[Primo episodio della serie “Dietro una canzone”]
Già pubblicati:
1. Ohne dich, Rammstein
2. Trans-Europa Express, Kraftwerk
3. Daimond & Rust di Joan Baez
4. Ballad in Plain D di Bob Dylan
Ohne dich dei Rammstein sembra uscito da una composizione di Wagner.
Verificatelo voi stessi.
È anche il brano preferito dal mio co-inquilino Billi, un gatto di due anni dai comportamenti molto felini. Alle volte faccio risuonare Ohne dich per localizzarlo. Appena da Apple Music escono le note sontuose dell’incipit del brano, Billi arriva e si sdraia vicino agli amplificatori, drizza le orecchie e agita la coda a ritmare il brano.
Una volta terminato il pezzo, dà l’assalto alla nostra frequente ospite, la gatta Elba, che se ne sta lì appresso, tranquilla e anzi abulica. Lei, che ha una stazza doppia della sua, lo lascia un po’ fare e poi lo immobilizza con una presa da lottatore di sumo. Fine delle ostilità.
Voce e note = suono
Mi viene da pensare, e già chiedo scusa per questo pensiero del tutto stereotipato, che il tedesco sia sul serio la lingua dei guerrieri. Già Tacito, e le legioni romane, lo avevano intuito studiando e fronteggiando le tribù germaniche. Non so però se queste tribù parlavano già il tedesco, forse dovrei verificarlo o chiederlo al mio amico Tiziano.
Né Billi, né io capiamo una parola di Ohne dich, ma malgrado questa indifferenza per il contenuto (che potrebbe anche essere imbarazzante, ma non lo è) siamo succubi dell’enorme energia del suono che produce la totale fusione tra voce e note. Ma non importa. Anche Adorno diceva che la musica non parla al cervello, ma a qualcos’altro. Ma qui il discorso sarebbe lungo.
E, allora, una cosa più politicamente corretta mi sento però di dirla. Il tedesco è veramente la lingua di elezione del rock, o almeno di un certo rock.
Andrew Eldritch
Sono convinto che pensasse la stessa cosa anche Andrew Eldritch (pseudonimo, dall’aria vagamente germanica di Andrew William Harvey Taylor, nato ad Ely nel Cambridgeshire) vocalist e leader del gruppo inglese dei Sisters of Mercy. Eldritch, che parla correntemente varie lingue (tedesco, francese e altre cinque), a volte si stancava dell’inglese, passava al tedesco e a quel punto il brano cambiava passo (dell’oca verrebbe da dire, ahahahah! … scusate).
Succede, per esempio, in Marian, un pezzo grandioso e martellante dell’album del 1985 First and Last and Always.
Poi con l’album Floodland (1987) Eldritch (distaccatosi dai Sisters perché nauseato dal pubblico della band) inizia a fare un balzo veramente decisivo dal turpe rock gotico al fastoso rock wagneriano (termini che non mi sono inventato io, ma un anonimo contributore di Wikipedia).
Ascoltatelo tutto, Floodland. A me piace Lucretia, c’è un pezzo sinfonico incredibile.
Evviva il tedesco nel rock.
Ancora due cose
Segnalo anche la ripubblicazione de L’opera d’arte del futuro di Richard Wagner, un’opera super seminale e dimenticata.
Sul tedesco, Adorno ha scritto un saggio, “Che cos’è tedesco” (parte della raccolta Stichworte-Parole chiave) che merita un briciolo di attenzione.
Leggilo qui in lingua italiana.
. . .
Ohne dich (Rammstein)
Ich werde in die Tannen gehen
Dahin wo ich sie zuletzt gesehen
Doch der Abend wirft ein Tuch aufs Land
und auf die Wege hinterm Waldesrand
Und der Wald er steht so schwarz und leer
Weh mir, oh weh
Und die Vögel singen nicht mehr
Ohne dich kann ich nicht sein
Ohne dich
Mit dir bin ich auch allein
Ohne dich
Ohne dich zähl ich die Stunden ohne dich
Mit dir stehen die Sekunden
Lohnen nicht
Auf den Ästen in den Gräben
ist es nun still und ohne Leben
Und das Atmen fällt mir ach so schwer
Weh mir, oh weh
Und die Vögel singen nicht mehr
Ohne dich kann ich nicht sein
Ohne dich
Mit dir bin ich auch allein
Ohne dich
Ohne dich zähl ich die Stunden ohne dich
Mit dir stehen die Sekunden
Lohnen nicht ohne dich
(scritto da: Christoph Doom Schneider. Doktor Christian Lorenz, Oliver Riedel, Paul Landers, Richard Kruspe, Till Lindermann)
. . .
Senza (di) te (Rammstein)
Andrò tra gli abeti
Là dove l’ho vista per l’ultima volta
Ma la sera sparge un manto sulla terra
E sui sentieri dietro il bordo del bosco
E la foresta se ne sta così nera e vuota
Ah, quanto fa male, quanto fa male
E gli uccelli non cantano più
Senza (di) te, non posso più essere
Senza (di) te
Anche con te, sono sempre da solo
Senza (di) te,
Senza (di) te, conto le ore senza (di) te
Con te si fermano i secondi
Non valgono la pena
Sui rami e nelle fosse
Ora è tutto silenzio e senza vita
Perfino respirare mi è grave
Ah, quanto fa male, quanto fa male
E gli uccelli non cantano più
Senza (di) te, non posso più essere
Senza (di) te
Anche con te, sono sempre da solo
Senza (di) te,
Senza (di) te, conto le ore senza (di) te
Con te si fermano i secondi
Non valgono la pena, senza (di) te.
(Traduzione di Tiziano Tanzini)
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Marian (Sisters of Mercy)
Was ich kann und was ich könnte
Weiss ich gar nicht mehr
Gib mir wieder etwas Schönes
Zieh mich aus dem Meer
Ich höre dich rufen, Marian
Kannst du mich schreien hören
Ich bin hier allein
Ich höre dich rufen, Marian
Ohne deine Hilfe verliere ich mich in diesem Or
(scritto da: Andrew eldricht, Wayne Hussey)
. . .
Quello che posso e quello che potrei
Non lo so nemmeno più
Dammi ancora qualcosa di bello
Tirami fuori dal mare
Ti sento chiamare, Marian
Mi senti urlare?
Sono qui da solo
Ti sento chiamare, Marian
Senza il tuo aiuto mi perdo in questo luogo
(Traduzione di Google Translate e si vede)