblica e dei partiti di massa
Le elezioni per l’Assemblea costituente si erano svolte il 2 giugno 1946, insieme al referendum istituzionale, la soluzione scelta per risolvere la questione istituzionale, ossia la scelta fra repubblica e monarchia.
Si votava per la prima volta a suffragio universale maschile e femminile. I votanti furono il 90% degli aventi diritto.
Al referendum istituzionale la repubblica ottenne il 54,3% dei voti, frutto della netta maggioranza conseguita nelle regioni centrali e settentrionali, che andò a compensare i risultati del sud e delle isole, ampiamente favorevoli alla monarchia.
Il 18 giugno l’assemblea costituente elesse come capo provvisorio dello stato Enrico De Nicola, noto giurista, esponente della classe dirigente liberale prefascista.
Le elezioni per l’assemblea costituente confermarono quanto emerso nelle elezioni amministrative che si erano tenute qualche settimana prima: il consenso dell’elettorato si concentrò su DC, PSIUP e PCI, ai quali andò rispettivamente il 35,2, il 20,7 e il 19% dei voti.
Crisi economica e tensione sociale
Alla fine della Seconda guerra mondiale l’Italia versava in gravi condizioni economiche. La crisi produttiva generalizzata provocava una vasta disoccupazione e rendeva problematico l’approvvigionamento dei generi di prima necessità.
Le conseguenti misere condizioni di vita di gran parte della popolazione, cui si univano gli effetti di una guerra civile appena terminata, erano causa di elevata tensione sociale.
Nelle regioni centro-settentrionali l’esperienza della lotta di liberazione aveva diffuso l’aspettativa di profonde trasformazioni politiche e civili.
Nel sud l’occupazione alleata e l’attaccamento popolare alla monarchia avevano consentito ai gruppi dominanti conservatori di mantenere sostanzialmente intatto il loro peso politico ed avevano favorito la sopravvivenza dell’apparato burocratico amministrativo del passato regime.
In Sicilia aveva ripreso vigore il movimento separatista, legato agli interessi dei latifondisti e della mafia.
L’approvazione della Costituzione
Il 22 dicembre 1947 venne approvato il testo definitivo della Costituzione, frutto dello sforzo compiuto dalle varie forze politiche per conciliare le loro differenti ideologie.
Tale unitarietà di intenti, però, non corrispondeva alla effettiva realtà politica, ormai caratterizzata da profondi contrasti, per cui alcune qualificanti norme costituzionali restarono a lungo inapplicate.