
Buon inizio settimana. Grazie a tutti coloro (Marco S., Patrizia B., Patrizia G. ecc) che mi hanno mandato dei suggerimenti per perfezionare questa NS sperimentale.
Vorrei iniziare dal formato. D’ora in poi cercherò di contenere ogni post in 5/6 minuti di lettura (1000/1200 parole). Se c’è necessità di dilungarsi, e può accadere, pubblicherò dei contenuti aumentati nella mia area di Medium ai quali andare con un link (non servono gli occhialini).
Questo post ha, per esempio, tre contenuti aumentati.
La NS sarà lo spazio nel quale cercherò di esprimere la mia conoscenza/esperienza di temi emergenti o appena sottotraccia, inseguendoli nelle loro differenti interconnessioni e diramazioni, anche personali (spero con misura come suggerisce giustamente Patrizia B.).
Poi vedrò di mettere a punto anche lo stile e i contenuti.
Continueranno ad esserci i contributi mensili del giovedì di Paolo Manca e Ada Ascari, che ringrazio. Confido, a partire da settembre, di potervi offrire un intervento mensile di Giulio Sapelli sulla storia d’Italia ricodificata nel linguaggio della contemporaneità.
Spero presto di occupare anche l’ultimo slot del giovedì per rendere la NS un bisettimanale di 10 minuti in tutto.
E adesso spendiamo questi cinque minuti sulla nostra ossessione del momento (tutt’altro che nostra in effetti): il Metaverso (che userò come nome proprio).
C’era una volta…
All’inizio, negli anni ottanta dello scorso secolo, arrivò Minitel, un servizio di messaggistica istantanea nato dalla vivida fantasia dei francesi. Internet si chiamava ancora Arpanet ed era appannaggio dei militari.
Su un terminale Minitel, simile a un videocitofono con tastiera, si potevano costruire con lettere e linee delle forme e anche movimentarle. Il mio amico Di Broziolo da Pisa riusciva ad animare delle interazioni, anche molto osé, che lasciavano a bocca aperta. Era la computer grafica al tempo dei Flintstones, ma era un seme.
In Francia il Minitel divenne un fenomeno di massa e si diffuse, con moltissimi riusciti tentativi di imitazione, in tutt’Europa. Il servizio di messaggistica è terminato nel 2012. Piuttosto longevo, no?
Nel 2003, arrivò Second Life che ebbe un successo esplosivo. Si arrivò a un momento che non si parlava d’altro. Ma la gente (tra cui il nostro Gianluca, co-fondatore di MYmovies) presto si stancò degli avatar di SL e della grafica antidiluviana che dava proprio l’impressione di fake di questo universo inutilmente vicario.
Una ratio seminale
Second Life non era, però, un videogioco, ma qualcosa di più. C’era una ratio filosofica seminale: nell’ecosistema di questa seconda vita mancava un’autorità centrale e le attività spontanee degli avatar costruivano le relazioni sociali ed economiche all’interno dei molteplici territori nei quali era suddivisa la griglia dell’universo di SL.
Sembrava l’inveramento delle teorie dei fondatori della scuola austriaca di economia e di scienza politica.
Era anche il medesimo principio fondativo delle isole oceaniche galleggianti proposte dal filosofo, tecnologo e capitano di ventura Peter Thiel.
Lambiva anche la concezione cara a Gianroberto Casaleggio di un modello sociale collaborativo all’interno di comunità autonome e autogovernantesi collegate, appunto, in una sorta di griglia virtuale.
Alcuni di questi concetti li ritroviamo rivisitati, aggiornati, sviluppati ed esaltati nel fenomeno del momento: il Metaverso.
↳ Contenuto aumentato #1: Cos'è il Metaverso ∷
Inizia la competizione per la metaverse supremacy
Recentemente Zuckerberg ha dichiarato che “Facebook sarà metaverso o non sarà”. A iniziare la giaculatoria è stato Satya Nadella, capo di Microsoft, che nel maggio scorso ha detto alla conferenza degli sviluppatori del colosso di Redmond che intende offrire Azure, il sistema Cloud di Microsoft, come piattaforma metaverse composta da due ambienti gemelli e convergenti, uno simulato e uno reale. La combinazione dei due ambienti si chiamerà Azure Digital Twins.
Tim Sweeney, il capo di Epic la software house che ha sviluppato Fortnite, sta combattendo in tribunale contro la Apple in nome del suo progetto metaverse che vuole sottrarre alle forche caudine dell’Apple Store.
