[27° ricetta di Maura Alfaroli della serie “Almeno una volta al mese, vai vegano!”]
COPERTINA
Dall’alto in senso orario.
Andrea del Castagno, Monumento equestre di Niccolò da Tolentino,1456, Cattedrale di Santa Maria del Fiore, Firenze. Affresco: 8,33m x 5,22m.
Paolo Uccello, Monumento equestre a Giovanni Acuto (John Hawkwood), 1436, Cattedrale di Santa Maria del Fiore, Firenze. Affresco: 8,20m x 5,15m.
Donatello, Monumento equestre del Gattamelata, 1445-1453, Piazza del Santo, Padova. Statua in bronzo: 3,40m x 3,90m con base 7,80m x 4,10 m.
Andrea Mantegna, Camera degli sposi (particolare), 1465-1474, Castello di San Giorgio, Mantova. Affresco: 3m x 8m.
Vincent Van Gogh, Natura morta con pere e castagne, Fine Arts Museums of San Francisco. Opera definitivamente attribuita a Van Gogh dopo che un team del Van Gogh Museum ha rinvenuto sotto la natura morta un ritratto di donna con sciarpa. Il pittore, non potendone permettersene di nuove, sovente dipingeva su tele già utilizzate.
Buongiorno e buon inizio settimana.
Questo lunedì pensavo di inviarvi un post su 4 mostre del 2024 quando è arrivata una proposta della nostra cuoca Maura. Una proposta che più di stagione non potrebbe essere. È la ricetta per preparare il castagnaccio, il migliore e più onesto dessert vegano. Nessuna entità senziente si fa male col castagnaccio.
Per i mugellani e i casentinesi il castagnaccio è come la madeleine o l’acciottolato del cortile del palazzo dei Guermantes per Marcel (Proust). Quando ci si imbatte torna su tutto, l’angoscia si scioglie e si ritrova il tempo perduto.
Andrea del Castagno
Quasi nel punto d’intersezione tra Mugello, Casentino e Romagna c’è un borgo, chiamato Castagno, immerso in una marroneta ai piedi del Monte Falterona.
Qui nacque nel 1421 uno dei pittori più originali del quattrocento, un artista del livello di Piero della Francesca, dal quale, però, differisce molto stilisticamente come Picasso da Matisse.
Un’artista anche un po’ atipico per la maniera fiorentina. Non è un caso che la sua figurazione abbia seminato altrove.
Mi riferisco ad Andrea di Bartolo di Bargilla (1421-1457), detto del Castagno da quel borgo natio nella marroneta. Il Mugello aveva dato i natali anche a un altro gigante della pittura primitiva italiana, quel Giotto del tondo perfetto nativo di Vicchio, a sei ore di cammino dal Castagno. E che cammino!
L’immaginario di Andrea
E quella marroneta ai piedi del Falterona deve aver impresso il campo e la memoria visiva del giovane Andrea. Rimasto senza padre viene tirato su dallo zio e manifesta subito una passione per il disegno che, dice il Vasari, esegue con carboncino e punta di coltello su pietre e muri.
I Medici, come sappiamo, vengono dal Mugello e il talento di quel ragazzo “dipintore di contado” (Vasari) non sfuggì a uno di loro che lo portò a Firenze.
Il Vasari, però, – che nelle Vite gli dedica un capitolo – non è molto garbato con Andrea. Lo considera un villico di montagna venuto in città e non avvezzo ai modi cortesi.
Lo dice anche “sciaurato” pur riconoscendo la somma bravura nel disegno ma non nella colorazione nella quale viene superato dal collega Domenico Veneziano che porta da Venezia a Firenze la pittura a olio.
Sciagurato perché, malgrado la sua arte, appare, nelle pagine delle Vite, come un uomo collerico, vizioso e invidioso. Il Vasari si spinge a imputargli nientemeno che l’avvelenamento del mite e ammirato Veneziano, del quale il Castagno si fingeva amico (“scelerata et orribil cosa”, questa, scrive ancora il Vasari)
Tra il Castagno e il Veneziano, nel racconto del Vasari, si può intravedere la stessa relazione anomala che si istaurerà tra Salieri e Mozart che è servita a Miloš Forman per costruire il finale di Amadeus (AppleTV), il film del 1984 vincitore di 8 premi Oscar e 4 Golden Globe.
