di Mario Matteini
[Terzo episodio della serie “La password nella storia”]
Post pubblicati:
1. La lingua che discrimina
2. La parola d’ordine da Ificrate a Lamarmora
3. Le societá segrete dell’ottocento
4. L’inutile strage della Grande guerra
5. Parole di liberazione
6. Le spie della guerra fredda | 6.1 La temeraria Martha | 6.2 Polyakov, la talpa gigante al Cremlino | 6.3 Lost in translation
7. Come ai tempi della Guerra fredda
8. Dalla realtà alla finzione
9. Usare bene la password
Buongiorno e buon fine settimana. Oggi con lo skipper Mario Matteini veleggiamo intorno al venerato scoglio del “Risorgimento italiano” dentro un secolo butterato da nazionalismi, colonialismo e retorica. Parole alte, nobili figure di giovani idealisti, società segrete di eletti patrioti, eroismi… ma anche azioni dall’assai meno elevato afflato.
Penso che un film come Senso (su RayPlay) di Luchino Visconti, artista dal netto realismo, abbia levato qualche lustrino alla patinata narrazione scolastica del Risorgimento.
Però, bene o male, l’Italia con il Risorgimento si è elevata da “espressione geografica” a nazione. Pertanto è inane sottilizzare su come sia avvenuto il nostro nation building. Beh, prima c’era solo il conte Mosca (la più bella serie TV della Certosa di Parma è di Mauro Bolognini, uno sceneggiato del 1982, su RayPlay).
Grande cinema
Prima di addentrarci nei riti ottocenteschi, vi invito a guardare 6 minuti di grande cinema. È la sequenza nella quale un cineasta come Stanley Kubrick raffigura il tentativo del protagonista Bill (Tom Cruise) di entrare in una misteriosa, inquietante e diabolica setta notturna che ha organizzato una festa orgiastica alla Somerton Mansion di Long Island a New York.
Le scene del rito di ammissione, scandite da tre secche note al piano composte da György Ligeti, sono un susseguirsi di dipinti del secolo d’oro olandese: ritratti stile Frans Hals, luce e disposizione degli elementi figurativi à la Rembrandt.
Siamo al Rijksmuseum? No siamo in Eyes Wide Shut (su tutte le piattaforme). Bellissimo da vedere questo film del 1999 con musiche ricercatissime, ma nessuno ha ancora capito che cosa volesse dirci Stanley prima di andarsene. Secondo una mia giovane conoscente “è tutto uno schifo”. Non sa quello che dice o è quello che davvero voleva dirci Kubrick?
Ricordo bene questo film, non solo per la sua affascinante cripticità, ma soprattutto perché fu presentato fuori concorso al Festival di Venezia proprio nell’occasione in cui lanciammo la prima edizione di MYmovies. Le maschere di Kubrick ci hanno portato fortuna.
Buona lettura!
El clandestino
Nel corso dell’Ottocento un ambito nel quale il ricorso alle parole d’ordine si presentava vasto e sistematico era quello delle società segrete. Erano diffuse in tutta l’Europa e tutte, ad esclusione delle sette reazionarie, si opponevano all’assolutismo monarchico.
Alcune si limitavano alla semplice richiesta della Costituzione, altre avevano programmi più avanzati, comprendenti in qualche caso la trasformazione in senso egualitario di tutta la società.
Gli aderenti appartenevano alla nobiltà politicamente più aperta e alla borghesia: aristocratici liberali, intellettuali, studenti, professionisti, commercianti, imprenditori, militari.
Operavano necessariamente nella clandestinità. La rigida struttura gerarchica, che si rifaceva in gran parte alla Massoneria settecentesca, prevedeva la suddivisione degli iscritti in vari livelli, a ciascuno dei quali corrispondeva un diverso grado di responsabilità e di conoscenza dei programmi.
Tutto ciò al fine sia di limitare l’adesione a pochi eletti, sia di salvaguardare l’organizzazione, in caso di arresto di qualche membro, di delazione o di infiltrazione di spie.
