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Ricevo da Lisa Badocco questo lungo e bel commento che pubblico volentieri.

Germania: curioso che ti metta ansia. Penso che faccia questo effetto a chi ne ha una conoscenza un po’ da lontano, che non riesce totalmente a scalzare l’idea che i tedeschi siano “ nemici”. Io la Germania la conosco bene, anche da dentro, e devo dire che, mentre l’Inghilterra, nonostante il mio lavoro di interprete, mi è sempre sembrata un po’ sconosciuta (non sono mai riuscita a scoprirne il velo e l’unica amica che mi ero fatta a suo tempo era un’irlandese), in Germania ho molti amici.

Certo, aiuta molto parlare la lingua, ma loro sono eccezionali nell’aiutarti a impararla. Ho imparato un sacco di risvolti della loro “vita interiore”, non so come spiegare, tra la lingua e il modo di vivere c’è un connubio interessantissimo e, se ci stai dietro, entri in tantissimi mondi, che poi ti danno ricchezza.

Fin dagli anni ’70 ho conservato un sacco di amici, bisogna dire della Germania del Sud (piuttosto diversa dal Nord, almeno in base alle mie esperienze di lavoro come interprete). Ci sentiamo e ci vediamo abbastanza spesso e mi hanno aiutato a capire che “diverso è bello”.

Mi piacerebbe molto sviscerare il legame tra lingua e carattere di un popolo, ne verrebbe forse un bel libro, ad essere capaci di scriverlo.

Sai com’è: un giorno vai a cena da amici portando una pianta, per strada la carta si rovina, la elimini e poi ti scusi “che la pianta è senza carta” e loro ti spiegano che “in Germania è buona regola eliminare la carta”. Il nostro galateo direbbe di lasciare sempre un piccolissimo pezzo di cibo sul piatto, per far vedere che non hai più fame, mentre lì è di regola mangiare proprio tutto, altrimenti sembra che non ti sia piaciuto. Se ti chiedono, “Cosa vi posso offrire?”, mentre noi diciamo qualcosa tipo “va bene tutto, grazie”, loro devono dire esattamente cosa vogliono (“un succo d’arancia, grazie), perché altrimenti metterebbero in imbarazzo i padroni di casa, che non sarebbero sicuri di offrire qualcosa di veramente gradito. Insomma tutti questi piccoli dettagli che mostrano il carattere di un popolo. Come la sincerità. Sono sinceri fino a sembrare quasi antipatici e trovano strane le nostre cerimoniosità.

Però farebbero fatica senza “le estati da noi”. Secondo me siamo diversissimi ma commensurabili.

Loro hanno questa loro rigorosità, dicono “Buon mattino” e Buon pomeriggio”, che per carità non ci si confonda, ma secondo me adorano la nostra fantasia e la nostra capacità di essere un po’ approssimativi, perché loro non riescono ad averle.

Noi diciamo “tra cinque, dieci minuti”, nossignori, loro devono dire “tra cinque e sette minuti” (mai di più). Curiosa è la storia dei “5 minuti”. Qundo lavoravo nelle fabbriche e il tecnico italiano doveva andare magari a prendere qualcosa in ufficio, diceva: “torno tra cinque minuti”. Non facevo in tempo a tradurre, che i tecnici tedeschi scoppiavano a ridere “5 italienischen Minuten” (5 minuti italiani)! Non sopportavano l’idea che potessero diventare 10. Ho dovuto spiegare mille volte che per noi il concetto di 5 minuti è di per sé approssimativo, vuol dire, “tra un po’”.

Sempre nel Sud, sono bravi a divertirsi. Si godono la vita. La mia amica di Costanza dice che “è dove c’è vino”. Secondo la sua teoria, nelle zone della Germania dove si produce vino, la gente si sa divertire (anche perché, secondo lei, circolano soldi e si vive bene. Tesi tutta da verificare, ma simpatica). Ma naturalmente per capacità di divertirci noi non siamo secondi a nessuno.

A fine agosto sono stata all’Aquila, beccando in pieno “la Perdonanza”, una festa che dura una settimana, e ho avuto la gioia di vedere L’Aquila in piena vita e molto ristrutturata.

