COPERTINA
Dall’alto in senso orario.
L’abito da ballo in tulle di Taylor Swift e alcuni oggetti del tour mondiale e della copertina dell’album “Speak Now” esposti alla Victoria & Albert Museum di Londra nell’ambito del percorso espositivo “Taylor Swift: Songbook Trail”, fino all’8 settembre 2024.
Il grande altare centrale di Stonehenge. La rivista “Nature” riferisce di una recente clamorosa scoperta relativa alle provenienza del grande monolito dell’altare del più misterioso manufatto dell’umanità. Viene dalla Scozia!
L’attrice Regina King nel ruolo di Shirley Chisholm nel film "Shirley" prodotto da Netflix nel 2024. Shirley Chisholm, prima donna afroamericana eletta al Congresso degli Stati Uniti, partecipò alle primarie del Partito democratico del 1972 lasciando un segno indelebile nella politica americana.
L’attrice premio Oscar Hilary Swank interpreta la suffragetta Alice Paul nel film del 2004 “Angeli d’acciaio”. Alice Paul, insieme a un gruppo di donne molto determinate, nel 1920 costrinse un riluttante e ostile presidente Wilson e un Congresso altrettanto riluttante ad estendere, con il 19° emendamento, il diritto di voto alle donne.
Il disegno di un uro in ocra rossa nella grotta di La Pasiega, in Cantabria, Spagna. Risale a 23.000 anni fa. Si noti la sequenza di quattro punti all’altezza della gola del bovino.
La sagoma di un salmone incisa sulla parete della grotta Pindal nelle Asturie in Spagna, risalente a circa 17.000 anni fa. Si notino le tre linee centrali all’altezza della pinna inferiore. Si ipotizza che questi segni, come quelli sopra, siano delle scritture.
Buon giorno e buon inizio settimana.
Mettiamo da parte, per ora, il mondo del cinema e concentriamoci su alcune notizie che, sebbene possano essere passate relativamente inosservate nella calura estiva, meritano qualche riflessione e considerazione extra.
Nuove dal paleolitico e dal neolitico
La prima riguarda una iniziativa del Victoria & Albert Museum di Londra, un museo straordinario, seppur un po’ “difficile”, il quale tende a subire la concorrenza dell’eccezionale sistema di musei e mostre della capitale britannica.
La seconda è una scoperta legata alla più importante testimonianza del passaggio dell’umanità sulla Terra: il complesso neolitico di Stonehenge. Sembra che ci sia una risposta alla domanda: “whodunit?”.
Scendiamo nel paleolitico con un’altra grande prova dell’umanità risalente a più di 20mila anni fa: le pitture rupestri. Sembra che i cavernicoli che decorarono le pareti delle grotte di mezz’Europa possedessero una forma di scrittura.
Donne in fuga
Infine veniamo all’attualità. Kamala Harris non è l’unica donna afroamericana di un partito maggiore a correre per la Casa Bianca. A differenza, però, delle candidate che l’hanno preceduta ha delle maggiori possibilità di successo.
Come ci dice il professor Stefano Luconi, docente di storia americana a Padova, ben 43 donne si sono candidate alla presidenza. Alcune lo hanno fatto persino prima del 19° emendamento (1920) che introdusse il suffragio femminile.
Ci sono anche due film su questi avvenimenti. Uno è “Shirley” del 2024 e l’altro “Angeli d’acciaio” del 2004; entrambi sono raggiungibili sui servizi di streaming rispettivamente su Netflix e su NowTV.
Quel genio del marketing di Torquato Tasso
Cinque secoli fa, Torquato Tasso si trovò di fronte a un dilemma che risuona ancora oggi nel mondo della cultura: come rendere accessibile e coinvolgente un contenuto complesso e “alto” senza stravolgerlo o banalizzarlo.
Per questo motivo, pensò al modo di “addolcirlo” con “versi molli”; un’idea simile è quella di Mary Poppins con la sua zolletta di zucchero. Grazie a questa intuizione, Torquato riuscì a offrire al pubblico un poema straordinario.