Baraccati
La società segreta più diffusa in Italia era la Carboneria, così chiamata perché i suoi simboli e il rituale si ispiravano al mestiere del carbonaio.
Le riunioni carbonare, che avvenivano in “baracche”, seguivano un rituale nel quale abbondavano parole d’ordine, gesti e toccamenti.
Il visitatore, nel farsi annunciare in baracca, mostrerà all’esperto il suo diploma, e farà la sua firma in di lui presenza, che, collazionata e riconosciuta, sarà annunciato alla vendita, dopo che avrà dato le parole sacre e di passo.
Così si legge negli Statuti della Carboneria, riportati negli atti ufficiali del processo Pellico-Maroncelli del 1821.
Siamo agli inizi dell’Ottocento e il “visitatore” è un affiliato alla Carboneria che, come previsto dallo statuto della setta, deve farsi riconoscere per poter entrare nella “baracca”, ossia nei locali dove si riuniva la “vendita”, come era chiamata la sezione degli affiliati. In pratica doveva fornire le sue credenziali: username e password.
Toccamenti
Le parole d’ordine erano parte integrante delle varie procedure seguite dalle società segrete italiane dell’Ottocento per tutelare la segretezza. Esse erano spesso pronunciate al termine di particolari forme di saluto usate per riconoscersi, come alzare l’avambraccio con il gomito appoggiato sull’anca oppure toccarsi il cuore con l’indice o levarsi il cappello con la mano rovesciata.
In occasione di riunioni ufficiali il riconoscimento fra i membri seguiva procedure codificate, che, oltre a conferire solennità agli incontri, servivano anche per difendersi da eventuali infiltrati. Si trattava di rituali che variavano a seconda delle sette e delle gerarchie interne.
Iniziavano con il tocco della mano, che in molti casi effettuavano stringendosi le destre e facendo scorrere il dito medio lungo l’avambraccio, così:
A sei linee di distanza dall’articolazione della palma. Quivi si descriveva un cerchio, nel di cui centro si battevano tre colpi, cioè uno isolato, e celeri i due altri coll’accennato dito.
In altri casi:
Si poggerà la dritta sull’omero sinistro, e sarà strisciata sino all’anca destra. Con questo segno si saluta. Si risponde, tagliandosi orizzontalmente la regione del ventre con il limite interno anche della mano diritta.
Baci e parole
Seguivano i baci di rito. Il primo “scoccato poco giù dalla gota sinistra, gli altri due giù dalla destra”.
Eseguito il tocco della mano e i baci, si passava alle parole sacre. Ce n’era una mensile e una semestrale e dovevano essere conservate come “gelosi, alti misteri”.
Generalmente erano formate da tre voci. La prima era pronuncia da “l’istante”, al quale “il richiesto” rispondeva con la seconda. La terza infine doveva essere scandita in sillabe pronunciate alternativamente dai due membri.
Una delle sequenze più comuni fra i carbonari era: Fede, Speranza, Carità. Altre erano: Forza, Salute, Coraggio; Valore, Virtù, Pietà; Onore, Virtù, Probità.
Se c’era il sospetto di infiltrazioni della polizia, potevano essere modificate prima della scadenza: alla terza parola ne veniva aggiunta una quarta, e così la Carità era anche Sincera, oppure la Probità era Perfetta.
OTEROBA e Chiroga
I Sublimi Maestri Perfetti, che nella prima metà dell’Ottocento operavano in Italia centrale e settentrionale, avevano adottato una parola d’ordine che esprimeva lo scopo della società stessa: “O.T.E.R.O.B.A.”, formata dalle iniziali delle lettere:
Occide Tyrannum et Recupera Omnia Bona Antiqua.
Oltre alle parole sacre c’erano le “parole di passo”, che servivano per poter entrare nella “baracca”, dove si riuniva la sezione degli affiliati.
Fra le parole di passo carbonare: Fede e Carità, Costanza e Perseveranza.
