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Avatar di Mario Mancini

Ho ricevuto a questo post un commento di Paolo Manca, già professore di Matematica finanziaria a Pisa, spirito eclettico e polifono. Lo pubblico qui di seguito.

La diatriba su Warhol mi ha molto interessato. Mi occupo di pittura e scultura da sempre e non posso non esprimermi. Saltando a malincuore alcune necessarie premesse e alcune indispensabili conclusioni su un argomento inesauribile, vengo alla "madre delle osservazioni": Warhol è un artista ma dello spettacolo; come lui, egualmente ammirevoli artisti dello spettacolo Christo, Marina Abramovic e altri che si ispirano quasi certamente a quello scultore originale, ricordato da Papini in "Gog" del 1931, che per rendere unica e irripetibile la sua opera (oggi diremmo performance) scolpisce il fumo.

Resto al binomio di Marangoni "materia e forma" e con soddisfazione prendo atto che esistono ancora geni recenti della pittura e della scultura: ad esempio e volutamente non esaustivo: Moore, Bacon, Basquiat e nel suo piccolo Botero.

D'altra parte oggi tutti devono essere necessariamente originali e anche i critici devono campare e dunque basta considerare arte ogni "attività" che suscita una qualche riflessione estetica nel "fruitore" oppure che suggerisce al fruitore una diversa visione di avvenimenti e oggetti di per sè banali.

Si tratta in fondo di sostenere che arte è tutto ciò che la gente chiama arte e ritornare alla novella del re nudo di Andersen.

(lo so: sono irritante)

Certo Paolo sei irritane, ma se non sei irritante a che cosa servi. Che fai canto nel coro? Tu che sei un baritono!

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