❇ 2° episodio della serie “Indovina chi viene a cena? Il grande cinema!”.
Episodi precedenti:
1. Le start-up al cinema
2. Eros e Thanatos nel cinema sull’età di mezzo
3. In missione per conto di Dio
4. La scelta della persona di scienza
5. Mostruoso, morboso e insano
Buongiorno e buon inizio settimana. Oggi nient’altro che cinema.
La Torre dei Saperi
Il mio amico Paolo M. organizza, in un posto stupendo (la torre medievale che si affaccia sull’Arno a poche centinaia di metri dalla villa medicea dell’Ambrogiana che, grazie al PNRR, sarà riportata all’antico splendore dopo essere stata adibita, ahimè, a ospedale psichiatrico giudiziario) delle serate filosofiche, comprendenti pure una bella cena.
Ma chi ha avuto l’idea di trasformare una delle più maestose ville medicee in un luogo di pena e in un nosocomio per malati di mente? Ci vuole una fantasia cariata per farlo.
La villa, per lungo tempo raggiungibile da Firenze navigando sull’Arno nel paesaggio fiabesco ritratto in un famoso disegno di Leonardo, era la porta fluviale della grande tenuta di caccia dei Medici, il Barco reale.
Il Barco reale
Il Barco, subito di là d’Arno a metà del suo corso, era costituito dall’esteso perimetro del Monte Albano e delimitato da una serie di residenze medicee rinascimentali: le ville di Artimino (detta dei 100 camini), Poggio a Caiano (con magnifici affreschi del Pontormo) , La Magia e Montevettolini.
Basta un po’ la fantasia e possiamo immaginare il circolo dell’Accademia neoplatonica, stabilitasi proprio in una villa medica (quella di Careggi) per volere di Cosimo I, discutere convivialmente quelle teorie estetizzanti dalle quali scaturì tanta parte della cultura e dell’arte fiorentina dei Rinascimento.
La Torre dei Saperi è quindi il luogo perfetto, perché molto evocativo, per parlare di filosofia.
Isabella e Lady Chatterley
Tra le grandi residenze intorno al Barco reale includerei anche la Villa medicea di Cerreto Guidi dove, in un gioco erotico, trovò la morte Isabella de’ Medici, figlia prediletta di Cosimo I. Una storia alquanto piccante che il custode della villa mi raccontava con dovizia di particolari da autentico storyteller. Sinceramente non saprei se è davvero andata come lui la narrava mimandone pure gli aspetti salienti.
Ho sempre pensato, forse erroneamente, che Isabella de’ Medici abbia ispirato Lawrence per la figura di Lady Chatterley, nel celebre romanzo il cui epilogo, per fortuna, non è così tragico. Sta di fatto che lo scrittore inglese conosceva assai bene l’Italia. Scrisse anche un libro di impressioni di viaggio nel nostro Paese dal titolo Crepuscolo in Italia.
Soggiornò pure a Firenze dal 1926 al 1928 nella Villa Merenda a Scandicci dove scrisse proprio Lady Chatterley's Lover che stampò, privatamente, in mille copie, alla fine del giugno del 1928, presso la Tipografia Giuntina di Firenze.
Tra i molti film tratti dal romanzo di Lawrence va ricordato L’amante di Lady Chatterley (1981) del regista francese Just Jaeckin (solo su Deep web) con la lussureggiante attrice olandese Silvia Kristel, già vista valorosamente déshabillé in Emanuelle (1974, stesso regista, su Chili), il film capostipite del genere erotico leggero.
A proposito di eros
L’incontro che si terrà tra qualche giorno alla Torre dei Saperi lambisce proprio il tema dell’eros, rintracciato nella cultura e nella mentalità medievali.
Tra la prima parte della serata che si chiude con la cena e la seconda che prevede dei reading, l’amico Paolo mi ha chiesto di inserire un breve intermezzo cinematografico nel quale segnalo dei film, di facile reperibilità, correlati all’argomento dell’incontro che è “Il giglio ed il fico: caratteri dell'eros medievale”.