Più “politiche” le parole di passo degli Illuminati, che operavano nello stato pontificio: Chiroga (da Antonio Quiroga, il generale spagnolo protagonista della insurrezione del 1820 contro il sovrano restaurato) e Gugliemo Tell.
I Concistoriali, filopapali e antiaustriaci, si concentravano su Padre, Figlio e Spirito Santo, mentre i reazionari Sanfedisti preferivano Pietro e Paolo.
IL codice di Ciro
Per essere sicuri che le loro comunicazioni, anche se scoperte dalla polizia, non fornissero informazioni preziose, usavano alfabeti convenzionali, come quello di cui parla Ciro Menotti in una lettera inviata a Enrico Misley il 7 gennaio del 1831:
Arrivai or ora da Bologna, ove questa notte mi occupai di farti l’alfabeto, del quale ti servirai al ricevere la presente, ed io me ne servirò appena saprò che hai ricevuto questa mia, e che siamo d’accordo. Quest’alfabeto è la parola d’ordine passata a Celeste [fratello di Ciro] e a quelli che mi scriveranno […] Riceverai le mie lettere scritte e col segreto e coll’alfabeto eccezionale e colla parola d’ordine, scancellerete e appunterete tutte le lettere che formano indipendenza e scorporerete tutte quelle altre lettere sotto alle quali poi porrete le lettere dell’alfabeto comune, le quali lettere vi daranno le parole e con ciò il senso di quello che dovrete sapere. Occorrerà scrivere molto chiaro. Vi vorrà della pazienza, ma conviene usarne molta, perché i nostri nemici sono in sospetto. Eppoi, mio caro, sappiate che il segreto di scrivere (l’inchiostro simpatico) non è un vero segreto, perché se esponete la carta al fuoco come si fa, col limone, vengono fuori bene, e si legge come se si usasse il reagente. Ecco perché credo necessarie queste nuove precauzioni di alfabeto convenzionale e di parola d’ordine. Per adesso la parola d’ordine sarà “Indipendenza”. Poscia “Libertà di riunione”.
Chi inviava un messaggio doveva usare le lettere dell’alfabeto convenzionale, ossia o, p, g, t, i, f, c, h, e, r, n, m, a, b, q, l, z, d, u, v, x, y, s al posto di a, b, c, ecc. Poi doveva inserire alternativamente le lettere della parola d’ordine. La frase “Dipenderete dal Comitato” diventava “Itnedbiipmetnidleindzia itnodri Gpaenneddeondzaa”.
Boia, è il mio dovere!
Siamo a Roma nel 1825, proclamato “anno santo” da papa Leone XII, uno dei sovrani più reazionari dell’Italia della Restaurazione. I frequenti tumulti sono duramente repressi.
Un fallito attentato contro Filippo Spada, nobile affiliatosi alla Carboneria ma diventato spia della guardia papalina, offre l’occasione per emettere una condanna che sia di chiaro avvertimento per chi lotta contro il regime papale.
I due imputati, i carbonari Angelo Targhini e Leonida Montanari, sottoposti a processo sommario, sono condannati a morte per decapitazione.
Ad eseguire la sentenza è il famigerato Mastro Titta, boia dello stato pontificio dal 1806 al 1864, che, come racconta nelle sue memorie “sebbene avessi ricevuto una quantità di lettere anonime, che mi minacciavano di morte se avessi fatta l’esecuzione, ho compiuto il mio dovere senza esitanza”.
Libertà e prosperità
Per il carbonaro Angelo Targhini la parola d’ordine fu il simbolo di un atto estremo di libertà.
Angelo Targhini e Leonida Montanari vengono giustiziati a Roma in piazza del popolo, davanti a migliaia di persone. Targhini muore sorridendo sprezzante e gridando la parola d’ordine dei carbonari romani: “Libertà e prosperità”.
Entrambi i condannati vengono sepolti al Muro Torto, in terra sconsacrata. I loro abiti sono bruciati e sui corpi viene depositato un solido strato di calce.
Nonostante tutte queste misure – o forse proprio in seguito ad esse – i due diventano martiri della libertà. Il loro sacrificio viene eretto a simbolo della Repubblica romana.
