❇ 7° episodio della serie “In 5 minuti le idee che hanno cambiato il mondo”.
📖 Libro: Peter Singer, Animal Liberation Now: The Definitive Classic Renewed, Harper Collins, 2023, pp. 368. Introduzione di Noah Yuval Harari.
Traduzione italiana della prima edizione del 1975: Liberazione animale. Il manifesto di un movimento diffuso in tutto il mondo, il Saggiatore, 2015, pp. 318.
Articoli pubblicati:
1. Adam Smith: la nascita dell’economia politica
2. Gustave Le Bon: psicologia sociale e psicologia individuale
3. Kurt Gödel: il cervello non funziona come un computer
4. Hilary Putman: il cervello nella tinozza
5. Karl Popper: le società aperte
6. Jean-Paul Sartre: la malafede
7. Peter Singer: l’alimentazione umana

Bistecche
“Siamo tutti bistecche!”, pensano gli animali alla vista del leone Alex che esibisce tutta la sua irruenza. E il leone pensa “Sono tutti bistecche!” e così cerca di azzannare il didietro dell’amico Zebra Marty. E invece succederà che Alex, il leone feroce e carnivoro, prenderà coscienza del valore di qualsiasi vita e del dono della diversità, cruciale anche per la sua stessa esistenza. Così rinuncerà a mangiare bistecche per il sushi. Ancora non ci siamo, ma il primo passo di un lungo cammino è fatto. Siamo nel formidabile film Madagascar che ci indica la via da seguire.
Buongiorno e buon fine settimana.
Oggi un argomento di cocente attualità affrontato da un pensatore molto discusso, Peter Singer. Sin dal lontano 1975 quando ha dato alle stampe il manifesto del movimento animalista, Animal Liberation, Singer è un maître à penser globale come pure un riverito attivista dei diritti degli animali.
Il 23 maggio prossimo uscirà in lingua inglese una edizione ampliata di questo libro con l’aggiunta al titolo di un significativo “Now” che sta, immagino, per “environment” o “climate”. Il libro è introdotto da un altro global maître à penser, lo storico israeliano Yuval Noah Harari.
Molti sono affascinati e altrettanti sono infastiditi da certe teorie etiche piuttosto radicali di Singer. Questi ultimi si possono fermare qui, mentre noi proseguiamo. Perché c’è anche di che infastidirsi in quel che segue.
Il tutto
Il “tutto è in tutto” dice Anassagora. Questo tutto è composto da parti che sono parti di altre parti le quali, a loro volta, possono essere ulteriormente divise, ma mai separate dalle altre senza compromettere il tutto. Il loro insieme costituisce il mondo.
Che il mondo sia un’unità inscindibile fatto di una sostanza condivisa è il fondamento del pensiero di Baruch Spinoza. Natura, Dio, mondo animale, del quale siamo parte, quello vegetale e minerale sono pervasi da una sostanza eterna e infinita. Si tratta di una sostanza che si invera in una sorta di animismo cosmico: ogni entità ne è attivamente partecipata.
Se dunque tutto è collegato, il comportamento di ciascuna entità ha un valore universale perché un’azione in un singolo cluster ha ripercussioni sull’insieme nella sua interezza. E qui si arriva all’imperativo categorico di Kant. E qui ci fermiamo.
Un tutto vacillante
Ora succede che questa unitarietà del mondo sta scricchiolando sul suo stesso peso e rischia di sprofondare.
Infatti, secondo la FAO, nel nostro mondo, oltre a 7,9 miliardi di persone, ci sono 23 miliardi di animali da allevamento come bovini, suini, polli, galline, ovini, caprini, cavalli e altri animali.
C’è da considerare anche che la produzione globale di pesce in acquacoltura ammonta a 82 milioni di tonnellate che equivalgono a 82 miliardi di pagnotte da un chilo.
Perché tutti questi animali? Semplicemente per fornire all’alimentazione umana carne, latticini, uova e altri prodotti a base animale. Per un evidente difetto di progettazione, una sorta di glitch costitutivo, gli esseri umani devono mangiare per andare avanti e possono mangiare di tutto come fanno anche i maiali, i topi e i piccioni.
Stando alla FAO, il 70% di tutti i terreni coltivati del mondo è destinato a sostenere l’allevamento intensivo di animali, sotto forma di pascoli e di aree destinate alla produzione di mangime.
Ecco che l’allevamento degli animali diventa una delle principali cause di deforestazione e di cambiamento dell’uso del suolo, con impatto evidente sull’ambiente, sulle risorse naturali e sulla diffusione delle malattie.
Cos’è accaduto?
Com’è potuta accadere una cosa così mostruosa che i posteri e il tribunale della storia giudicheranno alla stessa stregua di un immenso genocidio nonché di un crimine ambientale?