È possibile che lo staff del Victoria & Albert Museum di Londra si sia ispirato ai versi del proemio della Gerusalemme Liberata nel ideare un nuova iniziativa per portare un pubblico giovanile a visitare le sue austere sale.
Fino all’8 settembre, i visitatori possono scoprire 13 teche contenenti abiti e oggetti personali della celebre cantante Taylor Swift. Per farlo, però, devono percorrere l’intero tracciato del museo, 12 chilometri.
È la mostra “Taylor Swift: Songbook Trail” che intende sfidare il visitatore a cercare un legame ideale tra il mondo della cantante, rappresentato dai suoi costumi, e le opere d’arte che gli stanno intorno.
I visitatori e l’esercito di fan della cantante che desiderano vedere questi “feticci” dovranno esplorare interamente due piani dell’immenso edificio e potrebbe anche capitare che l’occhio cada su un Turner o un Canova. Magari!
Kate Bailey, la curatrice della mostra, ha studiato con attenzione la collocazione di ogni teca in un contesto adeguato in modo da intersecare immaginativamente “nuovo” e “vecchio”, “presente” e “passato”.
È non è una forzatura! La cantante ama inserire messaggi, indizi e infratesto nelle sue composizioni. Esche che scatenano il delirio interpretativo dei fan e ci può stare di tutto, anche Turner, in questo paradigma indiziario.
Adesso, noi fiorentini, aspettiamo di vedere la collezione di costumi di Beyoncé alla Galleria Palatina di Palazzo Pitti che di croste ne ha parecchie, certo non tante quante le gallerie del museo di South Kensington.
Stonehenge, whodunit?
Stonehenge rimane ancora un caso irrisolto. Ci vorrebbe Nero Wolfe a far luce sul mistero del “whodunit”. Un’ultima scoperta, inoltre, tinge il caso di arabesco come succede in alcuni racconti di Allan Poe.
Secondo una nuova analisi, la pietra di sei tonnellate dell’altare centrale di Stonehenge proviene dal nord della Scozia anziché dal sud-ovest del Galles, come si pensava precedentemente.
Vale a dire che l’immensa pietra ha percorso quasi 800 chilometri prima di essere posizionata sull’altare. Ci si potrebbe chiedere subito se, 3.000 anni fa, ci fossero idee e mezzi sufficienti per una impresa del genere.
Evidentemente, sì. Probabilmente la Britannia neolitica era una società molto più avanzata di quanto emerso dalle scoperte e dalle prove precedenti e in possesso di competenze importanti in ingegneria, architettura e logistica.
La inattesa scoperta è stata effettuata da Anthony Clarke, un giovane dottorando gallese. La prestigiosa rivista “Nature”, data la rilevanza della scoperta, non ha esitato a pubblicare il lavoro seppur di un neolaureato.
È paradossale che sia stato proprio un giovane studente gallese di Pembrokeshire — da dove si pensava provenisse la pietra dell’altare — a mettere in dubbio questa origine e a suggerire che venisse dalla Scozia.
Il giovane ha dichiarato alla BBC: «Non credo che la mia gente mi perdonerà mai. È una grande perdita per il Galles!». Gli unionisti, invece, gioiranno ora che il Regno Unito scricchiola sotto le forti tendenze separatiste.
Questa scoperta dimostra che il monumento nella campagna di Salisbury, nel sud-ovest dell’Inghilterra, è stato eretto con materiali di tutte le parti della Gran Bretagna. È come se Stonehenge fosse una sorta di Union Jack in arenaria.
L’alfabeto Morse delle pitture rupestri
Le pitture rupestri primitive, come un film di Hitchcock, rivelano sempre nuovi sorprendenti dettagli. Un ricercatore sostiene di aver decifrato un possibile codice di scrittura nelle pitture stese sulle caverne.
I primi sistemi di scrittura documentati sono comparsi migliaia di anni dopo, ma il significato delle pitture rupestri rimane tutt’oggi avvolto nel mistero, al pari delle origini di Stonehenge.