Nel giugno del 1909 sarà affissa in piazza del Popolo una targa commemorativa con il fascio littorio, emblema della repubblica romana, e il berretto frigio, simbolo giacobino.
Nell’anno del Signore
Alla vicenda dei due carbonati decapitati nel 1825 nella Roma papalina si è ispirato anche Luigi Magni per il suo film del 1969 Nell’anno del Signore (Su YouTube e Prime video).
Nel film scritto e diretto da Luigi Magni c’è un cast d’eccezione: Nino Manfredi (che interpreta il popolo romano), Enrico Maria Salerno, Claudia Cardinale, Ugo Tognazzi, Alberto Sordi, Renaud Verley e Robert Hossein che interpretano rispettivamente Angelo Targhini e Leonida Montanari. Mastro Tittà è interpretato da Emilio Marchesini.
MYmovies riporta questa conversazione sul patibolo tra Mastro Titta e Leonida Montanari:
Mastro Titta: Che c'hai da ride?
Montanari: Stò a pensà ’na cosa buffa.
Mastro Titta: Beato te. Ma che?
Leonida Montanari: È… caro Mastro Titta, dopo la Rivoluzione francese e l'Impero de Napoleone, che fecero i sovrani tornati a Vienna. Dissero: giovanotti dalla Bastiglia a oggi non è successo niente, se ritorna a Luigi XI. E se rimisero le parucche. Per cui annullarono tutto, la scienza, le scoperte, le invenzioni, tutto… meno che ’na cosa.
Mastro Titta: Cosa?
Montanari: La ghigliottina.
Mastro Titta: A già..è un'invenzione vostra, de li rivoluzionari
Montanari: È l'unica cosa al mondo oggi che non puzza de vecchio, de decrepito, è la ghigliottina. Voi siete l'omo più moderno de Roma. A’ mastro Ti, l'avvenire è vostro. Bonanotte popolo.
Il film fu un enorme successo di pubblico e al botteghino, nonostante le molte incongruenze storiche elencate nella scheda di wikipedia, e portò a Nino Manfredi il David di Donatello del 1970 per migliore attore protagonista. Ed era davvero il migliore.
Prima di andare
Dieta di guerra. Nel 1917, appena entrato in guerra, il Congresso americano emanò una legge (The Lever Act) per disciplinare la dieta degli americani in tempo bellico e istituì la Food Administration sotto la presidenza di Herbert Hoover (poi presidente del crollo del 29). È interessante vedere, un secolo fa, che cosa si tentava di mettere nei piatti degli americani o meglio di non mettere. Si potevano consumare cereali o carne una sola volta al giorno e non entrambi, il lunedì era completamente “wheatless” (senza frumento), il martedì “meatless” (senza carni) e il sabato “porkless” (senza carne di maiale). Hoower si beccò l’epiteto di “food dictator”, ma l’operazione riuscì. Si dice che il libro di Frances Moore Lappé Diet for a small Planet (in italiano edito dalla RAI), una vera e propria pietra miliare della controcultura e del veganesimo, abbia trovato molta ispirazione da quella esperienza. Che sia un’idea anche per il nostro tempo?
Savoir-faire. Le audizioni per i disordini del 9 gennaio 2020 al Campidoglio sono diventati uno degli spettacoli più seguiti dagli americani. E c’è anche qualcosa di pratico da imparare. Per esempio il genero di Trump, Jared Kushner, forse il più influente consigliere dell’ex-presidente, ci dà una dritta su come fronteggiare un capo irascibile, erratico e imprevedibile quando si è latori di una cattiva notizia. Bisogna presentarsi giubilanti, sedersi senza essere invitati, aggiustarsi bene la giacca e quindi approcciarlo con due buone notizie e poi imbucare velocemente la cattiva. Mantenere sempre una ratio 2:1. Però Kushner non ha avuto il coraggio di dire a Trump che le elezioni NON erano “rigged”. Tutto ha un punto di rottura.