Al ritorno ho cercato di spiegare all’amica di Heidelberg tutta la faccenda di Celestino V e del fatto che avesse concesso un’indulgenza GRATUITA (sollevando le ire di Benedetto Caetani, il futuro Bonifacio VIII, dell’imperatore e compagnia), un’indulgenza che nessuno è mai riuscito ad eliminare (neanche Bonifacio quando diventò papa). Dopo il faticosissimo racconto, ho concluso : “e così da più di 700 anni si fa una festa”. Commento della mia amica : “Voi italiani trovate sempre un motivo per fare una festa!” E io: “ A cui non vedete l’ora di partecipare!”. Infatti è così.

Secondo me hai “sbagliato” andando a Bonn. Berlino è assolutamente fantastica e per la musica ci sono tantissimi posti dove puoi avere un godimento completo:

Heidelberg, con il suo Sommerfestival, che si svolge, se possibile nel cortile del castello ( se brutto tempo, nelle cantine del medesimo)

è un incanto;

poi ti potrei segnalare Lipsia dove, nel duomo, ho ascoltato (le prove purtroppo) un concerto di Bach (e chi altri poteva essere?).

Ti segnalo qui un viaggio- sorpresa che potresti fare: L’ex DDR. Lipsia è davvero una sorpresa, con tutte quelle librerie e la musica. Poi ovviamente Dresda, da riempirsi gli occhi con l’arte.

Poi Weimar e Erfurt (a Erfurt una domenica volevamo prenotare una camera in un “albergo”, ma ci hanno detto che la domenica non c’era nessuno per prenotare (si poteva entrare se si era già prenotato). Dopo abbiamo scoperto perché: “l’albergo” era un convento, l’antico convento dov’era vissuto lo stesso Lutero e giustamente di domenica non prenotavano...

Poi la “Svizzera Sassone” una zona mozzafiato della Sassonia... provare per credere.

E a Weimar, vicino a Erfurt, cosa c’è? ovviamente il Bauhaus!

Interessante questa vostra storia delle donne del Bauhaus e della loro posizione, in fin dei conti, di secondo piano. Mi ha colpito il fatto che tutte, all’inizio, fossero state indirizzate al laboratorio di tessitura. Grazie davvero, un “angolo di cultura” su cui non mi ero mai soffermata. C’è sempre qualcosa

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Condivido totalmente questo commento e spiego anche perché scrivo che la Germania mette ansia, anche se mi riferivo non tanto alla mia particolare ansia quanto a quella di molti cittadini europei. Indubbiamente la Germania è speciale da questo punto di vista.

Per quel che concerne Berlino e la DDR, dopo l'unificazione ho visitato Berlino e anche la ex-Germania est. Città belissime, un po' addormentate.

Ti dico anche perché nutrivo una certa preoccupazione ad andare nella Berlino divisa del muro.

Una volta sono stato lì (nel 1974, forse?) con un amico che conosceva Berlino molto bene e lavorava come pizzaiolo nella parte Ovest. Un giorno, che mi ero recato a trovarlo, abbiamo conosciuto due ragazze della parte Est e abbiamo promesso di andare da loro alla sera con delle pizze.

L'amico aveva un'auto. Abbiamo preso quattro pizze bollenti e ben condite e un paio di birre. Per evitare che macchiassero la tappezzeria del sedile posteriore abbiamo poggiate i cartoni su un numero spiegato della rivista Der Spiegel. Quando siamo arrivati al Charlie, i vopos hanno guardato dentro l'auto, sollevato le pizze e hanno visto lo Spiegel. Fine del mondo. Mitra puntati e abbiamo passato tutta la notte nella garitta mentre loro smontavano la macchina e telefonavano a destra e a sinistra. Poi ci hanno mandati indietro non prima di averci schedato e redatto un rapporto. Le due belle ragazze bionde non le abbiamo più viste. Ufficialmente eravamo dei pericolosi turbatori della gioventù tedesca.

Per questo ti dico che ancora Berlino mi trasmette l'alito pesante della storia.

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