di Mario Matteini
[Sesto episodio, terza puntata della serie “La password nella storia”]
Post pubblicati:
1. La lingua che discrimina
2. La parola d’ordine da Ificrate a Lamarmora
3. Le societá segrete dell’ottocento
4. L’inutile strage della Grande guerra
5. Parole di liberazione
6. Le spie della guerra fredda | 6.1 La temeraria Martha | 6.2 Polyakov, la talpa gigante al Cremlino | 6.3 Lost in translation
7. Come ai tempi della Guerra fredda
8. Dalla realtà alla finzione
9. Usare bene la password
Buongiorno e buon fine settimana.
Lo scenario europeo non è l’unico teatro dove si rappresenta la guerra fredda. Esiste un altro e forse più arroventato palcoscenico dove la guerra è anche guerreggiata, oltreché di spie, di servizi segreti e di parole d’ordine. È la Palestina la cui lunga e dolente ombra arriva fino ai nostri giorni.
In un altro lembo di terra, dalla parte opposta del mondo, intanto si va sviluppando una crisi che porta le valigette nere con i codici nucleari ad aprirsi nelle situation room della Casa bianca e nella cripta del Cremlino. Quella americana si chiama Nuclear Football e quella russa Cheget.
È la crisi dei missili di Cuba la cui risoluzione, inaspettatamente, apre la strada a un primo tentativo di distensione nei rapporti tra le due grandi potenze.
Il nostro Mario Matteini si è paracadutato in questi due pericolosi territori per portare fuori due storie che sembrano davvero inverosimili, ma ci sono state davvero.
Buona lettura!
A Gerusalemme
La Gerusalemme separata
Siamo nel 1948, la guerra è finita e i trattati di pace sono stati firmati da un anno, ma il mondo è tutt’altro che pacificato. In diverse aree esistono situazioni di elevata conflittualità. Una di queste è il Medio Oriente e in particolare la Palestina, dove il contrasto fra arabi ed ebrei si fa sempre più acceso.
Dal novembre del 1947, dopo risoluzione dell’ONU che prevede la spartizione della Palestina in due stati, uno arabo e uno ebraico, con Gerusalemme zona separata sotto l'amministrazione dell'ONU, sono scoppiati violenti scontri fra organizzazioni paramilitari sioniste e guerriglieri palestinesi, appoggiati da volontari ebraici.
Il governo provvisorio israeliano decide di far ricorso a militari esperti per organizzare il suo esercito. Uno di questi è David Daniel Marcus, colonnello dell’esercito degli Stati Uniti.
Arriva in prestito il generale Marcus
È un militare di grande esperienza, che ha partecipato allo sbarco in Normandia e ha contribuito alla redazione dei termini di resa dell’Italia e della Germania. Alla fine della guerra è stato nominato capo della divisione crimini di guerra e ha partecipato all’organizzazione del processo di Norimberga.
Nel gennaio del 1948 diventa dunque consulente militare per l’organizzazione dell’esercito israeliano. Il 14 maggio dello stesso anno il governo provvisorio guidato da Ben Gurion proclama la nascita dello stato di Israele. Poche ore dopo il nuovo stato viene attaccato da Egitto, Siria, Libano e Transgiordania.
Gerusalemme è teatro di violenti combattimenti tra le forze israeliane e l’esercito transgiordano, che riesce a conquistare la città vecchia e sottopone la popolazione ebraica a un duro assedio. È in questo momento che il colonnello Marcus, nominato generale dell’esercito israeliano, assume il comando delle operazioni e riesce a liberare Gerusalemme dall’assedio.
Shot in translation
Il 29 maggio l’ONU impone una tregua, che entrerà in vigore l’11 giugno. Il giorno prima, poche ore prima del cessate il fuoco, non riuscendo a prendere sonno, Marcus esce per una passeggiata notturna dal quartier generale, situato in un monastero nei pressi di Gerusalemme. Ha addosso un lenzuolo bianco, che lo fa sembrare un arabo.
Al rientro la sentinella non lo riconosce e chiede la parola d’ordine. Marcus, che conosce pochissimo la lingua ebraica, non riesce a dare la riposta corretta. La sentinella fa fuoco. Colpito al cuore, Marcus muore all’istante.
Il suo corpo, dopo un servizio funebre celebrato a Tel Aviv, viene portato a West Point per la sepoltura. Nel 1966 uscirà il film Cast A Giant Shadow (in italiano “Combattenti della notte”, su MGM accessibile da Prime Video), ispirato alla sua vita, con attore protagonista Kirk Douglas.
