COPERTINA
Dall’alto in senso orario.
Celine Dion, la cantante canadese è l'artista preferita da giovani DJ su due e quattro ruote che competono nelle “Battaglie delle Sirene” nella lontana Nuova Zelanda.
Leonardo DiCaprio come Hugh Gross in Revenant - Redivivo (Disney+, Prime Video) scritto e diretto da Alejandro González Iñárritu. 12 candidature all’Oscar 2016 e 3 premi tra cui quello alla regia e a DiCaprio per il miglior attore protagonista. Anche 3 Globen Globe pesanti su 4 candidature.
Swann Nambotin come Victor, il bambino-revenant di otto anni, in realtà morto da 35 anni, ucciso con un colpo di pistola insieme alla madre. È uno dei redivivi nella serie francese Les Revenants (Prime Video), 2 stagioni di 8 episodi ciascuna. Emmy Award nel 2015 per la miglior serie drammatica.
Bill Skarsgård nella parte di Clark Olofsson, l’affascinante e anche visibilmente ammirato criminale svedese la cui personalità hanno contribuito a formare del termine “Sindrome di Stoccolma”. Netflix ha prodotto una serie molto apprezzata dal titolo Clark che ripercorre la storia di Olofsson.
Olympia (183-65) la celebre tela di Eduard Manet uno dei pezzi forti dei 160 quadri esposti all’esposizione Manet/Degas al Metropolitan di New York, fino al 7 gennaio.
Monsieur et Madame Édouard Manet (1868-69) di Edgard Degas presente nella stessa mostra.
Buongiorno e buon inizio settimana,
Prima di tutto, oggi, andremo dall’altra parte del mondo, in Aotearoa New Zealand. Un nome proprio, il primo, di ben 6 vocali che è una sfida dirlo. Così il nuovo governo conservatore della Nuova Zelanda vuole toglierlo dalla denominazione ufficiale del paese.
Ci vogliono 25 ore di volo per andare in Nuova Zelanda e si perde pure un giorno (the day lost) che potrebbe essere quello in cui si vince al superenalotto. Andandoci, però, non si rimpiangerà quel giorno perduto.
Poi andremo in Polonia dove un ritrovamento singolare legittima storicamente il dublinese Bram Stoker la molta cinematografia che ha ispirato.
Tappa infine a New York dove c’è una bella mostra su due noti amici/nemici della grande pittura dell’Ottocento francese, Edouard Manet ed Edgard Degas.
Infine il grafico della settimana mostra che un paese illuminato, ma non tutto l’anno, come la Svezia detenga il deprimente primato di ammazzati da armi da fuoco. Non male neppure la Danimarca. I più pacifici? I paesi dell’Est.
Buona lettura!.
Schiamazzi di sirene
La nuova Zelanda è un paese tranquillo, virtuoso, frugale ed educato. Capeggia tutte le classifiche delle cose fatte bene. Peter Thiel, un miliardario presciente della Silicon Valley, ha acquistato la cittadinanza della Nuova Zelanda, senza mai averci messo piede.
Lo ritiene il miglior paese rifugio dalle molte calamità che ci stanno piombando addosso. L’avergliela data, però, ha fatto infuriare l’opinione pubblica che quasi c’è stata una crisi di governo.
A Porirua, una città di 60 mila abitanti a 30 km a nord della capitale Wellington, sta succedendo qualcosa che richiama vagamente la Medellin di una volta, senza spargimento di sangue, però. Tutt’altro.
Sono le “Siren Battles”, cioè competizioni canore, le sirene della mitologia. Avvengono principalmente nel weekend e si risolvono in una gara tra chi riesce a pompare musica a volume più alto. Spesso si tratta di brani di Celine Dion. Le note della cantante canadese fuoriescono furiose da altoparlanti collocati su biciclette, scooter e auto.
Chi raggiunga il più alto livello di decibel diventa il “Siren King”. Si intuisce che sono poche le donne a partecipare. In genere i raduni avvengono alla stazione ferroviaria o nella zona del porto, spesso però si distendono in scorrerie cittadine.
Si tratta di un folclore nato una 10na di anni fa ad Auckland. A dargli vita sono club di giovani provenienti dalle isole del Pacifico, i Pasifika come i samoiani, i tongiani o i fijiani. Questi gruppi identificano nelle “Siren Battles” un elemento cruciale della loro cultura.
Pertanto non è facile trovare un aggiustamento che accontenti anche chi risiede in città, chiaramente importunato. Durante la coppa del mondo di rugby le autorità cittadine hanno ricevuto oltre 100 esposti per schiamazzi.
Per ora l’accordo tra il Comune e alcuni “siren club” è di cessare lo spargimento di musica alle 10 di sera.
In attesa di una soluzione, molte persone di Porirua si sono comprate i tappi per le orecchie così da lasciar fuori casa la schiamazzante Celine Dion. Non perché non piacciono le sue canzoni. Perché preferiscono ascoltarle con gli AirPod.
I revenant esistono
Qualcuno ricorderà una serie francese di successo di una 10na di anni fa, Les Revenants (Prime Video) premiata nel 2013 con un Emmy. È stata classificata nel genere horror.