In realtà il Veneziano morì qualche anno dopo il Castagno. Le fonti del Vasari alle volte sono precarie come quelle dell’intelligenza artificiale.
Come nel legno
Il tratto del Castagno è materico, ruvido, nervoso. È fatto di linee e contorni netti come se li avesse scavati nel legno con la punta di un coltello, legno di castagno appunto. La sua figurazione è di un realismo esasperato e di un plasticismo che sembra un Donatello in pittura.
Prendiamo il monumento equestre di Niccolò da Tolentino (1456) in Santa Maria del Fiore a Firenze. L’affresco è separato da una colonna dal John Hawkwood di Paolo Uccello (1397-1475), con il quale ha molte similitudini.
Non è forse l’affresco del Castagno un Gattamelata del Donatello (1453) dipinto sulla biacca? Guardate però la posizione delle zampe del cavallo, qualche indizio lo danno su una certa “alterità” del pittore.
Le opere di Andrea che ci sono arrivate non sono molte. È scomparso giovane, ad appena 36 anni se l’è portato via la peste. La sua eredità visuale si vede nell’opera di un grande maestro del Rinascimento settentrionale.
Si ritrova, infatti, nel mantovano Andrea Mantegna (1431-1506), di 10 anni più giovane dell’altro Andrea. Il Mantegna aveva avuto modo, probabilmente, di vedere gli affreschi del Castagno a Venezia nella chiesa di San Zaccaria.
Interrompiamo subito queste larghe e non necessarie divagazioni per lasciar spazio alla ricetta del castagnaccio della nostra cuoca Maura. Ovviamente preparato con la farina delle castagne delle foreste casentinesi, quelle dove il giovane Andrea ha costruito il suo immaginario e fatto i suoi primi schizzi con la punta del coltello.
CASTAGNACCIO
ricetta di Maura Alfaroli
Ingredienti per una teglia da 27 cm
250 gr. farina di castagne del Mugello
320 ml. di acqua
30 gr. di olio EVO per l’impasto più 2 o 3 cucchiai per ungere la teglia
30 gr. di uvetta sultanina
50 gr. fra noci e pinoli
1 rametto di rosmarino
Arancia grattugiata
1 cucchiaino di zucchero (non di più)
1 pizzico di sale
Preparazione
Mischiare la farina di castagne con l’acqua senza fare grumi girando con una frusta. Aggiungete l’olio, lo zucchero e il sale. Ungete la teglia e versatevi l’impasto. Mettete sopra l’uvetta, le noci, i pinoli, il rosmarino tritato e la scorza di arancia grattugiata.
Fate un giro di olio e mettete in forno a 170 gradi per 30/40 minuti.
Abbinamento vino: Vin Santo Chianti Classico Badia a Coltibuono
Il Vin Santo del Chianti Classico Badia a Coltibuono è un vino passito, che si distingue per il profilo di finezza ed eleganza. Dal colore giallo ambrato, ha un gusto morbido e fresco, con profumi legati principalmente a frutta e miele.
Ricette finora pubblicate:
1. Lasagne vegane ai broccoli e besciamella di cavolfiore
2. Hamburger di quinoa con insalata di cavolo viola e noci
3. Risotto alla barbabietola rossa, agrumi e nocciole
4. Frittata di ceci con gambi e foglie di barbabietola
5. Torta di pane con crema pasticciera vegana alle mele
6. La vignarola
7. Fusilli alla melanzana
8. Tofu con cipolle caramellate
9. Cous cous freddo di verdure
10. Lenticchie speziate
11. Polpette di lenticchie
12. Quasi una zuppa inglese
13. Farinata di cavolo nero e altre ricette con il cavolo nero
14. Finocchi gratinati e vellutata di finocchi e patate
15. Torta di cavolo romanesco e salsa saporita di gambi e foglie
16. Ragù scappato
17. Finto patè di fegatini
18. Frittura di carciofi, salvia e tofu
20. Zuppa fredda di cetrioli
21. Zucchine ripiene
22. Gazpacho
23. Spaghetti con sugo di pomodori a crudo
24. Hummus di ceci
25. Ceci al curry con riso basmati
26. Fagioli e cioccolato “à la manière de” Sofia Coppola
27 Castagnaccio