di Riccardo Ciuti
Primo episodio di 4 della serie “Una coincidenza tira l’altra”
Episodi pubblicati:
1. Coincidenze che coincidono
2. Coincidenze fatali o quasi
3. La maledizione del 27
4. Una coincidenza è una coincidenza, due un indizio, tre una prova

Prima di tutto la copertina. Totò, che interpreta il ragionier Antonio Guardalavecchia, si rivolge al collega Colabona (Peppino de Filippo) e lo apostrofa con queste parole: “Il pericolo ci sovrasta, in questo ufficio c'è uno jettatore: non uno jettatore da poco, ma uno jettatore ereditario. Il nonno era imbarcato sul Titanic e fu l'unico superstite del naufragio. Lo sbarcarono a Messina e la notte stessa venne il terremoto. Saranno coincidenze che coincidono, ma una coincidenza oggi, una coincidenza domani…”.
Buongiorno e buon lungo fine settimana.
Anticipiamo al mercoledì l’invio della nostra periodica NL, perché da domani parte un lungo fine-settimana pre-natalizio che per i milanesi è già iniziato.
Dopo la serie 21° secolo, piuttosto impegnativa con post inevitabilmente densi, ho chiesto al mio amico Riccardo Ciuti, chimico, umanista ed esperto di rischio alimentare, se aveva qualche buona idea per una serie di articoli su un tema ameno e più accessibile.
Ciuti mi ha detto che poteva preparare qualcosa a proposito delle coincidenze, per le quali aveva raccolto una discreta fenomenologia. Ciuti, che viene da studi e da esperienze di tipo scientifico e medico, può davvero sorprenderti con alcuni suoi interessi che coltiva con coriacea assiduità. E sia per le coincidenze!
Coincidenza e coincidenze
La parola coincidenza mi ha fatto subito venire in mente una battuta surreale di Totò ancora nel film della copertina. Dice Totò: “È tua sorella? Che coincidenza! E da quando lo è?”. Una battuta insensatamente sensata.
Quando ero in MYmovies, insieme ad alcuni colleghi, ogni giorno dedicavamo una mezzoretta dopo pranzo a raccogliere le migliori battute dei film che poi pubblicavamo in calce alla scheda del film. Un’attività che avevamo denominato “il dentista” perché alla fine si trattava di cavare alcune frasi salaci da una sequenza di fotogrammi. Ne abbiamo raccolte a migliaia che ancora sono sul sito. Poi ce le hanno copiate tutti. Internet è una pallina rimbalzina.
Con coincidenza mi sovviene anche il viaggiare. Passando molto tempo sui treni ho notato che gli annunci a bordo non parlano più di “coincidenza”, ma di “corrispondenza”. Che sia il riflesso condizionato dell’inglese o altro? Non saprei, sta di fatto che coincidenza tende a sparire nel linguaggio dei trasporti. Peccato perché era più pregnante di corrispondenza, designava un movimento sincronizzato con quello in corso. Quasi una legge della meccanica. Corrispondenza, in italiano, fa venire in mente i carteggi commerciali. C’entra niente con i treni o gli aerei.
Prima di raccontaci alcuni casi eclatanti di coincidenze, il nostro Ciuti vuol spendere qualche paragrafo nell’introdurre una teoria delle coincidenze.
Buona lettura!
Il déjà-vu
Introduco il tema rifacendomi a quello che ha scritto sull’argomento l’antropologo americano Frank Joseph autore del libro Il potere delle coincidenze.
La telefonata di un vecchio amico che non sentivamo da anni e al quale un istante prima avevamo pensato, la sensazione di doverci recare per qualche oscuro motivo in un dato luogo, un oggetto che cercavamo da tempo e che, inaspettatamente, ci viene donato da una persona ignara della nostra ricerca… sono tutte coincidenze che si spingono al di là del semplice caso e che non è possibile accantonare come eventi fortuiti.
Quante volte anche a tutti noi capita di esperire coincidenze assolutamente inspiegabili: di sognare qualcosa che quindi si avvera, di pensare a qualcuno ormai dimenticato che poi si incontra, di avere l’impressione di essere già stati in un posto. In maniera analoga ci si stupisce quando si avverte che un luogo mai visto lo si ricorda come familiare, come un’esperienza già vissuta.
Si parla in questo caso del fenomeno detto déjà-vu, termine francese che si può rendere letteralmente con “già visto”. Sono eventi o situazioni che si possono catalogare con il termine “coincidenze”. Ricordiamo che il termine “coincidenza” è una parola latina che significa “cadere insieme” e indica un fatto accidentale che capita in concomitanza con un altro evento in modo del tutto inaspettato e casuale.
Quando si può parlare di coincidenza
La coincidenza per essere significativa deve, quindi, avere queste caratteristiche:
deve provocare nel soggetto un'intensa emozione;
i fatti non devono essere collegati tra loro da un rapporto di causa effetto;
la coincidenza deve avere un significato simbolico.
Coincidenze, sintetizzando, sono tutti quegli avvenimenti che sfuggono a spiegazioni logico/razionali ma che difficilmente possono essere attribuite al caso.
Per questo, da sempre, destano curiosità e affascinano. A volte sembra addirittura che l’incontro di due situazioni, senza alcuna relazione tra loro, avvenga per intervento di forze superiori più che per causalità.
Anche l’ipotesi del caso ha stimolato molte riflessioni e generato enormi interrogativi tra filosofi ed esoterici. Il caso è una forza che si presenta già all’origine stessa della vita con una forza enigmatica poderosa. Perché nasciamo? Perché in quella famiglia, in quel paese, in queste circostanze e non, piuttosto, in altre? Per tutto questo, c’è qualche ragione intelligibile o è il caso con il suo caos e la sua indicifrabilità?