Individuare la lista dei film (v. oltre) ha richiesto una certa fatica, anche di visione: mi piace perciò condividerla, sfidandone la pazienza, con le persone che ricevono questa newsletter del lunedì.
Mi sono preso la libertà di virare l’intermezzo di cinema della serata su “Eros e Thanatos nei film sull’età di mezzo”. Si tratta di una lista personale; ovviamente, contiene molte omissioni e anche qualche forzatura.
Buona visione!
I commenti tra parentesi quadra […] sono del sidolizzatore.
Lancillotto e Ginevra
1974; regia di Robert Bresson; con Luc Simon (Lancillotto); Laura Duke Condominas (Ginevra); 1h 25m; in DVD San Paolo
Non c’è un grano di eros nell’asciutto film di Bresson. C’è invece molto del suo gemello, il senso di morte cadenzato dallo sferraglìo delle corazze, dallo scalpicciare dei cavalli disarcionati che patiscono la violenza insensata degli uomini. Solo la raccapricciante scena finale, esposta in tutta la sua crudezza, è la cifra con cui il regista ritrae la drammatica fine del sodalizio d’onore dei cavalieri della Tavola rotonda e del sodalizio d’amore tra Lancillotto e Ginevra.
Spunto di riflessione: La purezza è il culmine dell’eros. [Ma di purezza si muore].
Trilogia della vita
Decameron, I racconti di Canterbury, Il fiore delle mille e una notte
1971-1974; regia di Pier Paolo Pasolini; con Ninetto Davoli, Franco Citti, Laura Betti, Ines Pellegrini; 6h 15m; su YouTube
C’era una volta la brama di vita e un tempo nel quale quella brama si materializzava nell’erotismo spontaneo e arcaico dei corpi innocenti. Poi venne il potere e il capitale a sovvertire questo stato di felice spontaneità. Accadde che la gente ne smarrì la pratica e il senso, rimossa e sostituita dalla frode del consumismo. Tre film che mostrano quel mondo perduto e travalicano, come le opere che ne sono l’ispirazione, il tempo, le mode e i costumi. Nel film conclusivo della trilogia, Il fiore delle mille e una notte, Pasolini raggiunge una vetta insuperata del suo cinema di poesia. Costumi, scenografie e location straordinari. Poi Pasolini ha “abiurato” la trilogia.
Spunto di riflessione: Il corpo è bellezza. La proibizione è immorale.
Il settimo sigillo
1957; regia di Ingmar Bergman; con Max von Sydow, Gunnar Björnstrand, Bengt Ekerot; 1h 36m; B/N; su Prime video, Apple TV a noleggio
Ecco che il nobile cavaliere Antonius Block ritorna dalle Crociate e chi trova ad attenderlo? La morte incappucciata con la falce. Antonius ottiene, però, un rinvio: tutto si giocherà in una partita finale a scacchi. In questo iato il cavaliere affronta un viaggio che lo costringe a confrontarsi con il dolore, la paura, la distruzione della peste, con l’ignoto, ma anche con la vitalità e la voglia di vivere. Finché arriva l’ultima ora, quella dello scacco matto perché alla morte “niente e nessuno sfugge”. E invece qualcosa le sfugge. Immenso capolavoro del cinema di tutti i tempi.
Spunto di riflessione: Pure il Partito comunista cinese viaggia con la falce e gioca a scacchi con il mondo. Ci sta aspettando per darci scacco matto? [Sì, ma arriverà prima la falce].
Racconti immorali
1974; regia di Walerian Borowczyk, Florence Bellamy (Lucrezia Borgia), Jacopo Berinizi (Papa Alessandro VI); Lorenzo Berinizi (Cesare Borgia); 1h 45m; su Prime Video
Film a episodi nel quale l’erotismo è spogliato di qualsivoglia sovrastruttura ed è esposto nella sua essenza di corpi, desiderio e carnalità. Una vera e propria sfida al “comune senso del pudore” che fu raccolta già all’epoca e che forse oggi neppure potrebbe esistere. In rigorosa decrescita temporale si arriva all’episodio di Lucrezia Borgia dove nelle stanze vaticane tra crocifissi e paramenti sacri si consumano gli “scandalosi comportamenti” la cui furiosa denuncia condurrà il frate Girolamo Savonarola al rogo. Molto esplicito, nonostante i tagli imposti dalla censura e dal comune senso del pudore.