Il filosofo australiano e professore di bioetica a Princeton, Peter Singer, ha le idee chiare in proposito. La responsabilità di questo stato di cose tanto paradossale quanto reale è lo specismo.
Una ideologia brutale (brutale come Parasite, su RaiPlay) che consiste nel considerare l’essere umano superiore alle altre specie animali di cui è invece parte. Questa supremazia lo legittima a dominare, sfruttare, segregare e anche cibarsi di altre specie. Ecco che un insieme del tutto, danneggiando una sua parte, reca rovina al sistema e lo pone in una condizione di instabilità.
Non si tratta per Singer solo di una questione etica, ma di una faccenda che vale la sopravvivenza di tutte le specie.
Il primo passo per riportare il sistema in equilibrio è che gli esseri umani riducano o eliminino l’uso di prodotti animali nella loro alimentazione e nelle loro abitudini di consumo in modo da orientarle verso cibi alternativi, cioè alimenti di origine vegetale o surrogati della carne.
Ma lasciamolo spiegare allo stesso Singer.

Cambia la tua alimentazione
di Peter Singer
Peter Singer è un filosofo e attivista australiano, professore di bioetica all’Università di Princeton. Il suo libro del 1975 Animal Liberation, aggiornato nel 2023 con l’aggiunta di “Now”, è considerato il il fondamento teorico del movimento per i diritti degli animali.
Singer è anche un sostenitore della prima ora del vegetarianismo e del veganismo ed è noto per aver sostenuto con vigore che gli esseri umani devono ridurre in modo drastico fino a eliminare completamente l’uso di prodotti animali nella loro alimentazione e nelle loro abitudini di consumo. E questo non solo per ragioni etiche.
Oltre all’etica degli animali, Singer ha anche riflettuto su aspetti cruciali del dibattito pubblico come l’aborto, l’eutanasia, l’uguaglianza, la bioetica e la giustizia. Alcune sue posizioni hanno suscitato molte discussioni e sono state oggetto di aspre critiche. Temi etici di questa delicata natura non possono essere pienamente compresi se decontestualizzati dal pensiero generale e dalla filosofia militante del filosofo australiano.
In 3 secondi: Ogni volta che mangiamo possiamo fare qualcosa per il pianeta. Se almeno uno dei nostri pasti giornalieri non includesse alcun alimento di origine animale, il pianeta potrebbe tornare a respirare.
In un minuto
La produzione di carne e latticini rilascia quantità considerevoli di metano, un potente gas serra. Il Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico calcola che, nell’arco di un secolo, una sola tonnellata di metano nell'atmosfera accrescerà la temperatura del nostro pianeta 28 volte tanto quanto una pari quantità di anidride carbonica.
L’impatto di questa tonnellata di metano, però, diventa ancora più drammatico nel breve periodo. Il metano si decompone molto più rapidamente dell’anidride carbonica: nell’arco di 20 anni quella sola tonnellata riscalderà il pianeta quanto lo faranno 84 tonnellate di anidride carbonica.
Il metano è infinitamente peggio dell’anidride carbonica.
Questi 20 anni sono il tempo che ci rimane per prevenire un cambiamento molto più devastante di quello che già vediamo in atto in molte parti del mondo.
È forse già troppo tardi per impedire che il cambiamento climatico trasformi in modo irreversibile gli ecosistemi, causando un’immensa perdita di biodiversità, sommergendo le regioni costiere e distruggendo i mezzi di sostentamento di popolazioni che dipendono dalla stabilità delle precipitazioni.
Bisogna ridurre o eliminare questo metano al più presto.
In tre minuti
Un piccolo grande passo
Il 1970, anno della prima Giornata della Terra, è stato l’anno in cui ho smesso di mangiare carne. Non l’ho fatto per salvare la Terra, ma perché ho preso coscienza che non esiste alcuna giustificazione etica per trattare gli animali come macchine per produrre carne, latte e uova. È sbagliato non curarsi o ignorare del tutto le necessità di esseri senzienti perché non fanno parte della nostra specie.
In tutto il mondo, gigantesche aziende agro-alimentari continuano ad allevare gli animali senza minimamente curarsi del loro benessere. Ai maiali e ai polli non è consentito di camminare all’aperto, le galline ovaiole sono stipate in gabbie che impediscono loro di allungare le ali, i polli sono costretti a crescere così velocemente che le ossa delle gambe, non ancora completamente formatesi, faticano a sopportare il peso del corpo.
Il boicottaggio di questo mostruoso abuso di miliardi di animali ogni anno è di per sé un valido motivo per non mangiare carne. Ma c’è un’altra e forse più pressante ragione per smettere di essere carnivori.