Secondo il poeta e drammaturgo romantico Friedrich Schiller il caso non c’entra niente? Scrive in proposito:
Non esiste alcuna casualità e ciò che viene presentato come casuale emerge dalle fonti più profonde.
Una teoria delle coincidenze
E qui c’è lo spazio per la nascita di una moltitudine di teorie. Da quelle che si basano sulle statistiche fino alle teorie che vedono in questi fenomeni un intervento sovrannaturale.
Uno dei primi a interrogarsi sul caso e sulle coincidenze è stato Ippocrate, il padre della medicina. Secondo questo saggio greco tutti i componenti dell’universo sono legati da “affinità occulte”. In altre parole, secondo Ippocrate, vi sono delle leggi che spiegano il tutto, ma sono ancora da scoprire.
Ma le teorie più strutturate sono state elaborate nell’ambito della psicanalisi. È qui troviamo Karl Gustav Jung. Questo terapeuta e pensatore, prima seguace di Freud e poi fondatore di una propria scuola, ha dedicato un’ampia parte del suo lavoro a questo fenomeno. È stato Jung ad introdurre l’interessante concetto di “sincronicità”. A questo concetto il pensatore svizzero ha dedicato un intero libro pubblicato in italiano da Bollati Boringhieri.
La teoria della sincronicità di Jung
Cos’è la sincronicità per Jung? È quel concetto che afferma che la maggior parte degli eventi della nostra vita hanno un significato preciso e accadono per una ragione. In altre parole, nulla accade per caso ma tutti gli eventi sono un insieme di coincidenze, che non sono per niente concomitanze dovute al caso, bensì sono nessi acasuali.
Nei suoi studi Jung enumera alcuni casi di sincronicità accaduti ai suoi pazienti:
Un signore si reca a comprare un vestito blu e gli viene recapitato un vestito nero, proprio il giorno della morte del fratello.
Una signora sogna una volpe e il giorno successivo trova una volpe sulla strada.
Durante un diverbio tra Jung e Freud, che presagiva la rottura della scuola psicoanalitica, si udirono due grandi schianti nella libreria della stanza dove i due stavano discutendo.
Una paziente stava raccontando un sogno nel quale era presente uno scarabeo dorato. Proprio durante la seduta, Jung sentì “qualcosa” sbattere contro il vetro della finestra dello studio tale da attirare la sua attenzione. E quale sorpresa fu, quando, andando a controllare, vide che si trattava proprio di uno scarabeo.
La sincronicità tende a palesare una situazione stagnante del subconscio, sviluppando una sorta di chiaroveggenza che lega il presente con una situazione trascorsa per radicare la consapevolezza sulla necessità di un cambiamento.
Il noto filosofo Arthur Schopenhauer formulò una teoria simile. Scrive in Parerga e paralipomena (edito da Adelphi).
Il destino di un individuo si conforma al destino dell’altro, e ciascuno è l’eroe del proprio dramma, pur intervenendo al tempo stesso come comparsa del dramma altrui. Tutto ciò indubbiamente è qualcosa che supera ogni nostra facoltà di comprensione.
Freud negazionista
Sebbene la teoria di Jung sia molto affascinante, non è l’unica a spiegare le coincidenze e il caso.
Freud, il padre della psicoanalisi e maestro dello stesso Jung, la pensava in modo molto diverso dal suo allievo prediletto. Per Freud la coincidenza non esiste di per sé. È l’essere umano che la costruisce proprio per il suo inveterato vizio di dare significato a tutto quello che gli succede. Un’altra ragione è che le nevrosi spingono a rivivere situazioni traumatiche.
Per la psicoanalisi classica, nessun elemento della realtà possiede significato di per sé. È la persona a conferirglielo in funzione dei suoi desideri e dei suoi traumi. Ecco perché vediamo coincidenze anche laddove non ce ne sono.
Interpretando l’opinione di Freud, si potrebbe mettere così.
Sono passato da quella strada proprio quel giorno nel quale ho incontrato la persona che è diventata l’amore della sua vita, eppure mi era accaduto altre 30 volte di incrociare persone che però non sono diventate l’amore della sua vita.
Di fatto “l’amore della vita” incontrato in quel modo può essere una pura fantasia.
L’entanglement
Interpretabile alla luce della sincronicità è infine l'entanglement, una proprietà in forza del quale la proprietà di una particella risulta capace di influenzare istantaneamente il corrispondente valore di un'altra particella situata a distanza remota.
Recentemente in vari laboratori nel mondo si è potuto verificare sperimentalmente la vericidità del fenomeno dell’entangelement riuscendo a far interagire a distanze enormi due fotoni precedentemente intrecciati.
Proprio quest’anno il premio Nobel per la Fisica è stato assegnato, guarda il caso, ai fisici A. Aspect, J. F. Clauser e A. Zeilinger “per gli esperimenti con i fotoni entangeled”.
Il fenomeno potrebbe spiegare forse la telepatia e la capacità degli uccelli migratori ad orientarsi nello spazio.
Forza delle coincidenze.
Riccardo Ciuti, chimico formazione, ha diretto per molti anni un laboratorio di farmaco-tossicologia al policlinico di Careggi. È stato docente alla Scuola di specializzazione di Biochimica-Clinica all’Università di Firenze e attualmente, in maniera periodica, tiene corsi sul tema del “rischio alimentare”. Da questa sua attività ha ricavato il libro Rischi alimentari, le insidie che si nascondono sulla nostra tavola, edito da goWare nel 2019. Cultore e appassionato d’arte ha pubblicato sempre con goWare Alla scoperta dei cenacoli di Firenze. Adesso sta lavorando a un libro sui monasteri e i conventi femminili a Firenze.