Spunto di riflessione: Papa Francesco farà la fine del Savonarola denunciando certe abitudini di ecclesiastici e credenti? [Francesco ha un’enorme intelligenza triste; la curia è solo furbacchiona].
Andrej Rublëv
1966; regia di Andrej Tarkovskij; con Anatolij Solonicyn; 3h 26m; B/N; su Film Box, YouTube (russo con sottotitoli in inglese)
Russia del 1400 attraversata da violenza e razzie. Il pittore errante Andrej Rublëv ha deciso di smettere di dipingere e perfino di parlare. Nel suo desolato errare tra guerra, terrore, torture e morte, si imbatte in un miracolo della vita: il giovane figlio di un mastro campanaro, morto con il suo segreto, forgia una enorme campana di bronzo scongiurando l’efferata rappresaglia dei tartari invasori. Tutti si sciolgono in un pianto liberatorio e Rublëv decide di tornare a parlare e dipingere.
Spunto di riflessione: Dal fango spesso scaturisce la vita. [VERO, perdìo! L’ho (ri)visto tutto – 4 ore – la notte precedente la maturità, solo per il tripudio finale dell’apparizione dei colori…]
Mandragola
1965; regia di Alberto Lattuada; con Rosanna Schiaffino, Philippe Leroy, Romolo Valli, Totò; 1h 37m; su YouTube
Regista colto, raffinato, molto sensibile al fascino dei sensi, con questo film Lattuada inaugura, come leggiamo su Wikipedia, il genere cinematografico “decamerotico colto”. Questa Mandragola è un assai libero adattamento della commedia di Machiavelli con svariate aggiunte. Leggo che l’arcivescovo di Urbino, città in cui fu in parte girato il film, vietò a Lattuada e alla sua troupe l’accesso ai conventi e a ogni edificio ecclesiastico dell’urbinate. Una meravigliosa Rosanna Schiaffino nella parte di Lucrezia Calpucci. Volto ben poco fiorentino quello di Philippe Leroy nella parte di Callimaco.
Spunto di riflessione: Il desiderio non ha bisogno di vestire Prada. [VERO, però aiuta…]
Maraviglioso Boccaccio
2015; regia di Paolo e Vittorio Taviani; con Lello Arena, Kasia Smutniak, Carolina Crescentini, Riccardo Scamarcio, Kim Rossi Stuart; 2h; su Prime Video, RaiPlay
Questo “maraviglioso” Decameron è un colto divertimento dei Fratelli Taviani, ultraottantenni al ciak del film. Le cinque novelle boccaccesche scelte dai registi sono svolte in modo casto, cortese e idealizzato. Non vi ritroviamo affatto il mondo popolare, corporeo e materiale di Pasolini, ma quello cavalleresco permeato di valori di fedeltà, lealtà, gentilezza e nobiltà d’animo. Il disordine pasoliniano si muta in una prospettiva di ottimismo e in un atto di fiducia nei confronti dei giovani e del futuro. Si potrebbe interpretare come il testamento etico dei due registi toscani.
Spunto di riflessione: I giovani sono il futuro del mondo. [VERO, però aiuta poco…]
Romeo e Giulietta
1968; regia di Franco Zeffirelli; con Olivia Hussey, Leonard Whiting; 2h18m; su Prime Video
Film raffinato, estetizzante ed elegante che si è aggiudicato due premi Oscar e infiniti riconoscimenti anche da parte della critica più severa. Interpreti due attori giovanissimi, ancora minorenni: Olivia Hussey 16 anni e Leonard Whiting 17. Zeffirelli voleva rimanere aderente al testo shakespeariano che segue due adolescenti nella Verona dilaniata dalla rivalità tra le famiglie dei Capuleti e dei Montecchi. Il film, permeato di un sottilissimo erotismo che scaturiva dalla grazia dei gesti e delle posture dei protagonisti (di cui era facilissimo innamorarsi), incappò nelle furie della censura in Italia e negli Stati Uniti. Alla Hussey fu addirittura proibita la visione della scena dove scopre il seno. Sembra che abbia detto al censore: “Signore, io lo vedo tutte le mattine”. Superba la fotografia d Pasqualino De Santis e i costumi di Danilo Donati, entrambi premiati con l’Oscar. Zeffirelli al top.