È il contributo spropositato della carne e dei prodotti lattiero-caseari al cambiamento climatico. Questo è un motivo impellente e generale per passare a una alimentazione a base vegetale su vasta scala.
Non è necessario essere inflessibili nell’evitare tutti i prodotti di origine animale. Serve anche consumarne di meno, sostituendoli con alimenti a base vegetale anche solo per la metà dei pasti che consumiamo. A pranzo, per esempio, potremmo eliminare carne e latticini.
Avremmo così meno animali che soffrono e una possibilità importante per evitare le conseguenze più nefaste del cambiamento climatico.
Possiamo fare qualcosa già ora
Ogni volta che mangiamo possiamo fare qualcosa per il pianeta. Ipotizziamo, per esempio, che entro il 2030 gli americani sostituiscano il 50% dei cibi di origine animale con alternative a base vegetale.
Questo passo, da solo, permetterebbe di raggiungere un quarto dell’obiettivo climatico degli Stati Uniti stabilito nell’accordo di Parigi.
Ammettiamolo, rallentare il cambiamento climatico sarebbe molto più facile – e giusto – se i governi tassassero i prodotti animali in base ai danni che causano al clima e all’ambiente.
Ma nell’impossibilità dei governi di tassare carne e latticini, il potere è nelle mani di coloro che si alimentano con prodotti di origine animale e nell’industria alimentare.
Altre ragioni oltre l’etica e il cambiamento climatico
Il cambiamento climatico non è l’unica ragione per cui la scelta di smettere di mangiare animali rappresenta una giusta decisione.
Il quaranta percento della deforestazione e della sparizione delle foreste tropicali è causata dalla ricerca di pascoli per l’allevamento del bestiame. È proprio questo il principale motore della deforestazione dell’Amazzonia brasiliana.
Oltre alle forti emissioni di carbonio, la distruzione delle foreste tropicali minaccia l’estinzione di massa, compresa la perdita di specie ancora non conosciute.
Gran parte della terra sottratta alla foresta viene utilizzata per la coltivazione della soia. Più del 75% di questa coltura verrà destinata ad alimentare animali per la produzione di carne e latticini, un processo che spreca la maggior parte del valore nutritivo della soia.
Come se non bastasse, le fabbriche di allevamento intensivo inquinano l’aria, emettono odori sgradevoli, attirano insetti in grandi quantità e contaminando i fiumi e i laghi vicini.
Sono anche un rischio per la salute pubblica, contribuendo all’emergere di nuovi virus e creando batteri resistenti che ci lasciano sempre più indifesi nei confronti delle infezioni.
Ridurre il consumo di carne
Forse il cambiamento più positivo da quando ho scritto Liberazione animale è la diffusione del veganismo. Nel 1975 era raro incontrare un vegetariano nelle società occidentali.
Ora ci sono 1,3 milioni di vegani in Gran Bretagna, ovvero il 2% della popolazione del paese. Negli Stati Uniti la proporzione di vegani varia dallo 0,5% al 6%. [In Italia i vegani sono il 6% della popolazione stando alle stime del 2020 di “Nomad Foods Europe”]. Alimenti vegani, chiaramente etichettati, si trovano in molti supermercati e molti menu di ristoranti.
Anche se ci fossero 10 volte più vegani nel mondo, questo non sarebbe sufficiente per salvare il pianeta o porre fine all’allevamento intensivo. Convincere la maggioranza delle persone agiate del mondo a ridurre almeno della metà il consumo di prodotti di origine animale sarebbe molto più efficace.
È realistico? Quando ero giovane, andavo a feste e riunioni in cui l’aria era così densa di fumo di sigaretta che anche la mattina seguente i miei vestiti ne portavano l’odore.
Non pensavo che sarebbe cambiato, ma lo è stato.
Non c’è motivo per cui le abitudini alimentari oggi prevalenti e che reggono in piedi la produzione industriale di alimenti a base animale non possano cambiare altrettanto rapidamente.
Fonte: Peter Singer, Fix your diet, save the planet, “The New York Times”, 22 aprile 2023
Prima di andare
ChatGPT inizia a mordere. Sono appena sei mesi che ha fatto la sua comparsa il motore di generazione linguistica sviluppato da OpenAI e fondato sull’intelligenza artificiale che già inizia a far sentire i tuoi effetti anche sull’economia. Le azioni di società del settore dell'istruzione sono calate bruscamente dopo che Chegg, un’azienda editech che opera in questo settore negli Stati Uniti, ha dichiarato che ChatGPT sta seriamente danneggiando le vendite. Le azioni dell'azienda sono crollate del 50%. Il warning sui ricavi è venuto anche da altre società del comparto scolastico come Pearson, Duolingo e Udemy.