A Cuba
La Santa Barbara di Cuba
Altra area calda del pianeta è l’America latina, dove permane una situazione di grave instabilità. Eventi rivoluzionari, colpi di stato e regimi dittatoriali contrassegnano la storia di numerosi paesi latino-americani.
Cuba è teatro di duri scontri fra le truppe del dittatore Fulgencio Batista e le forze rivoluzionarie guidate da Fidel Castro.
Sbarcati a Cuba alla fine del 1956, i castristi sono stati costretti dalla dura reazione delle truppe governative a rifugiarsi nella Sierra Maestra. Qui cercano di riorganizzarsi e di ingrossare le fila dell’esercito rivoluzionario, facendo leva sulle misere condizioni della popolazione contadina.
Una fine peggiore delle zanzare
Agli inizi del 1957 preparano un’azione decisiva: l’attacco della caserma dell’esercito di Batista a Marina de La Plata. Sulla strada incontrano Chico Osorio, un signorotto locale, sostenitore di Batista.
È ubriaco ed è facilmente tratto in inganno da Castro, che dice di essere un colonnello dell’esercito lealista. Orosio si vanta di aver malmenato e ucciso diversi contadini e dice che, se incontrasse Castro, gli farebbe scoppiare il cervello.
Fra una vanteria e l’altra rivela anche la parola d’ordine per entrare nella Caserma, che è “Mosquitos“ (zanzare).
All’alba del 17 gennaio scatta l’attacco alla caserma. I militari batistiani, colti di sorpresa, vengono sbaragliati in breve tempo. Orosio viene giustiziato. La guerriglia continuerà con progressivo allargamento, fino alla insurrezione dell’Avana nel gennaio del 1959, seguita dalla fuga di Batista.
La corona di spine di Cuba
Sotto il governo di Castro, che instaurò un regime socialista legato all’Unione Sovietica e adottò una politica economica ostile agli interessi statunitensi, Cuba diventò una spina nel fianco per gli Stati Uniti, da sempre interessati a mantenere il controllo sul continente.
Nel 1961 tentarono, senza riuscirvi, di rovesciare Castro. Nel 1962, la scoperta di basi missilistiche installate dall’URSS sull’isola provocò un gravissimo contrasto fra USA e URSS.
Dopo due giorni di frenetiche trattative tra Kennedy e Kruscev, la crisi si risolse con lo smantellamento delle basi missilistiche da parte dell’URSS e la promessa statunitense di rispettare l’indipendenza di Cuba.
Una tensione lunga mezzo secolo
La crisi di Cuba, che tenne in ansia il mondo intero per la paura dello scoppio di un nuovo conflitto mondiale, fu una delle più gravi del periodo della cosiddetta “guerra fredda”.
Iniziato subito dopo la fine del secondo conflitto mondiale, esso si caratterizzò per la contrapposizione fra USA e URSS a livello planetario.
Una contrapposizione che non portò mai allo scontro diretto, ma che si espresse comunque anche attraverso il confronto militare in alcune aree regionali.
Entrambe le superpotenze si impegnarono in una costante corsa agli armamenti e fornirono sostegno finanziario e militare a numerosi paesi in conflitto in varie zone del pianeta.
Prima di andare
Spencer. È approdato su Prime video un film un po’ speciale per l’idea del regista e degli sceneggiatori cileni di fare della storia della principessa Diana una favola nera e per la straordinaria interpretazione di Kirsten Steward che da sola regge la scena per un’ora e 51 minuti. È stata candidata all’Oscar e dovevano darglielo!
Alert! Segue uno spoiler.
Il momento per me più significativo è quando Diana si lava le mani con una tale intensità come se volesse nettare tutte le varianti del virus Covid, cioè i reali inglesi. Straordinaria anche nel fare scudo dalle pallottole reali dirette ai poveri fagiani durante una battuta di caccia reale il giorno si Santo Stefano nella tenuta di Sandringham dove Diana aveva trascorso l’adolescenza. Bellissimo anche il gesto di portare via i bambini (William ed Henry) da quella vergognosa esibizione di tiro all’innocente con il consenso del principe Carlo che sembra capire il travaglio umano della sua ormai ex-moglie ed ex-principessa di Galles. Lontana come Plutone la Regina.
Non sapevo che Diana guidasse una Porsche Carrera decappottabile verde scura. Bella macchina, per la miseria!