È evidente che la realizzazione di questi dipinti richiedesse una pianificazione meticolosa e l’impiego di risorse considerevoli: preparazione dei pigmenti, costruzione di impalcature, illuminazione delle grotte ecc.
Questa complessità è un indizio dell’importanza di queste rappresentazioni per le comunità del Paleolitico. Un altro indizio è che le pitture rupestri sono state rinvenute su una vasta area geografica che va dalla Spagna all’Ucraina.
Bennett Bacon, un intagliatore di mobili di 70 anni, ha focalizzato la sua attenzione non tanto sui magnifici animali, ma sui segni geometrici e i simboli incisi sulle pareti che, anche per gli archeologi, non sono casuali.
Sulla scia delle ricerche pionieristiche della paleoantropologa canadese Genevieve von Petzinger, che ha catalogato 32 tipi di segni ricorrenti in un’ampia area euroasiatica, Bacon ha avanzato un’ipotesi non priva di fondamento.
Secondo lo studioso, le linee e i punti incisi sulle pareti, spesso in associazione con gli animali, non sarebbero semplici decorazioni, ma vere e proprie annotazioni di eventi cruciali nella vita delle specie raffigurate.
Questa sorta di “alfabeto Morse” primitivo potrebbe documentare migrazioni stagionali, riti, accoppiamenti e nascite delle specie, trasformando le pitture rupestri in un manuale visuale di zoologia paleolitica.
Tale interpretazione e tutt’altro che bislacca. Trova fondamento nella profonda interdipendenza tra i cacciatori-raccoglitori, l’ambiente naturale e la vita degli animali necessari alla sopravvivenza delle comunità.
Forse aveva ragione il vecchio Marx a dire cocciutamente che tutto nasce dalla struttura economica e il resto delle attività umane non sono altro che il riflesso dei bisogni che scaturiscono da quella.
Shirley e Alice
“La candidatura di Kamala Harris alla presidenza, non è un evento isolato nella storia politica americana. Prima di lei, altre donne afroamericane si sono presentate alle elezioni presidenziali, seppur con esiti diversi.
Nel 1968, Charlene Mitchell, del Partito comunista, fu la prima donna nera a candidarsi, raccogliendo una manciata di voti. 4 anni dopo, fu Shirley Chisholm, la prima afroamericana eletta al Congresso, a correre nelle primarie.
Nonostante le resistenze interne al partito democratico, la sua candidatura, osteggiata dagli stessi capi della comunità nera, fu un momento fondamentale per la rappresentanza femminile e nera in politica.
Nel 2024, la storia di Chisholm è stata riproposta al grande pubblico grazie al film Netflix “Shirley - In corsa per la Casa Bianca”, con Regina King che somiglia come una goccia d’acqua alla “vera” Shirley..
In un articolo del prof. Stefano Luconi, docente di Storia americana a Padova, leggo pure che ben 43 donne si sono candidate alla Casa Bianca, alcune perfino prima che esistesse il suffragio femminile.
Nei manuali scolastici, il presidente Woodrow Wilson è presentato come uno statista illuminato, ma la sua amministrazione è vista oggi in modo meno benevolo se si prendono in considerazione i diritti civili.
Durante la presidenza Wilson le suffragette, guidate da Alice Paul, lottarono strenuamente per ottenere il diritto di voto. Nonostante le promesse iniziali di Wilson, la sua opposizione si rivelò ferrea, dura e repressiva.
Questa storia è ben raccontata nel film del 2004 di Katja von Garnier con Hilary Swank nel ruolo di Alice Paul, che le valse una candidatura all’Oscar. Angelica Huston vinse il Golden Globe come Miglior attrice non protagonista.
Queste donne hanno davvero fatto la storia e, al pari di Woodrow Wilson o di Lloyd George, dovrebbero stare nei manuali di storia già delle scuole medie. Chi sa che cosa ne penserebbe il ticket Trump-Vance? “WOOOOKE!!!!!”.