La stessa Apple a breve uscirà con gli Apple Glasses, occhialini intelligenti per esperienze di realtà aumentata. Esperienze necessarie per andare e venire dal Metaverso.
Jensen Huang, boss di Nvidia, il maggiore produttore mondiale di microprocessori grafici (recentemente ha acquistato anche il gioiello della Corona, la Arm), ha detto al magazine “Time” che vuole creare “un mondo virtuale che sia il gemello del nostro”, il Metaverso. Di nuovo con il gemello. Ma che c’entra Nvidia, uno stampatore di chip?. C’entra, c’entra. Per avere un Metaverso sincrono e persistente ci vuole una gigantesca potenza di calcolo dentro i computer delle server farm.
Jeff Bezos ha cooptato il papà letterario del Metaverso in Blue Origin, la “nuova Amazon” per esplorare lo spazio siderale e venderci succhi di frutta biologici.
↳ Contenuto aumentato #2: Facebook: il futuro è oltre i social media ∷
L’origine letteraria del Metaverso
Il Metaverso è un costrutto finzionale dello scrittore di fantascienza del genere cyberpunk Neal Stephenson. Compare nel romanzo del 1992 Snow Crash. Il protagonista del romanzo va e viene tra questo mondo parallelo, dove vige una sorta di anarco-capitalismo, e quello reale dove lavora per la mafia come “deliverator” di pizze a Los Angeles. Questo andirivieni tra i due mondi “lo aiuta a dimenticare la vita di merda del container dove vive” (citazione dal libro).
Pensate di che mente parziale (in senso creativo, non dispregiativo) dispone Stephenson: lo stato sociale delle creature del Metaverso, come pure l’ascensore sociale, è determinato dalla risoluzione del loro “gemello” digitale. Io avrei usato come discriminante qualcosa di diverso: per esempio, il modello di telefonino usato nel mondo reale (che nel 1992 però non c’era; c’era solo il telefono satellitare).
La letteratura di fantascienza è la macchina del futuro
Sappiamo quale ruolo abbia giocato e giochi la letteratura di fantascienza nell’ispirare i giovani protagonisti della rivoluzione tecnologica e nel modellare le invenzioni dell’intera industria dell’innovazione.
Un giorno sul set di Stark Trek Beyond (naturalmente su Prime Video) si è presentata una carovana di pickup e limousine. Da una di queste è sceso un signore abbigliato da alieno. Era Jeff Bezos arrivato per una comparsata nel film. Poi nella sua prima missione nel cosmo con Blue Origin ha indossato una tuta spaziale celeste tal quale a quella indossata dall’equipaggio della nave stellare di Star Trek.
Altro che genere secondario, la fantascienza! È il motore dell’immaginario moderno.
↳ Contenuto aumentato #3: Neal Stephenson: il romanziere che ha ispirato un’industria ∷
Come sarà il Metaverso?
Non sappiamo come sarà il Metaverso prossimo venturo. Certo non sarà quello concepito da Stephenson, ma una Cosa differente. Speriamo che non sia La Cosa di Carpenter, film del 1982 con musiche di Ennio Morricone (su Prime a 3,99 euro).
Sono ormai molti gli insider che pensano che il concept di Metaverso manderà l’attuale Internet a fare compagnia al Minitel.
Potremmo però contare su qualche punto fermo.
Il Metaverso sarà uno solo e non molti (non quello di FB, o di Epic o di Microsoft – questo, poi, proprio no! –, ecc.), sarà espandibile all’infinito, persistente e sincrono, avrà una vera e propria economia, tutto accadrà in tempo reale, unificherà le attività di e-commerce, di social media, intrattenimento e formazione, non ci sarà alcun governo centrale, la moneta di scambio sarà cripto e ci sarà un gran via vai tra mondo reale e mondo virtuale che convergeranno sempre più in una “realvirtà”.
Alla fine ci sarà solo il Metaverso e sarà il tutto.
Applausi per il futuro. E soprattutto Feel good.
Prima di andare
Il mio amico Tiziano T. mi segnala che Elon Musk non è venuto a Firenze per il Botticelli o per far esplodere in un “Great” Nardella dicendo “Vistate Frenze” (come ha detto il TG1), bensì per andare a Campi Bisenzio, il luogo meno turistico della Via Lattea, per visitare una miniera di Bitcoin.
Post sidolizzato da Tiziano Tanzini che già vive nel suo Metaverso, cioè il creato, dove, per fortuna, c’è ancora la DHL.