Conosco bene la comunità georgiana della mia città, nella quasi totalità femminile. Da svariati anni, da questa comunità proviene l’aiuto a mia madre. Sono quindi diventato abbastanza familiare con le persone e le problematiche di queste gruppo.
Un po’ di tempo fa, un conoscente mi ha chiesto se potevo aiutarlo a trovare, all’interno di quella comunità, un supporto qualificato per un familiare. Ho chiesto più informazioni sul tipo di necessità legate a questo bisogno.
Bene, la prima cosa messa sul tavolo dal mio interlocutore è stata “chiunque sia deve avere un conto corrente bancario in modo che io possa fare dei bonifici che siano tracciabili”.
Non mi ha chiesto se la persona parlava bene l’italiano, da quanto tempo era in Italia, se aveva esperienza con le persone non autosufficienti o competenze infermieristiche per somministrare i farmaci o, al limite estremo, la sua condizione familiare o l’area di provenienza.
No, prima di tutto importava la tracciabilità dei bonifici. E non era un commercialista! Nella comunità georgiana circolavano più bitcoin che conti correnti bancari italiani, che avevano in pochissimi perché, per loro, costosi.
Il pensare burocratico aveva staccato il mio conoscente dalla realtà.
Abbiamo un problema
In Italia, ma anche nel mondo, abbiamo un problema, anzi due. La burocrazia e il modo di pensare burocratico. Il problema è enorme, perché infiltrante.
La ragion pura, la ragion pratica, la ragion logica è stata sussunta nella ragion burocratica. Un sistema di pensiero omologante, standardizzante, offuscante, avvolgente, autoreferente e castrante.
Il sistema di pensiero burocratico, sul quale Kafka ha costruito una poetica, non solo vige nell’amministrazione delle cose comuni o nelle stesse relazioni interpersonali, ma è diventata il sistema di pensiero dominante a tutti i livelli, anche nelle organizzazioni.
Ormai si guarda l’operare con il filtro del pensare burocratico o psuedo-legale. Nessuno di quelli postulati dalla grande filosofia classica o dai grandi pensatori dell’otto-novecento (quello utilitaristico, quello dell’imperativo categorico, quello classista, quello dell’ignoranza) è più in azione. Vige il filtro burocratico.
Potremmo parafrasare l’incipit del Contratto sociale di Rousseau (“L’uomo nasce libero e ovunque è in catene”) con “L’uomo nasce ed è ovunque incatenato dalla burocrazia”. Nello stesso modo, potremmo parafrasare il noto motto di Marx ed Engels (“I proletari non hanno nulla a perdere, all’infuori delle loro catene”) — che sviluppa volutamente quello di Rousseau — con “I cittadini non hanno nulla da perdere se non le loro catene burocratiche”, in una prossima rivoluzione… ognuno metta il suo aggettivo.
L’umanocrazia
Per me è Humanocracy. L’umanocrazia è la nemesi della burocrazia. Si tratta di un concetto formidabile e dirompente perché vuol dire zero burocrazia, zero pensiero burocratico, zero ossificazione, 100 per 100 liberazione.
A coniare questo termine, e a dedicarci un libro, è stato Gary Hamel, docente della London Business School. Per il “Wall Street Journal” è il business thinker più influente del mondo.
Il libro si apre con queste parole:
Cosa impedisce alle nostre organizzazioni di crescere e adattarsi ad un mondo sempre più incerto e imprevedibile? Cosa le rende incapaci di innovare, individuare il pericolo, cogliere opportunità? Cosa trattiene quotidianamente le persone che vi lavorano, cosa mina la loro creatività, il loro desiderio di realizzarsi? C’è un un’unica risposta a tutte queste domande: la burocrazia.
Lungi dall’essere una patologia esclusiva del settore pubblico, la burocrazia è di fatto la struttura sociale più diffusa sul pianeta.
Meglio non si poteva dire.
Chi è interessato a leggere un estratto, può farlo qui.
Buona lettura!
Ricevo da Paolo Manca sulla mail questo commento al post. Si tratta di un punto di vista molto interessnte che riporto di seguito. Paolo Manca già docente di Matematica finanziaia all'Università di Pisa e autore e saggista in molti campi. Il suo ultimo libro è "Ma Dio c'è?".
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Chi si occupa di organizzazione (escludo gli accademici che non sanno neppure organizzare il cassetto dei calzini) sa bene che all'interno di ogni struttura si creano gruppi di interesse che perseguono il proprio interesse sulla scorta di regole implicite risultano prevalenti rispetto alle regole formali dichiarate.
La prima regola del burocrate è dunque operare fino ad eliminare ogni corpo estraneo: ogni struttura nel suo complesso non deve avere altre finalità che osservare "il regolamento" cioè quell'insieme di regole inutili che solo il burocrate conosce e sa applicare.
Seconda regola: il regolamento è un essere vivo che cresce e si complica ogni giorno mediante lo sviluppo delle "UCAS".
Terza regola : Il burocrate è l'unico sacerdote in grado applicare il regolamento con i nemici e di interpretarlo con gli amici.
Paolo Manca
Avrei da dire qualcosa sul tuo ultimo pensierino - mi fanno venire in mente i giornalini di Sanguineti o il diario minimo di Eco. So che sai stuzzicare e provocare., e quindi e' meglio star zitti. Comunque, il fatto che il tuo conoscente sia un idiota e' un argomento fasullo che non qualifica niente. Non e' una questione di aut-aut; bisogna pensare con la dialettica le varie forme della 'burocrazia' - la prassi, l'organizazzione, il linguaggio usato, i modi di comunicare l'informazione.. Ogni ente richiede una forma di organizzazione e contabilita', sia che si tratti di una piccola ditta, una scuola, un'universita', un ospedale, un prigione, un sistema di trasporto pubblico, un dipartimento ministeriale. Tutto dipende dal suo atteggiamento verso il cittadino, dalla sua struttura gerarchica o meno, apertura o chiusura, capacita' di rinnovarsi o di subire la sclerotizzazione. Insomma, e' una questione politica e culturale. Burocrazia significa office workers. Forse perfino tu avrai parlato di backoffice senza un intento spregiativo. Per il mio libro, la burocrazia sei tu.
Questo il commento molto intelligente del mio amico David Groves, già professore di Italiano allìUniversità di Wellington in Nuova Zelanda.
Difficile dargli torto, ma lui vive in un paese a bucocrazia quasi zero, beato lui!!