Ora dobbiamo trovarle un altro genere. Forse dobbiamo metterla in quello “storico” così come dobbiamo fare con un classicissimo del genere La notte dei morti viventi (Prime Video) di George Romero.
È successo, riferito con ampio rilievo dal “New York Times”, che in Polonia uno scavo ha rinvenuto nella necropoli di Lutomiersk lo scheletro di una donna del 17° secolo con un lucchetto al piede e una falce intorno al collo. Vicino c’erano i resti di un bambino anch’egli lucchettato.
Delle 1200 tombe ispezionate ben 400 contenevano uno scheletro con lucchetto alla caviglia.
Molte cronache del 17° secolo riportano che la Polonia pullulava di revenant che erano di due tipi. C’era l’upiór con le caratteristiche del vampiro e c’era la strzyga più simile a una strega bipolare. La sua seconda anima, malvagia, incapace a trovare riposo nella tomba, spingeva il cadavere a rianimarsi e a nutrirsi di esseri umani.
E il risorto non beveva certo vino! Come precisa Bela Lugosi in Dracula (1931) offrendo una coppa di rosso all’agente immobiliare che si è appena fatto un taglietto.
Per scongiurarne un ritorno, i cadaveri di potenziali revenant venivano fissati nelle tombe con pali conficcati nelle gambe, mascelle serrate da mattoni e lucchettati a faccia in giù. Ad alcuni cadaveri si cavava il cuore.
Gli scavi hanno rinvenuto anche i resti di tre infanti con un impronta di colore verde sulla mascella. L’analisi forense vi ha rinvenuto tracce di oro, permanganato di potassio e rame. Era una pozione volta a curare il disturbo del ritorno.
Come si individuava un individuo potenzialmente revenant? Poteva essere chi non aveva ricevuto il battesimo o chi si era tolto la vita. Erano componenti cruciali anche la diversità o l’esser stati i primi o le prime a perire in un’epidemia. Il colera era molto diffuso. Insomma coloro che portavano il segno dello stigma della comunità erano i revenant.
Mi piaci così tanto da detestarti
Chi abbia perduto, come me, la mostra Manet/Degas al Museo d’Orsay può sempre recuperarla al Metropolitan Museum di New York se riesce ad andarci prima del 7 gennaio 2024. Beh!, sono esposte ben 160 opere dei due artisti. Per gli stanziali c’è il catalogo.
Entrambi parigini di famiglia benestante dell’alta borghesia, Edouard Manet (1832-1883) ed Edgard Degas (1834-1917) erano contemporanei, si frequentavano, si stimavano, si imitavano ma anche, diciamo, si detestavano senza, però, acrimonia.
Manet era estroverso e ciarliero, Degas riservato e mostoso. Politicamente Manet era di sinistra e Degas di destra, ma artisticamente i ruoli si invertivano: il primo era conservatore, il secondo innovatore.
Manet non volle mai saperne di aderire all’impressionismo che pur aveva ispirato. Si rifiutò di partecipare alla mostra dei pittori impressionisti del 1874, mentre Degas, che si sentiva parte del movimento, espose insieme a Monet, Renoir, Pissarro, Sisley, Berthe Morisot ecc.
Quando Degas donò a Manet un ritratto familiare (vedi copertina) con il pittore stravaccato su un divano e la moglie al pianoforte tappata a metà da una striscia di colore, Manet si imbufalì e glielo rimandò indietro. Non c’era intenzione in Degas. A quel tempo dipingeva così, con i volti e le figure tagliate.
L’esibizione mostra le interconnessioni tra i due artisti con “al centro una camera di combustione” per dirla con le parole del critico d’arte del “New York Times”.
Dopo la prematura scomparsa di Manet, a 51 anni per sifilide, Degas si mise a collezionare opere dell’artista scomparso. Alcune sono esposte in una sezione della mostra dal titolo “Degas dopo Manet”.
Da parte sua Manet teneva in cantina un poderoso dipinto politico di Degas “La fucilazione di Massimiliano”, un chiaro atto di accusa verso Napoleone III.
Rivalità come questa o come quella tra Matisse e Picasso o quella tra Bill Gates e Steve Jobs alimentano il fuoco dell’innovazione.
Il grafico della settimana. Svezia da coprifuoco
Ho visto molti film di Bergman e non ricordo di aver mai notato sparare con un’arma da fuoco. C’è molta tensione non solo interiore in quei film, ma a nessuno viene in mente di tirar fuori un revolver e sparare all’astante, che io mi ricordi. Ma mi posso sbagliare. Correzioni sono benvenute.
Adesso succede che la Svezia detiene il triste primato degli ammazzati da arma da fuoco in Europa. Anche la vicina Danimarca è nella top 5. Ma la Svezia stacca tutti come era solito fare lo sciatore alpino svedese Ingemar Stenmark negli anni 70 e 80.
Il primo ministro svedese Ulf Kristersson ha detto: “La Svezia non ha mai visto nulla di simile prima d'ora. In nessun altro Paese in Europa sta accadendo qualcosa di simile”.
In effetti è così, guardate questo grafico.