Spunto di riflessione: Fratelli, a un tempo stesso, Amore e Morte / Ingenerò la sorte… [Eh, Giacomino sì che se ne intende].
Il racconto dei racconti
2015; regia di Matteo Garrone; con Salma Hayek, Vincent Cassel, Toby Jones; 1h 34m; su Netflix, RaiPlay
Grande prova di Matteo Garrone che ha ottenuto sette minuti di applausi alla proiezione a Cannes e ben sette David di Donatello. Muovendosi tra location bellissime sulle quali insiste e indugia la macchina da presa e nelle quali si dispiegano i comportamenti dispotici e nefandi di regine e re spogli di pietà e morale, il finale del racconto dei racconti sembra suggellare l’affermazione della passione, della solidarietà e del desiderio sull’ossessione, l’inganno e l’indecenza. Il “sembra” però è d’obbligo. Coraggioso e intenso il discorso sulla diversità.
Spunto di riflessione: L’oscenità del potere, l’energia della diversità.
Dante
2022; regia di Pupi Avati; con Sergio Castellitto, Alessandro Sperduti, Carlotta Gamba; 1h 34m; Al cinema
Un tema davvero difficile da svolgere al cinema quello della vita di Dante Alighieri. Pupi Avati ci riesce ammirevolmente affidandosi alla mediazione di Giovanni Boccaccio e al suo Trattatello in laude di Dante. Vediamo un Dante-persona nella sua dimensione terrena e concreta di giovane, di innamorato, di soldato, di priore e ambasciatore, di profugo e di poeta che va sempre con i suoi pensieri alla città e agli affetti che ha lasciato e che non avrà occasione di ritrovare. C’è molta poesia dei sentimenti. Stupisce il fatto che nessuna scena sia stata girata in Toscana e che neppure il film abbia ottenuto il contributo della Toscana Film Commission che si sarebbe affiancato a quelli delle regioni Emilia Romagna e Umbria che hanno elargito.
Spunto di riflessione: Firenze ha ancora un conto aperto con Dante? (Eccome !!! Deve ancora chiedergli scusa per l’esilio).
Ultima segnalazione, ma solo per i duri.
Il cuore del tiranno. Boccaccio in Ungheria
1981; regia di Miklós Jancsó; con György Cserhalmi, Ninetto Davoli; 1h 42m: su Internet Archive (qui, solo in ungherese)
Ho visto questo film in ungherese e pertanto ne parlo con una certa difficoltà. Film caotico, anarcoide, magmatico richiama anche un certo surrealismo del primo Buñuel. È la pienezza dell’inconfondibile stile del regista ungherese. In questa pellicola Jancsó spiluzzica dai suoi grandi maestri, Fellini per certe scene circensi, oniriche e visionarie, e Antonioni per la tecnica del piano sequenza. Ma il minestrone è gustoso. Il film è una invettiva corrosiva, bruciante e definitiva contro il potere liberticida. Bello e quasi impossibile da guardare.
Spunto di riflessione: non tutti sono quelli che dichiarano di essere. Bisogna fare attenzione alle mentite spoglie.
Prima di andare
Mymovies su Apple Tv. È possibile scaricare su Apple Tv la bella applicazione di MYmovies che dà accesso alla visione dei film che sono proiettati nei festival, irraggiungibili sugli altri servizi di streaming. Segnala pure i film in programmazione in tutte le sale italiane. A breve sarà disponibile anche sulle Smart TV con Android. Evviva MYmovies! Bello averci contribuito.
Ultime riflessioni del sidolizzatore: Marco Ferreri, La grande bouffe, forse però è indelicato in una serata dedicata a placide riflessioni erotico-filosofiche.
Invece, Tampopo di Juzo Itami (1985 su FimBox) calza a pennello, in tutti i sensi.
Spunto di riflessione: eros e cibo, altro che Thanatos.